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giovedì 17 novembre 2016

COMPRESE QUELLO CHE PORTA ALLA PACE, SEPPE RICONOSCERE IL TEMPO IN CUI FU VISITATA. Santa Elisabetta di Ungheria, 17 novembre.

L’autore dell’Apocalisse piange molto perché ha davanti a sé il mistero della vita ma è un libro sigillato e nessuno è capace di aprirlo. Ho sbagliato a scrivere “capace”, non si tratta di capacità umana propria, di sforzo o di scienza, ma di essere degno (axios).
La vita, per quanto diffusa sulla terra in forme meravigliose e straordinariamente complesse, e forse diffusa in tutto l’universo, è sempre un dono di Dio Creatore, lui che è il Vivente - to Zontos. Questa è la stessa parola che sarà usata dall’angelo rivolgendosi alle donne che cercano Gesù alla tomba allorché è risorto. Non è esattamente come dire: egli è vivo. Essere il Vivente è qualcosa di molto più grande. Come quando la Madonna a Lourdes ha detto: “io sono l’Immacolata Concezione” e non “io sono stata concepita immacolata”. Gesù non è vivente come, noi mortali, egli è la Vita. Egli è la Vita stessa, il Vivente, dal quale tutto, per partecipazione, riceve vita.
“Aprirne il libro” è un dono. Comprendere il senso della propria vita e del mistero della vita in genere è per chi ne è degno. Un analfabeta può saperne molto di più sulla vita di uno scienziato, perché è stato giudicato degno da Dio di aprire il libro della vita. Questo ci apre tutto un orizzonte di verità su coloro che si fanno maestri degli altri senza umiltà e senza conversione, e su tutti i tentativi di mettersi al posto di Dio per strumentalizzare la vita, manipolarla e e farne un prodotto della scienza.

Infatti Gesù vede che i cuori chiusi hanno fatto sì che, nel suo insieme, la città di Gerusalemme non ha riconosciuto ciò che portava alla pace, il tempo della visita del Signore. Tutto questo ha conseguenze gravissime. Gerusalemme sarà distrutta. Così anche nella vita di ognuno di noi, invece di seguire gli inviti alla conversione, di ascoltare in modo umile e serio parole di verità, tante volte continuiamo a trascurare una Parola di Verità che il Signore ci ha donato, un avviso salutare, continuiamo a non prendere i provvedimenti in tempo e poi si pagano le conseguenze molto amaramente. Per esempio, quante donne dopo l’aborto passano anni terribili prima di accostarsi alla confessione e rimangono ferite tutta la vita. Ma non c'è solo questo esempio. In tutti i campi succede lo stesso. Dio ha promesso di castigare il peccato nei figli fino alla terza e quarta generazione! 
Però conserva il suo amore e la sua fedeltà per mille generazioni!
Coraggio dunque!


Ho avuto la grazia di confessare qualche omicida. Ricordo uno che non dormiva più la notte per il crimine commesso. Vite distrutte: quella che era stata soppressa, quella dell'omicida e certamente altre vite legate a loro. Nel dare l'assoluzione io sentivo che il Signore gli perdonava totalmente, senza remore, ma lui esitava a credere a questa misericordia totale e sentiva ancora maggiormente il peso del peccato commesso. 
Mai dubitare della misericordia di Dio e ripartire con infinita umiltà e coraggio. Infatti, se la Vergine Maria è il segno assoluto che conviene essere fedeli nel modo più generoso alla grazia di Dio, il Signore permette il nostro peccato per una grazia più grande. E, ogni cristiano, quando aiuta un uomo a prendere coscienza della gravità del male che ha commesso, lo deve invitare a credere che per lui non è troppo tardi, che Dio, attraverso il pentimento, sa trarre il bene dal male, perfino la vita dalla morte. 

È un opera veramente demoniaca accentuare il senso di colpa di una persona. Rabbrividisco ancora quando penso alla storia che un giorno un uomo mi raccontò. Un suo compagno di lavoro era un prete spretato e sposato. Aveva rimorsi molto forti. Un giorno che stava particolarmente giù si confidò particolarmente con quel suo compagno di lavoro che per tutta risposta gli disse: “questo è il segno che il Signore ti ha definitivamente abbandonato!” Quella sera, quel prete, ormai sposato, tornò a casa e si impiccò, con conseguenze fatali.

Santa Elisabetta d’Ungheria è doppiamente l’esempio di quanto conviene cogliere il tempo della visita del Signore:
-          - Perché è figlia di san Francesco e del suo movimento. Infatti, è patrona dei terziari di san Francesco. Se san Francesco non fosse stato fedele alla sua chiamata, forse sant'Elisabetta non avrebbe seguito così fino in fondo il suo itinerario evangelico.
-          - Perché Elisabetta ha tratto dalle persecuzioni e dalle ingiustizie subite, motivo di continuare nella imitazione di Gesù e invece di “perdere la fede” come facciamo troppo facilmente appena ci colpisce un rovescio esistenziale o una ingiustizia, si è radicata maggiormente in Cristo. Aveva compreso ciò che porta veramente alla pace.




Prima Lettura   Ap 5, 1-10
L’Agnello è stato immolato e ci ha riscattato con il suo sangue, noi uomini di ogni nazione.

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo 
Io, Giovanni, vidi nella mano destra di Colui che sedeva sul trono, un libro scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. 
Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?». Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra, era in grado di aprire il libro e di guardarlo. Io piangevo molto, perché non fu trovato nessuno degno di aprire il libro e di guardarlo. Uno degli anziani mi disse: «Non piangere; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli».
Poi vidi, in mezzo al trono, circondato dai quattro esseri viventi e dagli anziani, un Agnello, in piedi, come immolato; aveva sette corna e sette occhi, i quali sono i sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra. 
Giunse e prese il libro dalla destra di Colui che sedeva sul trono. E quando l’ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all’Agnello, avendo ciascuno una cetra e coppe d’oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi, e cantavano un canto nuovo:
«Tu sei degno di prendere il libro
e di aprirne i sigilli,
perché sei stato immolato
e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue,
uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione,
e hai fatto di loro, per il nostro Dio,
un regno e sacerdoti,
e regneranno sopra la terra».

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 149
Hai fatto di noi, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti.

Cantate al Signore un canto nuovo;
la sua lode nell’assemblea dei fedeli.
Gioisca Israele nel suo creatore,
esultino nel loro re i figli di Sion. 

Lodino il suo nome con danze,
con tamburelli e cetre gli cantino inni.
Il Signore ama il suo popolo,
incorona i poveri di vittoria. 

Esultino i fedeli nella gloria,
facciano festa sui loro giacigli.
Le lodi di Dio sulla loro bocca:
questo è un onore per tutti i suoi fedeli. 

Canto al Vangelo
   Sal 94,8
Alleluia, alleluia.

Oggi non indurite il vostro cuore, 
ma ascoltate la voce del Signore.
Alleluia.


Vangelo 
  Lc 19, 41-44 
Se avessi compreso quello che porta alla pace!

Dal vangelo secondo Luca 
In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: 
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. 
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».

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