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lunedì 26 settembre 2016

GIOBBE, UN GRANDE MAESTRO

Autore sconosciuto
Inizia oggi la lettura del libro di Giobbe. Invito a non perdere le “puntate” successive perché è un libro molto importante. Papa Giovanni Paolo II lo prese come fondamento per la sua Lettera Apostolica sul senso cristiano della Sofferenza (Salvifici Doloris, 1984). Disse che Giobbe era l’apice della riflessione sul senso della sofferenza nell’Antico Testamento.

Vediamo che nel giro di poche ore, forse minuti, Giobbe, un uomo colmato dall’esistenza, perde tutto ciò che ha di più prezioso, ricchezze e figli.
Egli reagisce con gesti di lutto molto comprensibili ma anche molto espressivi. 
Ma sa, fin da subito, riportare a Dio il suo immenso dolore senza ribellarsi al suo volere: «Nudo uscii dal grembo di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!».

Che brutto confronto con gli apostoli che vivono al contatto con Gesù che irradia uno Spirito nuovo, lo Spirito del suo abbandono al Padre, eppure sono agitatissimi da questioni di ambizione e di gelosia. Dovrebbero essere molto più avanti di Giobbe e invece …

E noi, io, tu, che abbiamo conosciuto Gesù crocifisso, che abbiamo ricevuto sacramentalmente il suo Spirito di Risorto, che diciamo di amarlo, come ci comportiamo? Se ci lamentiamo sempre per (quasi) tutto e "perdiamo la fede" ...


Papa Francesco ha detto ai nuovi vescovi che un vescovo che si lamenta non è adatto alla missione di vescovo. Il vescovo è un maestro cristiano che deve accettare la croce e donarsi anche quando subisce prove e ingiustizie. Deve dare testimonianza al suo gregge. Anche noi come pastori di una parrocchia, di una comunità, di una famiglia, di tanti giovani che hanno bisogno di vedere incarnato il Vangelo da chi "va in chiesa" dovremmo essere meglio di Giobbe.

Oggi su Zenit (servicio cotidiano) c'è questa frase di sant’Agostino: “Quando si ama non si soffre e se si soffre, si ama perfino la sofferenza stessa” (“Cuando se ama no se sufre y si se sufre hasta se ama el mismo sufrimiento”). Ad ognuno di tirare le proprie conclusioni per la propria condotta cristiana.

Francesco  Franzano - Giobbe rimproverato dalla moglie
Certamente l’abbandono e l’adorazione di Giobbe a Dio sono le qualità di fondo che ci si aspetta da un credente. Traiamo forza da Giobbe che sa esprimere il suo lutto e riportare a Dio tutta la sua vita.


Prima Lettura   Gb 1, 6-22
Dal libro di Giobbe
Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore e anche Satana andò in mezzo a loro. Il Signore chiese a Satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo». Il Signore disse a Satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male». Satana rispose al Signore: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla? Non sei forse tu che hai messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quello che è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e i suoi possedimenti si espandono sulla terra. Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha, e vedrai come ti maledirà apertamente!». Il Signore disse a Satana: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stendere la mano su di lui». Satana si ritirò dalla presenza del Signore.
Un giorno accadde che, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del fratello maggiore, un messaggero venne da Giobbe e gli disse: «I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi. I Sabèi hanno fatto irruzione, li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è appiccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I Caldèi hanno formato tre bande: sono piombati sopra i cammelli e li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del loro fratello maggiore, quand’ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
Allora Giobbe si alzò e si stracciò il mantello; si rase il capo, cadde a terra, si prostrò e disse:
«Nudo uscii dal grembo di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!».
In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.   


Canto al Vangelo   Mc 10,45 
Il Figlio dell’uomo è venuto per servire 
e dare la propria vita in riscatto per molti.

Vangelo 
  Lc 9, 46-50
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande. 
Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».
Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».

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