Visualizzazioni totali

domenica 16 luglio 2017

CENTO PER UNO / domenica XV del T.O.

Mentre il bellissimo oracolo di Isaia (prima lettura) ci assicura dell’infallibile potenza della Parola di Dio, il Vangelo ci fa comprendere che questa potenza divina include anche la nostra libertà che Dio rispetta e responsabilizza, non annulla. “Il Dio che ti ha creato senza di te, non ti salverà senza di te” (sant’Agostino); “L’unica predestinazione è quella della salvezza, ma questo avviene in maniera degna di esseri liberi e intelligenti” (san Francesco di Sales). 

Mentre la promessa di Isaia è gioia pura, la parabola del Vangelo ci preoccupa un po’. Ma anch’essa è una Buona Notizia: cosa sarebbe l’amore di Dio se non fossimo liberi? : sarebbe insopportabile tirannia! Solo che troppo spesso non accettiamo la responsabilità che va di pari passo con la libertà.  
Chi è più libero? Chi impara a guidare la macchina con perizia e responsabilità e la usa per spostarsi in modo veloce e sicuro dove vuole, oppure chi la sfascia con una guida inconsiderata e dopo deve camminare a piedi? Non sei Dio, sei una creatura. Solo rispettando la Natura e il suo rapporto con Dio potrai essere libero. “Due sono le vie, una della vita e una della morte, e la differenza è grande fra queste due vie”. (Didaché 1).


Il Vangelo conferma e completa Isaia. Gesù ribadisce la potenza estrema della Parola di Dio (cento per uno! Una veloce ricerca su internet sembra indicare che ancora oggi, in Palestina, con tecniche di oggi molto migliori ma con sempre scarsità di acqua, sarebbe una quantità forse non impossibile da raggiungere ma comunque veramente ragguardevole. Agli orecchi degli ascoltatori di Gesù quel cento per uno diceva proprio che la Parola di Dio ottiene frutti straordinari). Ma Gesù ci chiede per questo di essere il terreno buono.


Se voglio comprendere la parola di Gesù di oggi mi devo situare nei quattro casi che egli descrive. Non inventarne altri a mio gusto. 
Se penso di essere il buon terreno devo dimostrarlo con l’abbondanza di frutti spirituali nella mia vita. 
Devo essere attento a non essere la strada che non accoglie il seme. Lo possiamo essere senza accorgerci, proprio perché siamo sordi spiritualmente. Gli ebrei dicono che dopo quattro giorni senza scrutare la Parola inizia l’indurimento del cuore. San Bernardo diceva a un suo monaco: “e quando te ne rendi conto è già tardi”. 
Devo essere attento a non essere il terreno sassoso: chi deve "sentirselo dentro" per venire a Messa, per esempio, non sarà mai costante e morirà ingannato. Ma chi, pur venendo a Messa sempre, ma si ripiega su se stesso in modo duraturo quando non si sente accolto, chi non supera le ingiustizie ricevute, anche lui è un incostante, senza fede matura, uno che non ha radice in sé. 
Infine il terreno pieno di rovi ci insegna a non lasciar invadere lo spazio interiore della nostra anima con ciò che soffoca la Parola di Dio. Ed è così facile che questo avvenga!
Impariamo ad essere saggi spiritualmente!


Prima Lettura  Is 55, 10-11
La pioggia fa germogliare la terra.

Dal libro del profeta Isaia
Così dice il Signore:
«Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

Salmo Responsoriale  
Dal Salmo 64
Tu visiti la terra, Signore, e benedici i suoi germogli.

Tu visiti la terra e la disseti,
la ricolmi di ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu prepari il frumento per gli uomini.

Così prepari la terra:
ne irrìghi i solchi, ne spiani le zolle,
la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli.

Coroni l’anno con i tuoi benefici,
i tuoi solchi stillano abbondanza.
Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza.

I prati si coprono di greggi,
le valli si ammantano di messi:
gridano e cantano di gioia!

Seconda Lettura
  Rm 8, 18-23
L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.
La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

Canto al Vangelo
  Cf Mt 13,19.23
Alleluia, alleluia.

Il seme è la parola di Dio
e il seminatore è Cristo:
chiunque trova lui, ha la vita eterna.
Alleluia.

Vangelo  Mt 13,1-23 (Forma breve Mt 13,1-9)
Il seminatore uscì a seminare.

Dal vangelo secondo Matteo
[ Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».  ]
Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno». 

Nessun commento:

Posta un commento