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giovedì 19 marzo 2020

SAN GIUSEPPE MIO PADRE / 19 marzo



Alberto Maggi - Ritrovamento di Gesù al Tempio.
Auguri a tutti i papà! Il coronavirus, chiudendoci in casa, ci offre un’occasione eccezionale, anche se non sempre facile, di riscoprire la missione del papà e anche di scoprire san Giuseppe.
La prima lettura e il salmo ci invitano a prendere coscienza di essere figli di Giuseppe, suoi discendenti: “In eterno durerà la tua discendenza”, dice il ritornello del Salmo. Praticando la Bibbia mi sono abituato a sentirmi figlio di Abramo, “nostro Padre nella fede”, e anche figlio di Davide e di tutto il Popolo eletto. Da sempre mi hanno presentato la Madonna come la Mamma celeste. Ma non ho imparato molto a considerarmi figlio di Giuseppe.
Si sa che Gesù, concepito da Spirito Santo, non ha avuto padre terreno. San Luca e san Matteo ce lo precisano accuratamente. Ma nel progetto di Dio Gesù ha un padre e una madre, e Maria ha avuto uno sposo: “Giuseppe non temere di prendere con te Maria, tua sposa (Matteo 1,20).  Eppure “Il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero”. La parola tradotta con “genitori” è quella che si usa per chi ha generato. “Tuo padre e io, angosciati,”, anche in questo caso Maria usa la parola ovvia per indicare il padre di un figlio. E la parola “abbà”, “babbo” che Gesù ci invita ad usare rivolgendoci a Dio, da piccolo l’ha usata per primo e in modo quotidiano per rivolgersi a Giuseppe. Non c'è soltanto il fondamentale mistero dell’Incarnazione “per opera di Spirito Santo”. C'è anche tutta la crescita umana di Gesù e il suo inserimento nel popolo eletto e nella discendenza di Davide che passa attraverso il suo padre Giuseppe. 
Fermiamoci oggi a contemplare la grandezza di Giuseppe e quanto lui, chicco di grano caduto in terra per morire nel servizio di Dio, abbia vissuto la fede di Abramo, di Davide e di tutti i santi Profeti che l’hanno preceduto. Questo chicco di grano caduto in terra ha portato tanto frutto e noi siamo la sua discendenza. Ecco l’importanza sacra della paternità umana. È una missione fondamentale che esige dedizione e coraggio totali. Giuseppe ci incoraggi a perseverare e migliorare nel servizio fedele anche quando non vediamo i risultati.

Prima Lettura  2 Sam 7,4-5.12-14.16
Il Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre.
Dal secondo libro di Samuèle 
In quei giorni, fu rivolta a Natan questa parola del Signore:
«Va’ e di’ al mio servo Davide: Così dice il Signore: “Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno.
Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.
La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”». 
   

Salmo Responsoriale  
Dal Salmo 88
In eterno durerà la sua discendenza.

Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».
«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono».
«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele». 

Seconda Lettura   
Rm 4,13.16-18.22

Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 
Fratelli, non in virtù della Legge fu data ad Abramo, o alla sua discendenza, la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede.
Eredi dunque si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi – come sta scritto: «Ti ho costituito padre di molti popoli» – davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono.
Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza». Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. 

Canto al Vangelo  
 Sal 83,5
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio.
Nel tempo pasquale: Alleluia, alleluia.

Beato chi abita nella tua casa, Signore:
senza fine canta le tue lodi.
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio.

  
Vangelo  Lc 2,41-51
Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo.
Dal vangelo secondo Luca
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso.


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