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martedì 15 novembre 2016

PAPA FRANCESCO: COSA PENSA UN TIEPIDO. martedì XXXIII sett. T.O.

Questa volta di sicuro mi fanno pagare i diritti, forse una multa. Una scusa però ce l’ho: uscendo di casa questa mattina mi si è rotto il telecomando del portone e non sapevo dove fossero i pezzi né potevo uscire con la macchina. Per cui sono arrivato molto in ritardo a Messa dalle suore e non ho fatto nessuna omelia. E neppure questa sera l'ho fatta perché c'era il trigesimo di un carissimo fratello e ha celebrato il suo vecchio parroco.
Volete la sincera verità? Tante volte, invece di scrivere sul blog le mie riflessioni che sono anche un dialogo con i credenti che formano la mia comunità, e qualche volta rispondono alle loro domande, vorrei semplicemente pubblicare ogni giorno l’omelia del papa a Santa Marta che trovo assai migliore della mia.
Sperando così di evitare di pagare, ringrazio di cuore papa Francesco, e anche l'Osservatore Romano, senza dimenticare il carissimo amico Luis Badilla che con "il Sismografo" e tutta la sua Redazione, è venuto dal Cile per fare a tanti un servizio molto prezioso e, quando scrive lui stesso, mi rivela un uomo di fede solida e semplice, oltre che di cultura.

Luis Badilla
Vaticano Messa a Santa Marta. Cosa pensa un tiepido. L'Osservatore Romano 
È il confronto con un Signore «forte», che rimprovera aspramente — anche se sempre per amore — quello proposto da Papa Francesco nell’omelia della messa celebrata a Santa Marta martedì 15 novembre. È l’immagine, suggerita dalla liturgia, di Gesù «che sta davanti a noi», e lo fa «per rimproverarci, perché ci ama, o per invitarci o per farsi invitare». Il rimprovero è quello che si trova nel libro dell’Apocalisse (3, 1-6.14-22) e che il Signore rivolge ai cristiani della Chiesa di Laodicea. Si tratta — ha spiegato il Pontefice — dell’«esempio di una Chiesa», ma che si ritrova «dappertutto». Si può infatti applicare a tutti «quei cristiani che non sono né freddi, né caldi: sono tiepidi. Sono acque tranquille, sempre». Al Signore che li rimprovera, costoro chiedono: «Ma perché mi rimproveri, Signore? Io non sono cattivo».

«Magari — ha commentato il Papa — fossi cattivo! Questo è peggio. Sei morto». E infatti il Signore usa parole forti: «Perché sei così acqua tranquilla, che non si muove, poiché sei tiepido, sto per vomitarti dalla mia bocca». È, ha fatto notare Francesco, la situazione che si ritrova quando «il tepore entra nella Chiesa, in una comunità, in una famiglia cristiana» e si sente dire: «No, no, tutto tranquillo, qui tutto bene, siamo credenti, facciamo le cose bene»; quando cioè tutto è «inamidato» e «senza consistenza» e «alla prima pioggia si scioglie». Ma, si è chiesto il Papa, «cosa pensa un tiepido» per meritarsi tanta durezza? Lo si legge nel brano della Scrittura: «pensa di essere ricco». Infatti è sicuro: «Mi sono arricchito e non ho bisogno di nulla. Sono tranquillo».
È vittima, cioè, di «quella tranquillità che inganna». Ma, ha messo in guardia il Pontefice, «quando nell’anima di una Chiesa, di una famiglia, di una comunità, di una persona, sempre tutto è tranquillo, lì non c’è Dio. Stiamo attenti, a non camminare così nella vita cristiana». Infatti, ha aggiunto il Papa parafrasando il brano dell’Apocalisse: «Tu dici: “sono ricco”», ma «non sai di essere un infelice? Un miserabile, un povero cieco e nudo?”». Sono, ha commentato, «tre begli schiaffi, per risvegliare quell’anima tiepida, addormentata nel tepore». E a chi lamenta: «Ma, io non faccio male a nessuno, sto tranquillo», si può ricordare: «Neppure fai del bene!».


