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lunedì 10 luglio 2017

UN AMORE SEMPRE NUOVO / lunedì XIV sett. T.O.

Salvator Rosa - Sogno di Giacobbe
Sabato la liturgia riportava la elezione di Giacobbe. Egli compra per un piatto di lenticchie il suo diritto di primogenitura al fratello Esaù, poco interessato in verità, e con l’aiuto della madre carpisce in seguito la benedizione che Isacco aveva riservato ad Esaù.

È un testo difficile che si interpreta secondo due linee: l’assoluta libertà di Dio che sceglie chi vuole. A Caino Dio preferì Abele che non contava nulla per i suoi genitori, (Abele significa “vanità”, “vuoto”). Dio scelse Davide che Jesse, presentando i suoi figli a Samuele, aveva trascurato di chiamare lasciandolo a pascolare il gregge. Che però questo avvenga all’inizio della storia della famiglia di Abramo e per giunta con mezzi poco ortodossi, prende una grande importanza. La seconda linea, messa in valore dalla tradizione spirituale mariana, fa vedere Giacobbe sinceramente attaccato ai valori che Esaù invece disprezza. Come Sara intervenne contro Agar e Ismaele a favore di Isacco, come Abramo fece cercare una sposa per Isacco nel clan di origine, così Dio, nella sua libertà, sceglie la persona più idonea per continuare la Promessa e l’Alleanza.


Ma Esaù si infuria contro il fratello e la tensione sale enormemente. Rachele impone in via prudenziale la fuga molto lontano e Giacobbe si ritrova fuggiasco, sprovvisto di tutto, e senz’altro molto angosciato. Dio viene a confermarlo col sogno della Scala che unisce cielo e terra. Credo che ci facciamo un idea spaziale del nostro rapporto con Dio. Almeno io sono stato sorpreso di incontrare il Signore fuori dal contesto che mi aspettavo. Dopo, vivendo in Italia e in tutti miei spostamenti, mi rallegrava quell’immenso senso di libertà che veniva dall’aver scoperto che il Signore non conosce frontiere. Credo che Giacobbe, dovendo lasciare la Terra che Dio aveva promesso alla sua famiglia, pensava di allontanarsi da Dio. Infatti chiede a Dio al mattino seguente di proteggerlo ma anche di farlo tornare nella Terra.

C'è un altro particolare. Dio dice a Giacobbe:A te e alla tua discendenza darò la terra sulla quale sei coricato. La tua discendenza…” Sono le stesse parole che aveva usato per Abramo. Come se l’Alleanza cominciasse oggi. La gente che dice: “con tanta gente e tanti problemi che ci sono, figuriamoci se Dio può pensare a me!” non ha incontrato il Signore. Saranno bravi più di tutti ma non hanno incontrato il Signore. Chi lo ha incontrato sa che Egli-pensa-a-me o meglio, per citare le Fonti Francescane, “sembra non aver altro da fare che di pensare ai frati poverelli e provvedere ai loro bisogni”. Io non sono un pezzo della catena. Senz’altro siamo “servi inutili”. Pare che qualche Cardinale invitato a ritirarsi alla fine del suo mandato contrariamente all’uso finora comune, si lamenta in interviste a giornali. Se è vero, solo questo sarebbe un motivo sufficiente per giustificare il suo allontanamento. Siamo servi inutili ma non senza nome, non senza che Dio abbia un amore personale per ciascuno di noi. L’Amore è sempre nuovo, e l’Amore di Dio appare come una nuova Creazione, un nuovo Inizio. Che implica anche la piena responsabilità: “a te darò” significa anche “a te affido” … “a te chiedo di servire”.

Giacobbe erige una stele in quel luogo che chiama “Betel” “casa di Dio”. Se ognuno di noi, incontrando il Signore, apre il cuore, diventa una “Betel” per i tanti "fuggiaschi", smarriti e senza meta perché senza Dio in questa vita. Così la risurrezione della ragazza del Vangelo e la salvezza dell’emorroissa sono nuovi Inizi e altrettante “Betel” per la gente che comincia a capire che hanno incontrato Dio Salvatore.


Prima Lettura   Gn 28, 10-22a
Una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo.

Dal libro della Gènesi
In quei giorni, Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese là una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo.
Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco, il Signore gli stava davanti e disse: «Io sono il Signore, il Dio di Abramo, tuo padre, e il Dio di Isacco. A te e alla tua discendenza darò la terra sulla quale sei coricato. La tua discendenza sarà innumerevole come la polvere della terra; perciò ti espanderai a occidente e a oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E si diranno benedette, in te e nella tua discendenza, tutte le famiglie della terra. Ecco, io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questa terra, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che ti ho detto».
Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: «Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo». Ebbe timore e disse: «Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo».
La mattina Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità. E chiamò quel luogo Betel, mentre prima di allora la città si chiamava Luz.
Giacobbe fece questo voto: «Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio. Questa pietra, che io ho eretto come stele, sarà una casa di Dio».   

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 90
Mio Dio, in te confido. 


Chi abita al riparo dell’Altissimo
passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.
Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio in cui confido».

Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,
dalla peste che distrugge.
Ti coprirà con le sue penne,
sotto le sue ali troverai rifugio;
la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza.

«Lo libererò, perché a me si è legato,
lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e io gli darò risposta;
nell’angoscia io sarò con lui».      

Canto al Vangelo 
  2 Tm 1,10 
Alleluia, alleluia.

Il Salvatore nostro Gesù Cristo ha vinto la morte
e ha fatto risplendere la vita per mezzo del vangelo. 
Alleluia.


Vangelo 
  Mt 9,18-26
Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni ed ella vivrà.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.
Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione. 
  

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