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giovedì 3 novembre 2016

giovedì XXXI sett. ROMPERE I LEGAMI

Il Vangelo di oggi ci presenta un uomo che non si rassegna alla perdita di una sola pecora a confronto delle novantanove rimaste; spende molti sforzi e prende rischi pur di ritrovarla. È anche l’atteggiamento di chi sconvolge tutta la casa pur di ritrovare una sola moneta mentre ne rimangono ancora nove.
Dio, i suoi e nostri amici i santi, e anche i santi angeli del paradiso sono questo. Gli uomini e le donne perduti sono preziosi per loro come la pecora perduta del pastore, come la moneta smarrita della donna.
Tu che sei battezzato, tu che sei a immagine di Dio, sei prezioso per Lui. Sei la sua ricchezza, il suo capitale. Non cambia nulla che tu sia peccatore. Anzi, è pronto a tutto pur di riportarti alla vita e alla felicità della comunione con Lui. Non si rassegna alla tua perdita.
Non c'è verità più consolante di questa.

San Paolo ci presenta la sua esperienza che sembra diversa, quasi opposta. Mentre il proprietario del gregge è pronto a rischiare (relativamente) le novantanove pecore rimaste perché non si rassegna alla perdita di una sola pecora che vale ovviamente 99 volte meno di quelle rimaste, san Paolo ci dice che ha trovato un tesoro che vale mille volte, milioni di volte ciò che aveva in precedenza!
Andrebbe confrontato piuttosto con la parabola di chi ha trovato un tesoro nascosto in un campo e vende tutto ciò che ha perché sa che a confronto il tesoro che ha scoperto vale moltissimo di più.
Tutto ciò che è stato finora la sua ricchezza, il suo vanto umano – religioso, sbiadisce, non conta nei confronti del dono di vivere in comunione con Cristo, di conoscerlo. Eppure dal punto di vista dell’Alleanza di Abramo era uno dei più favoriti!

Cosa unisce allora questi due testi?
È il considerare ciò che ho già come insufficiente, ed essere pronto a rischiarlo per raggiungere la pienezza: il gregge completo per il pastore, la somma completa per la casalinga risparmiatrice, la pienezza che è in Gesù per il cristiano.

Però Gesù non toglie nulla ma purifica e porta a compimento. L’Antica Alleanza non è annullata nella Nuova ma inglobata. È vero, ma esistenzialmente, all’atto pratico, il cammino del cristiano è di essere spogliato per essere rivestito.
Spogliato dalla critica di chi non si mette in cammino come te e ti considera esagerato, scemo, contrario al buon senso e addirittura alla religione; spogliato tante volte dall’affetto e dalla stima del tuo gruppo o della tua famiglia che non ti segue; spogliato dalle abitudini e dai modi di pensare precedenti che vengono passati al vaglio del Vangelo e cambiati di conseguenza.

Non è così facile perché il nostro modo di vivere precedente ha costituito la nostra storia, la nostra formazione. E forse era anche buono. Eppure bisogna lasciare indietro tutto se si vuole camminare veramente con Cristo nella Chiesa. Perfino chiunque vorrà “vivere piamente in Cristo sarà perseguitato” dice san Paolo. Chi non si converte giorno dopo giorno non sarà mai un discepolo autentico.

Ma anche la vita la più normale chiede delle scelte, delle rotture. Gli animali cacciano dalla tana o dal nido i loro piccoli quando sono cresciuti perché vivano da adulti. La Bibbia dice lo stesso: “L’uomo abbandonerà suo padre e sua madre, si unirà alla sua donna e saranno una carne sola” (Genesi 2,24). Uno che non ha il coraggio di rompere il cordone ombelicale non sarà mai adulto. La vita comporta rischi.
Il non sapere più abbandonare, assumersi le proprie responsabilità e la propria autonomia, rischiare, è uno dei grandi mali profondi del nostro tempo che qualcuno chiama “degli eterni Peter Pan” o dei “bamboccioni”.
Anche tra i credenti e perfino tra i consacrati questa tentazione è purtroppo molto presente. Quella di avere una doppia biografia, di continuare a tenere in conto la mia famiglia d’origine più della famiglia religiosa o della comunità in cui mi ha posto Cristo, il mio titolo universitario più della fratellanza che si è creata nel Vangelo, o di vivere con il minimo di rischi piuttosto che considerare il mio passato come “perdita a confronto della sublimità della conoscenza di Cristo”.
Per questo bisogna ROMPERE I LEGAMI con le proprie comodità, con le proprie impressioni, con il proprio orgoglio ed egoismo. Odiare la propria vita per servire meglio e con cuore libero le persone e la realtà a cui mi manda la volontà di Dio. Odiare il proprio progetto sapendo che Dio è fedele e se questo progetto viene da Dio, sarà Lui a realizzarlo in modo inaspettatamente stupendo e forte.


Prima Lettura   Fil 3, 3-8
Queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fratelli, i veri circoncisi siamo noi, che celebriamo il culto mossi dallo Spirito di Dio e ci vantiamo in Cristo Gesù senza porre fiducia nella carne, sebbene anche in essa io possa confidare. 
Se qualcuno ritiene di poter avere fiducia nella carne, io più di lui: circonciso all’età di otto giorni, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo figlio di Ebrei; quanto alla Legge, fariseo; quanto allo zelo, persecutore della Chiesa; quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della Legge, irreprensibile.
Ma queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore.

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 104
Gioisca il cuore di chi cerca il Signore.

Cantate al Signore, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.
Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore. 

Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca.

Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.    

Canto al Vangelo
    Mt 11,28
Alleluia, alleluia.

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, 
e io vi darò ristoro, dice il Signore.
Alleluia.


Vangelo   
Lc 15, 1-10 
Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte. 

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». 

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