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martedì 6 settembre 2016

UNA SCELTA GRATUITA E DEFINITIVA martedì XXIII sett. T.O.

Chiamata dei dodici - Giotto
Continuiamo a vedere che ci sono molti problemi e liti in questa comunità di Corinto. In particolare ci sono difficoltà riguardo ai soldi e alle proprietà. “La roba è un certo qual sangue delle vene che per cavarselo ci vuole un miracolo…” diceva sant’Alfonso De Liguori.
La sfida che Gesù si è assunta chiamandoci amici e donandoci la sua grazia e la sua fiducia, è enorme: far unità tra persone che non si sarebbero mai scelte per simpatia e affinità, affinché il mondo creda e si salvi. Gesù vuole formare comunità.
Benché credenti in Gesù crocifisso e battezzati, benché unti dallo Spirito Santo, questi membri della prima comunità cristiana devono ancora molto camminare. Devono cominciare a vedere quanto in loro non corrisponde alla mentalità di Gesù ma appartiene ancora a “l’uomo vecchio” e affidarlo alla misericordia di Dio perché li sostenga nel necessario cammino di conversione.

Di fronte all’enormità di certe contraddizioni tra fede professata e comportamento ci possono essere varie reazioni:
-          Un prima reazione è il rifiuto della fede cristiana perché i cristiani “dicono e non fanno”. Questo è la posizione dell’Islam che nel Corano ci chiama “Dhallìn” (sùra 1, El Fatiha), cioè “smarriti”. Smarriti, sentimentali, adolescenti romantici e immaturi, sognatori irrealistici di amore ma inefficaci nel concreto.
-          Questo rifiuto dei musulmani è presente anche in tanti battezzati che tante volte non lo esprimono con chiarezza però lo sentono nel cuore e dicono “non vengo in chiesa perché non c'è bisogno, credo dentro me stesso, credo in Cristo ma non nella Chiesa ecc.”. Questa posizione talvolta di comodo (è facile criticare dalla soglia, senza mettere se stesso alla prova) va contro la scelta esplicita di Gesù di rischiare con noi fino in fondo, fino a chiamare sue membra persone deboli e peccatrici, fino a dire a Saùlo sulla strada di Damasco, parlando dei cristiani: “Saùlo, Saùlo, perché mi perseguiti?”. Questa posizione di rifiuto, però, invoca comunque da noi cristiani la vera conversione che diventi testimonianza.

-          Un’altra reazione è lo scoraggiamento interiore: non sono degno, non ce la farò mai. O di giudizio degli altri e di ricerca di una Chiesa di Puri. Questo atteggiamento di “puri” era proprio quello che Gesù rimproverava ai farisei e genera inevitabilmente una grande ipocrisia perché se l’altro ha la pagliuzza nell’occhio, io che giudico ho la trave e non la vedo solo perché sono completamente cieco.

-          L’atteggiamento giusto è quello di riconoscere i propri peccati e di andare avanti, di continuare nella Chiesa, appoggiati alla sola misericordia di Dio. Non è istintivo. L’istinto ci porta o ad allontanarci ("Signore allontanati da me che sono un peccatore" dice Pietro a Gesù) oppure a chiudere gli occhi sulla nostra miseria e a giustificarci da soli. Dice papa Francesco che unire le due cose: riconoscersi peccatori e andare avanti nel servizio del Signore lasciandoci giustificare da lui, porta molto frutto perché è una decisione libera, volontaria. E questa decisione libera permette alla grazia di trasformarci molto perché Dio agisce a nostro favore sopratutto attraverso la nostra libertà.

-          Questo atteggiamento ci permette anche di confidare pienamente sulla scelta irrevocabile e consapevole che Gesù ha fatto di chiamarci alla sua amicizia e alla sua grazia, gratuitamente e non in base ad opere di giustizia compiute da noi. San Paolo lo ricorda ai cristiani di Corinto: i loro peccati attuali non cancella l’efficacia del loro battesimo: “Ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio”.  E il Vangelo con la chiamata dei dodici costituiti per portare frutto, un frutto che rimanga, ci conforta in questa straordinaria verità consolante e stimolante ad un tempo: Dio ci ha scelti con Amore Eterno.
-          Non permettere a niente e a nessuno di toglierti la gioia della Risurrezione (Madre Teresa di Calcutta).

Prima Lettura  1 Cor 6, 1-11

Fratelli, quando uno di voi è in lite con un altro, osa forse appellarsi al giudizio degli ingiusti anziché dei santi? Non sapete che i santi giudicheranno il mondo? E se siete voi a giudicare il mondo, siete forse indegni di giudizi di minore importanza? Non sapete che giudicheremo gli angeli? Quanto più le cose di questa vita!
Se dunque siete in lite per cose di questo mondo, voi prendete a giudici gente che non ha autorità nella Chiesa? Lo dico per vostra vergogna! Sicché non vi sarebbe nessuna persona saggia tra voi, che possa fare da arbitro tra fratello e fratello? Anzi, un fratello viene chiamato in giudizio dal fratello, e per di più davanti a non credenti! 
È già per voi una sconfitta avere liti tra voi! Perché non subire piuttosto ingiustizie? Perché non lasciarvi piuttosto privare di ciò che vi appartiene? Siete voi invece che commettete ingiustizie e rubate, e questo con i fratelli! Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? 
Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomìti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi! Ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio.

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 149
Il Signore ama il suo popolo. 


Cantate al Signore un canto nuovo;
la sua lode nell’assemblea dei fedeli.
Gioisca Israele nel suo creatore,
esultino nel loro re i figli di Sion. 

Lodino il suo nome con danze,
con tamburelli e cetre gli cantino inni.
Il Signore ama il suo popolo,
incorona i poveri di vittoria.

Esultino i fedeli nella gloria,
facciano festa sui loro giacigli.
Le lodi di Dio sulla loro bocca:
questo è un onore per tutti i suoi fedeli.  

Canto al Vangelo 
 Gv 15,16  Io ho scelto voi, dice il Signore,perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga.
Vangelo   Lc 6, 12-19In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti. 

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