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mercoledì 14 settembre 2016

14 settembre ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

Volto Santo "Tunicato" Santo Sepolcro
(Omelia di papa Francesco a santa Marta. Trascrizione Radio Vaticana) Nella Croce di Gesù Cristo – oggi la Chiesa celebra la festa della Croce di Gesù Cristo – capiamo pienamente il mistero di Cristo. Questo mistero di annientamento, di vicinanza a noi, Lui essendo nella condizione di Dio – dice Paolo – non ritiene un privilegio di essere come Dio, ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte, a una morte di Croce.
Questo è il mistero di Cristo. Questo è un mistero che si fa martirio per la salvezza degli uomini. Gesù Cristo, il primo martire, il primo che dà la vita per noi, e da questo mistero di Cristo incomincia tutta, tutta la storia del martirio cristiano, dai primi secoli fino a oggi.
I primi cristiani hanno fatto la confessione di Gesù Cristo pagando con la loro vita; ai primi cristiani era proposta l’apostasia, cioè: “Dite che il nostro dio è il vero, non il tuo [vostro]. Fate un sacrificio al nostro dio o ai nostri dei”, e quanto non facevano questo, quando rifiutavano l’apostasia venivano uccisi. Questa storia si ripete fino a oggi e oggi nella Chiesa ci sono più martiri cristiani dei tempi primi. Oggi ci sono cristiani assassinati, torturati, carcerati, sgozzati perché non rinnegano Gesù Cristo. In questa storia, arriviamo al nostro père Jacques: lui fa parte di questa catena di martiri. I cristiani che oggi soffrono – sia nel carcere o con la morte o con le torture – per non rinnegare Gesù Cristo, fanno vedere proprio la crudeltà di questa persecuzione. E questa crudeltà che chiede l’apostasia, diciamo la parola: è satanica. E quanto piacerebbe che tutte le confessioni religiose dicessero: “Uccidere in nome di Dio è satanico”.

Padre Jacques Hamel è stato sgozzato nella Croce, proprio mentre celebrava il sacrificio della Croce di Cristo. Uomo buono, mite, di fratellanza, che sempre cercava di fare la pace è stato assassinato come se fosse un criminale. Questo è il filo satanico della persecuzione. Ma c’è una cosa, in quest’uomo, che ha accettato il suo martirio lì, con il martirio di Cristo, all’altare, una cosa che mi fa pensare tanto: in mezzo al momento difficile che viveva, in mezzo anche a questa tragedia che lui vedeva venire, un uomo mite, un uomo buono, un uomo che faceva fratellanza, non ha perso la lucidità di accusare e dire chiaramente il nome dell’assassino. E ha detto chiaramente: “Vattene, Satana!”. Ha dato la vita per noi, ha dato la vita per non rinnegare Gesù. Ha dato la vita nello stesso sacrificio di Gesù sull’altare e da lì ha accusato l’autore della persecuzione: “Vattene, Satana!”. Papa Francesco.



Questa mattina tutti sapevamo che papa Francesco celebrava in ricordo di p. Hamel (allo stesso orario della nostra Messa con le suore). Questo dava un imput forte alla nostra partecipazione al Sacrificio di Cristo. C'era anche la notizia della ragazza morta suicida perché schiacciata dalla diffusione sui social, compreso siti pornografici, di un suo video di sesso in discoteca. Una morte che appare molto diversa, anche se pure lì è ben visibile l'influenza diffusa tra tanti dello spirito nemico (Satàn) che odia i figli di Dio. E tante morti e sofferenze, che non riusciamo a scandagliare e che diventano tessuto "normale" della nostra vita impotente fino all'indifferenza talvolta.
Tutto questo nel giorno dell'esaltazione della Croce. 


Gesù ci salva con la sua croce. Noi la celebriamo e la fuggiamo. Non siamo capaci di amare così. Possiamo solo rifugiarci nell’amore fino alla fine di Cristo, manifestato sulla croce. Però dobbiamo anche camminare dietro a lui. In questo senso la croce ci denuncia come peccatori, perché rifiutiamo profondamente di accettarne la logica.

Cerchiamo di comprendere almeno a livello del nostro vivere quotidiano: come ci salva la croce? 

Se vengo accusato in modo (che mi sembra) ingiusto, mi difendo, giustificandomi e non di rado offendendo l’altro. Giudico chi mi accusa e il mio spirito si chiude nell’amarezza (della sconfitta, del rancore, dell’ira, della vendetta, della lamentela… : ognuno veda come reagisce il suo spirito) così che il demonio fa la sua mietitura. Se l’altro mi attacca ingiustamente è perché accecato e non vede il suo peccato. Se rispondo con l’offesa e la vivace autodifesa, l’altro si sentirà attaccato a sua volta e ancora di meno potrà vedere il suo peccato, ma neppure io potrò vedere il mio. E così all’infinito, in crescendo, dalla polemica alle guerre vere e proprie (Polemos = guerra, in greco).

Gesù spezza questo cerchio vizioso: Annunciando la verità scatena contro di sé “una così grande ostilità dei peccatori” (cioè noi) fino a che lo condannino a “una morte infame”. Non ribattendo, sopportando con fermezza e mitezza, Gesù svela ai suoi accusatori la sua diversità e fa apparire ai loro stessi occhi la sproporzione del loro comportamento: “abbiamo condannato sangue innocente”. Ma quando muore, scompare, ci si può accomodare nella logica del male necessario: “La vita va così”. “Non era così giusto se Dio l’ha abbandonato alla croce e alla morte”. Questa è la logica del Caprio espiatorio.
Se invece risorge ed è “il Vivente per sempre” le cose si complicano perché rimane e, costituito Signore, diventa lui stesso l’accusatore anche senza volerlo, proprio perché è la Verità. Egli è l’Amore per Dio e il prossimo che la Legge, conforme alla legge iscritta nella natura della mia anima, mi dice che dovrei mettere in pratica.

Posso vedere la sua Giustizia e il mio peccato proprio perché non rinfaccia. Posso accettare questo mio peccato e di aprire il cuore alla conversione perché mi perdona.

Succede lo stesso tra noi. L’unico modo per impedire che il demonio diffonda tra noi il suo spirito infernale è di non rispondere con l’offesa all’offesa. Ma questo mi carica di un peso: se non reagisco pur non fuggendo, quello, quella, crederà di avere ragione, ne approfitterà, mi mangerà. Senta a me, la vita mi ha insegnato che il modo migliore è non far “allargare” la gente (vedere Genesi 4, 23 -24, molto interessante), o almeno chiarire, chiarire, chiarire, perché si sappia bene chi ha ragione e chi ha torto. Se no quello, quella, mi uccide, passo dalla ragione al torto io, mi carico del peccato dell’altro, per quale motivo dovrei farlo?

Comprendiamo che questo ultimo modo è l’atteggiamento istintivo della nostra natura. Gesù ci propone una via veramente diversa che, all’atto pratico, ci sembra molto pericolosa e, comunque, non efficace. Eppure dopo tutte le guerre, le inimicizie, le morti di comunità cristiane, dovremmo aver imparato che il modo “giusto” che ci propone il nostro istinto e la mentalità comune, non è così efficace. Mentre chi ha incontrato e seguito Gesù è rinato e ha illuminato il mondo con la sua positività.


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