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mercoledì 12 luglio 2017

LA STORIA DI GIUSEPPE / mercoledì XIV SETT. T.O.

James Tissot - Giuseppe e i suoi fratelli
accolti dal Faraone
Giacobbe ebbe dodici figli ma Giuseppe era il preferito. Questo suscita grande invidia e gelosia negli altri che decidono di sopprimerlo. Solo un sussulto di coscienza, grazie all’imput dato da Ruben, gli evita la morte. Ma lo vendono a dei mercanti diretti in Egitto. Rivenduto in quel paese, fa apprezzare le sue qualità, sempre fedele al Dio dei suoi padri. Incarcerato per una calunnia viene infine liberato e avendo capito da Dio quale carestia sta per colpire l’Egitto può organizzare in tempo riserve di grano che rivende al popolo nei sette anni di magra, sfamando anche gli altri piccoli popoli circostanti. Quando si vede davanti i suoi fratelli venuti a comprare grano in Egitto, spinti dalla carestia che infierisce su tutta la terra, comprende che è stato guidato da Dio per un progetto di salvezza in particolare per la propria famiglia. Egli mette alla prova i suoi fratelli incarcerandoli.

Da questo grande racconto emergono due verità importantissime:

-il male non è mai una soluzione mentre il bene lo è. I fratelli pensavano di eliminare la sofferenza che causava loro il confronto con Giuseppe eliminando lui. Invece portano sempre e ovunque nel cuore il peso terribile di ciò che hanno fatto. E quando gli capita qualcosa di negativo immediatamente pensano che sia un
castigo collegato a quella azione! Vivono una vita terribile. Anche se ridono, magari molto forte, non
Giuseppe venduto dai suoi fratelli
possono rientrare nel loro cuore senza sentire quella tristezza, vedere riemergere quel fantasma che li condanna. Sono soli.  «Certo su di noi grava la colpa nei riguardi di nostro fratello, perché abbiamo visto con quale angoscia ci supplicava e non lo abbiamo ascoltato. Per questo ci ha colpiti quest’angoscia».

-mentre i figli di Giacobbe vivono una vita che ha perso ogni spensieratezza, Dio sta svolgendo tutto al loro bene! Questo è il paradosso della fede. Solo ritornando pentiti a Dio e quando Egli vorrà liberarli da questo peccato, potranno rinascere, ma Dio, da parte sua non ha mai smesso di amarli. E anche Giuseppe non è stato abbandonato. Tante volte nella nostra vita capitano cose che ci è difficile comprendere o tanto duro da accettare, ma possiamo fare fiducia a Dio lo stesso. Egli ci ama.
Giuseppe che è rimasto vicino a Dio comprende il suo disegno e lo dirà ai fratelli, considerandosi un semplice (e felice) strumento. I fratelli lo capiranno a stento. Alla fine, invece di vincere su Giuseppe, benché trattati da fratelli da lui rimarranno sempre timorosi, sempre suoi schiavi. Se avessero lottato contro il loro odio sarebbero entrati anch’essi nel mistero di salvezza di Dio e ne sarebbe uscito una fratellanza tra loro tutti, veramente formidabile.

Il Vangelo ci offre un altro particolare prezioso. Matteo che scrive il Vangelo si presenta come Matteo il pubblicano, il peccatore pubblico: umiltà, pacificazione con la propria storia, annuncio della potenza di Gesù che ha trasformato la sua vita! Invece chiama Giuda Taddeo solo Taddeo, affinché non sia confuso con Giuda Iscariota che fu il traditore. Accusa se stesso nello spirito che abbiamo detto e copre gli altri. Anche Luca chiamerà Matteo "Levi", coprendo il suo passato. Chi è in Cristo è una creatura nuova, le cose vecchie sono passate, ne sono nate di nuove!
 Che bellezza!


Prima Lettura   Gn 41, 55-57; 42, 5-7. 17-24a
Su di noi grava la colpa nei riguardi di nostro fratello; per questo ci ha colpiti quest’angoscia.

Dal libro della Gènesi
In quei giorni, tutta la terra d’Egitto cominciò a sentire la fame e il popolo gridò al faraone per avere il pane. Il faraone disse a tutti gli Egiziani: «Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà». La carestia imperversava su tutta la terra. Allora Giuseppe aprì tutti i depositi in cui vi era grano e lo vendette agli Egiziani. La carestia si aggravava in Egitto, ma da ogni paese venivano in Egitto per acquistare grano da Giuseppe, perché la carestia infieriva su tutta la terra. Arrivarono i figli d’Israele per acquistare il grano, in mezzo ad altri che pure erano venuti, perché nella terra di Canaan c’era la carestia.
Giuseppe aveva autorità su quella terra e vendeva il grano a tutta la sua popolazione. Perciò i fratelli di Giuseppe vennero da lui e gli si prostrarono davanti con la faccia a terra. Giuseppe vide i suoi fratelli e li riconobbe, ma fece l’estraneo verso di loro e li tenne in carcere per tre giorni.
Il terzo giorno Giuseppe disse loro: «Fate questo e avrete salva la vita; io temo Dio! Se voi siete sinceri, uno di voi fratelli resti prigioniero nel vostro carcere e voi andate a portare il grano per la fame delle vostre case. Poi mi condurrete qui il vostro fratello più giovane. Così le vostre parole si dimostreranno vere e non morirete». Essi annuirono.
Si dissero allora l’un l’altro: «Certo su di noi grava la colpa nei riguardi di nostro fratello, perché abbiamo visto con quale angoscia ci supplicava e non lo abbiamo ascoltato. Per questo ci ha colpiti quest’angoscia».
Ruben prese a dir loro: «Non vi avevo detto io: “Non peccate contro il ragazzo”? Ma non mi avete dato ascolto. Ecco, ora ci viene domandato conto del suo sangue». Non si accorgevano che Giuseppe li capiva, dato che tra lui e loro vi era l’interprete.
Allora egli andò in disparte e pianse.

Salmo Responsoriale  
 Dal Salmo 32 
Su di noi, Signore, sia il tuo amore.


Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate al Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate.

Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.  

Canto al Vangelo 
  Mc 1,15
Alleluia, alleluia.

Il regno di Dio è vicino;
convertitevi e credete nel Vangelo. 
Alleluia.

Vangelo   Mt 10, 1-7
Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d'Israele.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».

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