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giovedì 3 novembre 2016

SE NON ROMPO I LEGAMI ...

Cosa succede se non rompo i legami?
La mia vita è travagliata. E in questo travaglio, in questa lotta credo che siamo tutti coinvolti.

Ma c'è anche la situazione che si caratterizza con l'accettazione, la connivenza nel mio cuore con questo installarmi nella via del rifiuto di Dio e delle sue esigenze, la scelta della tiepidezza nella vita cristiana.
Papa Francesco, fin dal primo giorno del suo servizio come vescovo di Roma, ci ha richiamati contro il pericolo della mondanità nella Chiesa.
Ecco la risposta che ha dato nel volo di ritorno dalla Svezia, martedì pomeriggio scorso.

Greg Burke (responsabile sala stampa del vaticano): 
Grazie, Santo Padre. Adesso una giornalista di “Radio France”: abbiamo Mathilde Imberty.

Mathilde Imberty: 
Santità, stiamo tornando dalla Svezia, dove la secolarizzazione è molto forte, è un fenomeno che tocca l’Europa in generale. Addirittura in un Paese come la Francia si stima che nei prossimi anni una maggioranza di cittadini sarà senza religione. Secondo Lei, la secolarizzazione è una fatalità? Chi sono i responsabili, i governi laici o la Chiesa che sarebbe troppo timida? Grazie.


Papa Francesco:

Fatalità, no. Io non ci credo nelle fatalità! Chi sono i responsabili? Io non saprei dire… Tu [cioè ognuno] sei il responsabile. Io non so, è un processo… Ma prima di questo voglio dire una piccola cosa. Papa Benedetto XVI ha parlato tanto di questo e chiaramente. Quando la fede diventa tiepida è perché, come Lei dice, si indebolisce la Chiesa… I tempi più secolarizzati… Ma pensiamo alla Francia, per esempio, i tempi della mondanizzazione della Corte: i tempi in cui i preti erano l’abbé della Corte, un funzionalismo clericale… Ma mancava la forza dell’evangelizzazione, la forza del Vangelo. Sempre, quando c’è la secolarizzazione possiamo dire che c’è qualche debolezza nell’evangelizzazione, quello è vero… Ma anche c’è un altro processo, un processo culturale, un processo - credo che una volta ne ho parlato - della seconda forma di “incultura”, quando l’uomo riceve il mondo da Dio e per farlo cultura, per farlo crescere, dominarlo, a un certo punto l’uomo si sente tanto padrone di quella cultura – pensiamo al mito della Torre di Babele – è tanto padrone di quella cultura che incomincia a fare lui il creatore di un’altra cultura, ma propria, e occupa il posto di Dio creatore. E nella secolarizzazione io credo che prima o poi si arriva al peccato contro il Dio creatore. L’uomo autosufficiente. Non è un problema di laicità, perché ci vuole una sana laicità, che è l’autonomia delle cose, l’autonomia sana delle cose, l’autonomia sana delle scienze, del pensiero, della politica, ci vuole una sana laicità. No, un’altra cosa, è un laicismo piuttosto come quello che ci ha lasciato in eredità l’illuminismo. Credo che sono queste due cose: un po’ l’autosufficienza dell’uomo creatore di cultura ma che va oltre i limiti e si sente Dio, e un po’ anche una debolezza nell’evangelizzazione, che diventa tiepida e i cristiani sono tiepidi. Lì ci salva un po’ riprendere la sana autonomia nello sviluppo della cultura e delle scienze, anche con il senso della dipendenza, dell’essere creatura e non Dio; e inoltre riprendere la forza dell’evangelizzazione. Oggi io credo che questa secolarizzazione è molto forte nella cultura e in certe culture. E’ anche molto forte in diverse forme di mondanità, la mondanità spirituale. Quando entra nella Chiesa la mondanità spirituale è il peggio. Non sono parole mie queste che dirò adesso, sono parole del Cardinale De Lubac, uno dei grandi teologi del Concilio [Vaticano II]. Dice che quando nella Chiesa entra la mondanità spirituale, questo un modo…, è la cosa peggiore che le può accadere, peggio ancora di quello che è accaduto nell’epoca dei Papi corrotti. E menziona alcune forme di corruzione dei Papi, non ricordo bene, ma tante. La mondanità. Questo per me è pericoloso. E a rischio che questo sembri un sermone, un’omelia, io dirò questo: Gesù quando prega per tutti noi nell’ultima cena, chiede una cosa per tutti noi al Padre: di non toglierci dal mondo ma difenderci dal mondo, dalla mondanità. E’ pericolosissima, è una secolarizzazione un po’ truccata, un po’ travestita, un po’ prêt-à-porter, nella vita della Chiesa. Non so se ho risposto qualcosa…

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