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sabato 23 giugno 2018

JOAS E IL MISTERO DEL MALE / sabato XI° sett. T. O.

L'uccisione di Padre Jacques Hamel mentre celebrava la Messa
ha suscitato molte prese di coscienza e gesti di fratellanza e di riconciliazione.

Joas, salvato dall’ambizione senza scrupoli e omicida della propria Nonna, adepta dei culti pagani, si rivela poi un cattivo re, pure lui dedito al culto degli idoli pagani. Giunge perfino a far uccidere il il sacerdote Zaccaria, figlio del sacerdote Ioiadà che, esponendo la sua vita, l’ha tenuto nascosto per sette anni nel Tempio. Questo ultimo crimine ha un gravità tale che Gesù lo citerà in esempio.
Com'è possibile, tanto male, tanta ingratitudine? Dice il Salmo 63 (6-7): “Si ostinano nel fare il male, si accordano per nascondere tranelli; dicono: «Chi li potrà vedere?». Meditano iniquità, attuano le loro trame: un baratro è l'uomo e il suo cuore un abisso.”

Colpisce la frase di Zaccarìa morente: “il Signore veda e ne tenga conto” perché ci sembra naturale e ci rimanda alla frase di santo Stefano morente, discepolo di Gesù: “Signore, non imputar loro questo peccato” (Atti 7,60).
Infatti Gesù ci invita ad andare molto oltre il legittimo senso di giustizia! Ci invita ad andare alla radice del male per estirparla, anzi, per guarirla, trasformarla. È un cammino. È facile sognare e anche accusare gli altri in base ai nostri sogni, chiamare amore vero quelli che sono solo buoni sentimenti, ingannare noi stessi pensando di essere miti e pacifici, crederci già cristiani, ma invece trasportare una tale libertà da sé nella realtà concreta dei nostri comportamenti è un discorso ben diverso.
Già credere fermamente che la strada, indicata da Gesù e realizzata dai santi, è quella giusta è un passo necessario e fondamentale. Poi camminare su questa via. Il Vangelo di oggi ci suggerisce che “l’amore per i soldi è la radice di ogni male”. Anche questo è una verità spesso nascosta ai nostri occhi.

Prima Lettura   2 Cr 24, 17-25
Avete ucciso Zaccarìa tra il santuario e l'altare.

Dal secondo libro delle Cronache
Dopo la morte di Ioiadà, i comandanti di Giuda andarono a prostrarsi davanti al re, che allora diede loro ascolto. Costoro trascurarono il tempio del Signore, Dio dei loro padri, per venerare i pali sacri e gli idoli. Per questa loro colpa l’ira di Dio fu su Giuda e su Gerusalemme. Il Signore mandò loro profeti perché li facessero ritornare a lui. Questi testimoniavano contro di loro, ma non furono ascoltati.
Allora lo spirito di Dio investì Zaccarìa, figlio del sacerdote Ioiadà, che si alzò in mezzo al popolo e disse: «Dice Dio: “Perché trasgredite i comandi del Signore? Per questo non avete successo; poiché avete abbandonato il Signore, anch’egli vi abbandona”». Ma congiurarono contro di lui e per ordine del re lo lapidarono nel cortile del tempio del Signore. Il re Ioas non si ricordò del favore fattogli da Ioiadà, padre di Zaccarìa, ma ne uccise il figlio, che morendo disse: «Il Signore veda e ne chieda conto!».
All’inizio dell’anno successivo salì contro Ioas l’esercito degli Aramei. Essi vennero in Giuda e a Gerusalemme, sterminarono fra il popolo tutti i comandanti e inviarono l’intero bottino al re di Damasco. L’esercito degli Aramei era venuto con pochi uomini, ma il Signore mise nelle loro mani un grande esercito, perché essi avevano abbandonato il Signore, Dio dei loro padri. Essi fecero giustizia di Ioas. Quando furono partiti, lasciandolo gravemente malato, i suoi ministri ordirono una congiura contro di lui, perché aveva versato il sangue del figlio del sacerdote Ioiadà, e lo uccisero nel suo letto. Così egli morì e lo seppellirono nella Città di Davide, ma non nei sepolcri dei re.

Salmo Responsoriale  
  Dal Salmo 88 
La bontà del Signore durà in eterno. 


Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono.

Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele.
Stabilirò per sempre la sua discendenza,
il suo trono come i giorni del cielo.

Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge
e non seguiranno i miei decreti,
se violeranno i miei statuti
e non osserveranno i miei comandi.

Punirò con la verga la loro ribellione
e con flagelli la loro colpa.
Ma non annullerò il mio amore
e alla mia fedeltà non verrò mai meno.  

Canto al Vangelo   
Cor 8,9
Alleluia, alleluia.

Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi,
perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Alleluia.


Vangelo
   Mt 6, 24-34
Non preoccupatevi del domani.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena». 

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