La risposta del Signore è dura, «sembra un insulto»; ma egli «lo fa per amore». Infatti poco dopo si legge: «Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo». E si aggiunge anche un consiglio: quello «di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco». Vale a dire: scoprire un’altra ricchezza, «quella che posso darti io. Non quella ricchezza dell’anima che tu credi di avere perché sei buono, fai tutte le cose bene, tutto tranquillo»; ma appunto «un’altra ricchezza, quella che viene da Dio, che sempre porta una croce, sempre porta tempesta, sempre porta qualche inquietudine nell’anima».
Il successivo consiglio è poi quello «di comperare abiti bianchi, per vestirti, perché non appaia la tua vergognosa nudità». Del resto i tiepidi, ha spiegato in proposito il Papa, «non si accorgono di essere nudi, come la favola del re nudo dove è un bambino a dirgli: “Ma, il re è nudo!”». Addirittura il Signore suggerisce di comprare un collirio per «ungere gli occhi e recuperare la vista e poter vedere»: i tiepidi infatti — ha detto Francesco — «perdono la capacità di contemplazione, la capacità di vedere le grandi e belle cose di Dio». Quindi il Signore sta davanti al tiepido e gli dice: «Svegliati, correggiti!». Lo fa «per aiutarci a convertirci». Ma Dio, ha proseguito il Pontefice, è presente anche «in un’altra maniera: sta per invitarci».
Si legge ancora nell’Apocalisse: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me». È importante, ha chiarito il Papa, «quella capacità di sentire quando il Signore bussa alla nostra porta, perché vuole darci qualcosa di buono, vuole entrare da noi». Purtroppo ci sono cristiani «che non si accorgono quando bussa il Signore. Ogni rumore è lo stesso per loro». E non si accorgono del Signore che bussa e dice: «Sono io, non avere paura. E voglio entrare, stare con te, fare cena con te. Cioè, fare festa, consolarti. Non con la consolazione del tepore, quella che non serve; ma con la consolazione della fecondità, di farti andare avanti, di dare vita agli altri. Apri».
 Infine, il Signore vuole anche «farsi invitare». Come nell’episodio di Zaccheo riportato nel Vangelo di Luca (19, 1-10): il pubblicano di Gerico «sente quella curiosità, una curiosità che viene dalla grazia», che «è stata seminata dallo Spirito Santo» e porta a dire: «io voglio vedere il Signore». L’iniziativa — ha avvertito il Pontefice — «viene dallo Spirito». Perciò il Signore «alza gli occhi e dice: “Ma, vieni, invitami a casa tua!”». Dio, quindi, «sempre sta con amore: o per correggerci o per invitarci a cena o per farsi invitare. Sta per dirci: “Svegliati”. Sta per dirci: “Apri”. Sta per dirci: “Scendi”. Ma sempre è lui». Da qui l’invito conclusivo, affinché ogni cristiano si interroghi: «Io so distinguere nel mio cuore quando il Signore mi dice “svegliati”? Quando mi dice “apri”? E quando mi dice “scendi”?». 
L'Osservatore Romano, 15-16 novembre 2016

POSTED BY IL SISMOGRAFO ORE 13:14

Prima Lettura  Ap 3, 1-6. 14-22
Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui.

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
Io Giovanni, udii il Signore che mi diceva:
«All’angelo della Chiesa che è a Sardi scrivi:
“Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle. Conosco le tue opere; ti si crede vivo, e sei morto. Sii vigilante, rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire, perché non ho trovato perfette le tue opere davanti al mio Dio. Ricorda dunque come hai ricevuto e ascoltato la Parola, custodiscila e convèrtiti perché, se non sarai vigilante, verrò come un ladro, senza che tu sappia a che ora io verrò da te. Tuttavia a Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degni. Il vincitore sarà vestito di bianche vesti; non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”.
All’angelo della Chiesa che è a Laodicèa scrivi:
“Così parla l’Amen, il Testimone degno di fede e veritiero, il Principio della creazione di Dio. Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, e abiti bianchi per vestirti e perché non appaia la tua vergognosa nudità, e collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista. Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e convèrtiti. Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”».

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 14
Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono.

Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore, 
non sparge calunnie con la sua lingua. 

Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.

Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre. 

Canto al Vangelo 
 1 Gv 4,10  
Alleluia, alleluia.

Dio ha amato noi e ha mandato il suo Figlio 
come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Alleluia.

Vangelo 
  Lc 19, 1-10 
Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.

Dal vangelo secondo Luca 
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». 

1 commento:

  1. Le tue parole,Sereno, sono quelle che ci aspettiamo e che ci aiutano ogni giorno a ravvivare la nostra "Saldissima fede incerta"!Grazie per l'impegno, l'attenzione, la cura per le tue pecorelle ancora vaganti!

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