Chesterton con la moglie Frances sposata nel 1901. |
«Quando la gente chiede a me o a qualsiasi altro: “Perché vi siete uniti alla Chiesa di Roma?”, la prima risposta essenziale, anche se in parte incompleta, è: “Per liberarmi dai miei peccati”. Perché non v’è nessun altro sistema religioso che dichiari veramente di liberare la gente dai peccati. Ciò trova la sua conferma nella logica, spaventosa per molti, con la quale la Chiesa trae la conclusione che il peccato confessato, e pianto adeguatament
e, viene di
fatto abolito, e che il peccatore comincia veramente di nuovo, come se non
avesse mai peccato. […] Dio lo ha fatto veramente a Sua immagine. Egli è ora un
nuovo esperimento del Creatore. È un esperimento nuovo tanto quanto lo era a
soli cinque anni. Egli sta nella luce bianca dell’inizio pieno di dignità della
vita di un uomo. L’accumularsi di tempo non può più spaventare. L’uomo può
essere grigio e gottoso, ma è vecchio solo di cinque minuti. L’idea cioè di
accettare le cose con gratitudine, e non di prenderle senza curarsene. Così il
Sacramento della Penitenza dà una vita nuova, e riconcilia l’uomo con tutto
ciò che vive: ma non lo fa come lo fanno gli ottimisti e i predicatori pagani
della felicità. Il dono viene fatto ad un prezzo ed è condizionato alla
confessione. Ho detto che questa religione, rozza e primitiva, di
gratitudine, non mi salvò dall’ingratitudine del peccato, che per me è orribile
al massimo grado, forse perché è ingratitudine. Ho trovato soltanto una
religione che osasse scendere con me nella profondità di me stesso». (dall’Autobiografia
di G. K. Chesterton 1874 – 1936; battezzato
da bambino nella Chiesa anglicana si convertì nel 1922 al cattolicesimo).
Leggi anche questo. Don Alberto Ravagnani parla della confessione.
Buon Natale.
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