Visualizzazioni totali

domenica 17 giugno 2018

DALLA NATURA ALLO SPIRITO / XI° domenica del T.O.



L’uomo cerca spesso segni da Dio in cielo, nelle nuvole, profumi celesti e visioni, segni speciali che infrangano le leggi della natura. È vero che Dio può fare miracoli. E li fa. La prima lettura ci presenta un Dio che promette di fare una talea da una punta di cedro che diventerà un grande albero. In natura non si possono fare talee dal cedro. 
Ma noi cristiani abbiamo bisogno di questi segni? Dio ha già dato segni meravigliosi e grandiosi attraverso la sua creazione, attraverso la bellezza e la incredibile ricchezza e accuratezza della vita e dei suoi meccanismi. Siamo in primavera, ci avviciniamo al tempo delle vacanze e al “Verano”. Usiamo questo tempo per meditare la grandezza di Dio attraverso la natura. Il nostro concorso “Amo la mia Città, lo dico con i fiori” oltre che un modo gentile e gratuito di rivolgersi al vicinato, unendoci a Dio nella carità, è un’occasione di avvicinarci a Lui contemplando le sue opere.
Nel progetto della Creazione Dio inserisce l’uomo a sua immagine, cioè con una dimensione, un avvenire, una speranza trascendenti, cioè che vanno aldilà della materia. Molte religioni e filosofie antiche affermavano l’identità tra Dio e l’Universo chiamata spesso Natura Madre. Per questa concezione l’uomo era solo una parte dell’Universo e della Società. Con la rivelazione di Dio Creatore, l’uomo si scopre Persona. Con il Cristianesimo questa visione si estende nella società, contestando l’appartenenza e la sudditanza assoluta dell’uomo Persona allo Stato, alla propria famiglia. Prima infatti l’unità - dello Stato, della Nazione e della Famiglia - esigeva l’unità di religione e con lo sviluppo sociale lo Stato stava diventando sempre più totalitario togliendo sempre più all’uomo la libertà di pensiero e di fede e imponendo l’adorazione dell’Imperatore. Con la vittoria del Cristianesimo la società è stata fermentata dal concetto di Persona che permetteva una libertà di scelte finora sconosciuta e creando una nuova civiltà. Ma la Persona, che ha sempre la dignità datale da Dio - che sia il concepito ancora nel grembo, il povero, lo schiavo, la donna, l’ammalato, il vecchio nei suoi ultimi giorni - implica che l’uomo nasca, cresca, si realizzi tramite relazioni, alleanze, ricevendo e donando amore, donandosi sempre più nell’amore e trovando così la sua vera libertà "nella totale dipendenza dall'amore".
Questo concetto di libertà è stato poi esasperato e staccato a partire dal 1500 dal concetto di Persona per essere applicato all’Individuo. Una libertà assoluta, che non implica nessuna gratitudine, nessun debito con le generazioni passate, nessun riferimento ad una fonte, ad una natura umana, nessuna alleanza. Non è una presa di posizione politica ma faccio una osservazione sociologica: la Costituzione italiana parla di Persona, il contratto di Governo firmato a maggio parla di Individuo. Infatti costatiamo tutti che in soli 60 anni la mentalità comune, la percezione della vita e dei diritti è cambiata moltissimo, si accelera l'evoluzione iniziata già  nei secoli passati.
Da Parte di un tutto, senza autonomia, l'uomo con il cristianesimo diventa Persona, soggetto e fonte di diritti relazionati al tutto, e rischia oggi di essere solo Individuo che può pretendere una libertà senza legami che non siano quelli che egli sceglie, secondo il sistema di valori che egli decide di seguire.
Gesù parlandoci di piante, di semi, nel Vangelo di oggi, ci parla di Dio, di creazione, di leggi della natura, ma anche, dichiaratamente, di logica spirituale. Tutto è connesso. Lo stesso Creatore applica la stessa logica per la materia e per lo spirito. Se io vado contro le leggi della natura con l’inquinamento, con lo sfruttamento esagerato, con lo spreco, ma anche con la pretesa di fabbricare la vita e non rispettarne la trasmissione naturale nella coppia uomo donna, vado contro le leggi del mio spirito, pecco, cioè pongo un atto spirituale contrario alla mia e nostra salvezza.

Prima Lettura  Ez 17, 22-24
Io innalzo l'albero basso.
Dal libro del profeta Ezechiele
Così dice il Signore Dio: «Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro, dalle punte dei suoi rami lo coglierò e lo pianterò sopra un monte alto, imponente; lo pianterò sul monte alto d’Israele.
Metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico. Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno, ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà.
Sapranno tutti gli alberi della foresta che io sono il Signore, che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso, faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco. Io, il Signore, ho parlato e lo farò». 

Salmo Responsoriale   
Dal Salmo 91/92
È bello rendere grazie al Signore.
È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte.
I1 giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio. 
Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi, 
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità.

Seconda Lettura
   2 Cor 5, 6-10
Sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere graditi al Signore.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo - camminiamo infatti nella fede e non nella visione - siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore.
Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi. Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male.


Canto al Vangelo 
  
Alleluia, alleluia.
Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo:  chiunque trova lui, ha la vita eterna Alleluia.
Vangelo  Mc 4, 26-34
È il più piccolo di tutti i semi, ma diventa più grande di tutte le piante dell'orto.
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.   

Nessun commento:

Posta un commento