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sabato 13 giugno 2020

DIRE SI' ANCHE NEL NAUFRAGIO / sant'Antonio di Padova




“Sia il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”. A volte questa frase di Gesù viene usata per giudizi tranchant, per arroccamenti ostinati, come bandiera di gruppi e siti cattolici conservatori. Chiaramente, non è quello che vuole Gesù. Gesù non è ideologico. Il dialogo significa anche ascolto, valutazione prudente delle situazioni e del cammino di cui ognuno è capace. Senza però annullare la Parola di Dio. L'aborto resta sempre un crimine, il razzismo non ha nessuna legittimazione e nemmeno scuse nella visione di Dio e del cristiano. “Black lives matter”, “All lives matter”, in modo assoluto.
La chiamata di Eliseo ci può illuminare su ciò che significa per noi “Sì, sì; no, no”. Eliseo, chiamato da Elia a diventare profeta, lascia tutto e non tornerà indietro. Dice un sì pieno che diventerà sempre più pieno. Come segno distrugge il suo strumento di lavoro.
Anche sant’Antonio è un esempio di un sì pieno che è andato rafforzandosi nel tempo. Da adolescente, combatte per mantenere la purezza. Diventato agostiniano, per evitare le distrazioni, le troppe visite di parenti e amici, chiede di andare al convento di Coimbra, a 200 km da Lisbona dove è nato, un vero viaggio a quei tempi. Impegnato nell’obbedienza e nello studio, vede arrivare i primi frati di san Francesco e guarda alla loro radicalità evangelica, installati in povere capanne su una collina alla periferia della città. Quando vengono riportati i corpi dei primi martiri francescani, uccisi in Marocco dove volevano annunciare Cristo, si infiamma e, sperando di dare anche lui la vita per Cristo, chiede di diventare frate minore. Riceve il nome di Antonio e dopo poco si imbarca con alcuni compagni per il Marocco. Però una terribile tempesta li fa naufragare lontano, sulle coste della Sicilia. Viene quindi accolto in un convento siciliano. Fallito il suo progetto non torna indietro. È sempre disponibile all’obbedienza, qualunque essa sia, perché quello conta: fare la volontà di Dio. Gli suggeriscono di andare al Capitolo Generale ad Assisi e mettersi a disposizione di san Francesco. Ma lì nessuno lo calcola. Un sacerdote, dotto, uno che ha già affrontato il rischio del martirio, non dovrebbe essere uno qualsiasi! E invece sembra che non conti nulla. Ma non è forse questo il senso del Cristianesimo, e sopratutto del martirio? Un provinciale lo vede rimasto senza destinazione e lo manda in un eremo dove ci sono solo frati laici che, quindi, non hanno la messa in convento. E Antonio, in quell’eremo, celebra messa, prega, lava i piatti, pulisce gli ambienti, aiuta nell’orto… La biblioteca del convento non è nemmeno una biblioteca. Il suo superiore è un fraticello laico. Ma per Antonio questa vita è essere unito a Cristo, povero, umile e obbediente, e gli basta. Meno glorioso del martirio, o piuttosto è un martirio meno glorioso di quello che aveva sognato, ma in questo modo dà veramente tutta la sua vita al Signore: non nei suoi progetti, non nei suoi sogni ma nella realtà dell’annientamento.  
Poi, sempre per obbedienza, avviene la rivelazione del grande predicatore pieno di conoscenza della Scrittura e di Spirito Santo che è. E percorre Italia e Francia predicando. Si rende conto che i frati hanno bisogno di formazione e lo dice a san Francesco, che tentenna molto perché teme che si perda lo spirito di semplicità e di orazione. Ma comprendendo che è necessario, autorizza Antonio, che chiama con rispetto “mio vescovo”, ad aprire il primo Studio teologico francescano. Quindi obbedire non significa mancare di riflessione propria e di proposte, ma significa non fare un passo fuori dalla sottomissione piena a Cristo tramite la Chiesa, la Comunità. Ecco sant’Antonio felice nella gloria come nell'abbassamento, nello sviluppo dei suoi doni come nella privazione di essi. Il nostro sì sia un sì pieno, sempre più pieno, il nostro no sia un no sempre più pieno.

Prima Lettura   1 Re 19, 19-21
Elìa gettò il suo mantello su Elisèo e questi lo seguì.

Dal primo libri dei Re
In quei giorni Elìa, disceso dalla montagna, incontrò Elisèo figlio di Safat. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il decimosecondo.
Elìa, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello. Quegli lasciò i buoi e corse dietro a Elìa, dicendogli: «Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò».
Elìa disse: «Và e torna, perché sai bene che cosa ho fatto di te».
Allontanatosi da lui, Elisèo prese un paio di buoi e li uccise; con gli attrezzi per arare ne fece cuocere la carne e la diede alla gente, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elìa, entrando al suo servizio.


Salmo Responsoriale
    Dal Salmo 15 
A te solo, Signore, affido la mia vita.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto a Dio: «Sei tu il mio Signore,
senza di te non ho alcun bene».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita. 
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
Io pongo sempre innanzi a me il Signore,
sta alla mia destra, non posso vacillare. 
Di questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro,
né lascerai che il tuo santo veda la corruzione.  

Canto al Vangelo   
Cf Sal 144.17
Alleluia, alleluia.

Il Signore è fedele nelle sue opere
e santo in tutte le sue opere.
Alleluia.
 
Vangelo   
Mt 5, 33-37
Io vi dico: non giurate affatto.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno». 

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