Gesù come profeta non piace molto. Ma se fa miracoli e guarigioni allora viene accolto, anzi,
ricercato. Ma invece di rallegrarsene, Gesù se ne rammarica: un ufficiale del re
lo supplica di venire a casa sua per suo figlio morente e Gesù reagisce con dolore:
«Se non vedete segni e
prodigi, voi non credete». Questa frase sembra "dura" ma ci mette nella prospettiva giusta e da una forza immensa: anche nella malattia
e nella morte, nel dolore, Dio continua ad amarmi. Tutto è nelle
sue mani e diventa una Parola sua per me: Diciamo: “Credo in Dio Padre
onnipotente, creatore”, “tutto concorre
al bene di coloro che amano Dio” (Romani 8,28).
La frase di Gesù è un appello alla fede. Egli vuole il meglio per l’uomo, cioè la forza della fede
adulta che fa stare in piedi. Questa frase parte da un cuore compassionevole, non
distante, non duro. Gesù non alza barriere, ma invita alla crescita, alla vittoria
sulla paura.
L’ufficiale del re però rinnova la sua supplica. Due volte si dice che crede. La prima volta
egli dà credito alla parola di Gesù e si mette in cammino, senza che Gesù abbia
fatto esattamente quello che chiedeva. Si lascia guidare. Dopo, crede in Gesù assieme
a tutta la sua famiglia quando costata che la parola si è realizzata nel tempo
e nel modo in cui Gesù l’ha pronunciata.
Prima
Lettura Is 65, 17-21
Non si udranno più voci di pianto e grida di angoscia.
Dal libro del profeta Isaìa
Così dice il Signore:
«Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra;
non si ricorderà più il passato,
non verrà più in mente,
poiché si godrà e si gioirà sempre
di quello che sto per creare,
poiché creo Gerusalemme per la gioia,
e il suo popolo per il gaudio.
Io esulterò di Gerusalemme,
godrò del mio popolo.
Non si udranno più in essa
voci di pianto, grida di angoscia.
Non ci sarà più
un bimbo che viva solo pochi giorni,
né un vecchio che dei suoi giorni
non giunga alla pienezza,
poiché il più giovane morirà a cento anni
e chi non raggiunge i cento anni
sarà considerato maledetto.
Fabbricheranno case e le abiteranno,
pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 29
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.
Ti
esalterò, Signore, perché mi hai risollevato
e non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.
Cantate
inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera è ospite il pianto
e al mattino la gioia.
Ascolta,
Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.
Canto al Vangelo Am 5,14
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Cercate il bene e non il male, se volete vivere,
e il Signore sarà con voi.
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Vangelo Gv 4, 43-54
Va', tuo figlio vive.
Dal
vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti
aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando
dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto
quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano
andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi
era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito
che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di
scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il
funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».
Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che
Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo
figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio.
Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il
padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio
vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.
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