Papa Francesco è fortemente criticato da
alcune persone e gruppi, e c'è chi rimpiange Papa Benedetto, cercando di
opporre l’uno all’altro. Qualcuno pretende che la Chiesa non deve occuparsi di
ecologia ecc. Ho trovato una nota interna al Vaticano in cui Papa Benedetto spiega perché il Papa deve occuparsi invece di questi argomenti. Ma è più semplice
leggere il suo magistero ufficiale. Nel 2009 Benedetto XVI ha scritto un'enciclica: “Caritas in Veritate” (la Carità nella Verità) “sullo sviluppo
integrale nella carità e nella verità” che riprende la “Populorum Progressio”
di Paolo VI e tocca tutti i temi che Papa Francesco ha sviluppato nella “Laudato
Sii”. Tutti parlano del documento di papa Francesco. L’Enciclica
di Papa Benedetto non ha forse avuto la stessa risonanza ed è stata dimenticata
da molti. Riprendo in due post alcuni paragrafi del Capitolo IV dell’Enciclica
di Benedetto intitolato “SVILUPPO DEI POPOLI, DIRITTI E DOVERI, AMBIENTE”. Ci farà bene meditare sull’insegnamento costante
della Chiesa e se “Benedetto è il tuo Papa”, sappi che papa Francesco dice
la stessa cosa, e inversamente se “il tuo Papa è Francesco” non puoi opporlo a Papa
Benedetto, perché la Chiesa è di Cristo e cammina guidata dallo Spirito Santo.
48. Il tema dello sviluppo è oggi fortemente collegato anche ai doveri che
nascono dal rapporto dell'uomo con l'ambiente naturale. Questo è
stato donato da Dio a tutti, e il suo uso rappresenta per noi una
responsabilità verso i poveri, le generazioni future e l'umanità intera. Se la
natura, e per primo l'essere umano, vengono considerati come frutto del caso o
del determinismo evolutivo, la consapevolezza della responsabilità si attenua
nelle coscienze. Nella natura il credente riconosce il meraviglioso risultato
dell'intervento creativo di Dio, che l'uomo può responsabilmente utilizzare per
soddisfare i suoi legittimi bisogni — materiali e immateriali — nel rispetto
degli intrinseci equilibri del creato stesso. Se tale visione viene meno,
l'uomo finisce o per considerare la natura un tabù intoccabile o, al contrario,
per abusarne. Ambedue questi atteggiamenti non sono conformi alla visione
cristiana della natura, frutto della creazione di Dio.
49. Le questioni legate alla cura e alla salvaguardia dell'ambiente devono
oggi tenere in debita considerazione le problematiche energetiche.
L'accaparramento delle risorse energetiche non rinnovabili da parte di alcuni
Stati, gruppi di potere e imprese costituisce, infatti, un grave impedimento
per lo sviluppo dei Paesi poveri. Questi non hanno i mezzi economici né per
accedere alle esistenti fonti energetiche non rinnovabili né per finanziare la
ricerca di fonti nuove e alternative. L'incetta delle risorse naturali, che in
molti casi si trovano proprio nei Paesi poveri, genera sfruttamento e frequenti
conflitti tra le Nazioni e al loro interno. Tali conflitti si combattono spesso
proprio sul suolo di quei Paesi, con pesanti bilanci in termini di morte,
distruzione e ulteriore degrado. La comunità internazionale ha il compito
imprescindibile di trovare le strade istituzionali per disciplinare lo
sfruttamento delle risorse non rinnovabili, con la partecipazione anche dei
Paesi poveri, in modo da pianificare insieme il futuro.
Anche su questo fronte vi è l'urgente necessità morale di una rinnovata
solidarietà, specialmente nei rapporti tra i Paesi in via di sviluppo e i
Paesi altamente industrializzati [118].
Le società tecnologicamente avanzate possono e devono diminuire il proprio
fabbisogno energetico sia perché le attività manifatturiere evolvono, sia
perché tra i loro cittadini si diffonde una sensibilità ecologica maggiore. Si
deve inoltre aggiungere che oggi è realizzabile un miglioramento
dell'efficienza energetica ed è al tempo stesso possibile far avanzare la
ricerca di energie alternative. È però anche necessaria una ridistribuzione
planetaria delle risorse energetiche, in modo che anche i Paesi che ne sono
privi possano accedervi. Il loro destino non può essere lasciato nelle mani del
primo arrivato o alla logica del più forte. Si tratta di problemi rilevanti
che, per essere affrontati in modo adeguato, richiedono da parte di tutti la
responsabile presa di coscienza delle conseguenze che si riverseranno sulle
nuove generazioni, soprattutto sui moltissimi giovani presenti nei popoli
poveri, i quali « reclamano la parte attiva che loro spetta nella costruzione
d'un mondo migliore » [119].
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