Dopo il Sinodo, ci saranno uomini sposati
ordinati preti in Amazzonia? Eravamo
sicuri che sui giornali l’argomento dell’eventuale ordinazione di uomini
sposati per le comunità più lontane avrebbe preso una importanza quasi
centrale.
Cerchiamo di chiarire alcuni punti.
L’essere sposato, con una famiglia e dei figli non è
contraddittorio con l’essere presbitero (sacerdote). Anzi, il modo con il quale
vivi la famiglia diventa per san Paolo un criterio per sapere se puoi essere o
meno un buon presbitero (sacerdote). “(il
candidato presbitero) sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli
sottomessi con ogni dignità, perché se uno non sa dirigere la propria famiglia,
come potrà aver cura della Chiesa di
Dio?” (1Tm 3:4-5). Quando san
Paolo o gli altri apostoli lasciavano una comunità nuova imponevano le
mani su alcuni uomini scelti per formare il collegio degli anziani che presiedevano la comunità
e in particolare l’eucaristia. La maggior parte di questi erano uomini sposati. L’Oriente cristiano anche in quei rami che sono rimasti sempre cattolici
o sono ritornati alla Chiesa cattolica hanno sempre avuto uomini sposati ordinati presbiteri. Ma anche tra loro ci sono sempre stati anche presbiteri
celibi e i vescovi sono tradizionalmente scelti tra i celibi. Infatti essere chiamati
ad essere eunuchi per il Regno dei cieli è segno di una dedizione totale a Dio e
all’evangelizzazione ed è fin dall’inizio stato considerato un dono prezioso nella
Chiesa. San Paolo che è celibe dice: “Vorrei
che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un
modo, chi in un altro.” (1Cor 7:7). E quindi, logicamente, subito dopo, egli spiega che se uomo (o una donna)
può scegliere è meglio rimanere celibi, anche senza diventare presbiteri
o svolgere un qualunque ministero: “Ai
non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io;”
(1Cor 7:8) perché “il tempo ormai si è fatto breve” (1Cor 7:29).
Vediamo che la posizione di Paolo – che
è Parola di Dio! – è totalmente contraria a quella di coloro che dicono oggi che
non si può vivere senza rapporti sessuali, che la pedofilia scomparirebbe se i
preti si sposassero o che ci sarebbero molte più vocazioni. L’esperienza delle difficoltà
nelle Chiese non cattoliche dove esistono i presbiteri e i pastori
sposati mostra che ordinare uomini sposati non è una soluzione miracolosa. Lo
è ancora di meno permettere ai preti di sposarsi. Questo non ha mai fatto parte
della tradizione della Chiesa: “ognuno rimanga
nello stato in cui si trovava quando lo ha chiamato il Signore”.
Questo non toglie che il diritto a poter celebrare l’Eucaristia è
più forte di una legge ecclesiastica e se la Chiesa primitiva e alcuni rami della
Chiesa cattolica lungo i secoli hanno sempre avuto dei preti sposati non c'è nessuno
scandalo se si il Papa decide che sotto alcune condizioni uomini sposati
possono essere ordinati al presbiterato. Benedetto XVI ha permesso che i
preti anglicani che passano alla Chiesa cattolica possano esercitare come preti
cattolici di rito romano pur continuando a vivere il loro matrimonio. Allo stesso
modo ci sono state ordinazioni di pastori luterani sposati che sono passati alla
Chiesa cattolica.
Il punto vero è quindi un altro: non soluzioni al ribasso, ma un’opera
di profonda evangelizzazione come ha detto il cardinale Ouellet. Anche se non siamo abituati, la Chiesa non è in
pericolo se avremo in futuro dei preti sposati con figli, ma è in pericolo ogni volta
che non vive più il Vangelo. In questi ultimi giorni sono stati sparati alcuni colpi di pistola contro la casa di un prete di un paese nella provincia di Napoli. Egli ha scritto sul suo profilo Facebook: “Sembra il
girone dell’inferno di Dante alla rovescia: i giusti che devono pagare per i
peccati dei criminali! È uno scandalo”. Questo prete sarà anche celibe ma rinnega
profondamente la natura e il messaggio della Chiesa. La Natura della Chiesa è
proprio quella di Cristo che ha scontato i peccati i più efferati di tutti gli uomini, criminali compresi (cioè tutti noi)
e noi, deboli, siamo chiamati a seguirlo, cioè a prendere su di noi i peccati degli altri.
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