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venerdì 4 novembre 2016

4 novembre SAN CARLO BORROMEO AMICO DELLA CROCE

San Paolo ci invita a farci suoi imitatori, da amici della croce e non da nemici. Alcuni sono nemici della croce perché il ventre è il loro dio e pensano solo alle cose della terra, mentre ai cristiani è promessa la trasfigurazione gloriosa del proprio corpo ossia la risurrezione con e come Cristo.

Il Vangelo ci dà in esempio la coerenza abile di un disonesto. Come mai? Il messaggio è questo: quell'uomo si è dato da fare per raggiungere i suoi scopi, se tu credi perché non ti muovi per ottenere al massimo il premio riservato ai servi di Cristo?

San Carlo Borromeo aveva tutto per riuscire nella vita: nobile di grande famiglia lombarda, intelligente e capace caratterialmente, con quella “promiscuità di allora tra potere e chiesa” che permetteva, con gli onori dovuti a un  uomo di Chiesa di fare una brillante carriera mondana, era anche nipote diretto del papa Pio IV, .... 

Infatti Carlo Borromeo fu nominato abate di vari monasteri solo per riceverne le rendite. Nipote del Papa divenne Cardinale prima di essere prete.
Invece di adagiarsi con la benedizione dello zio papa in una vita certo impegnata ma anche molto ricca e onorata, scelse di servire Cristo con tutto il cuore, con una vita di penitenza.
Rilanciò il Concilio di Trento che annaspava in una Chiesa presa nella tempesta della spaccatura creata da Lutero e dai suoi protettori (che erano principi e nobili).
Concluso il Concilio di Trento invece del frequente “armiamoci e partite”, san Carlo mise in pratica i dettami del Concilio, lui stesso e su se stesso in prima persona, .
In particolare, alla morte dello zio papa, Pio IV, pur potendo rimanere una persona influentissima a Roma, scelse di andare a Milano di cui era arcivescovo, perché il Concilio diceva che i vescovi dovevano risiedere nelle loro diocesi e occuparsi del loro gregge.

La presenza e l’attività riformatrice di san Carlo provocò enormi resistenze!
“Riformò la diocesi, nella quale la disciplina ecclesiastica era «del tutto persa», perché da quasi un secolo gli arcivescovi titolari, risiedendo altrove, l'avevano abbandonata a se stessa limitandosi a goderne le rendite. Carlo affrontò «contrasti tanto grandi [...] et da persone tanto potenti che havriano impaurito ogni grand'animo». Nell'attuare i decreti tridentini il Borromeo si espose infatti alla reazione di coloro che vedevano lesi i propri privilegi: fu contrastato dai governatori spagnoli e dal Senato milanese, minacciato con i bastoni dai frati minori osservanti, aggredito con le spade dai canonici di Santa Maria della Scala, minacciato dalle monache di Sant'Agostino, vilipeso da quelle di Lecco e colpito con una archibugiata alla schiena da un frate dell'ordine degli umiliati”. (da Wikipedia)
Ricordiamo solo ancora la visita pastorale a tutte le parrocchie della diocesi di Milano, già allora la più grande del mondo, e la cura diretta degli appestati tanto che quella peste fu ricordata come “la peste di san Carlo”.
San Carlo non si dimostrò nemico della croce né prese il suo ventre come dio, ma fu amministratore fedele e furbo secondo il cuore di Gesù.
IL SUO MOTTO ERA "HUMILITAS", UMILTA'!


Prima Lettura   Fil 3, 17 - 4, 1
Aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso. 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. 
Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra. 
La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose.
Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!

Salmo Responsoriale  
  Dal Salmo 121 
Andremo con gioia alla casa del Signore. 


Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! 

Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore.

Secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide. 

Canto al Vangelo   
1Gv 2,5
Alleluia, alleluia.

Chi osserva la parola di Gesù Cristo
in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.
Alleluia.
  
Vangelo   Lc 16, 1-8
I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. 

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: 
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. 
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. 
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. 
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».    

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