Matteo Salvini rimette in giro una "cartolina" diffusa già un anno fa in occasione di un altro momento di crisi con il problema dell'immigrazione. |
Non voglio fare politica ma insegnare la verità del Vangelo e del Magistero della Chiesa.
Sta girando di nuovo sui Social una foto di
Giovanni Paolo II con una sua citazione che sembra in piena linea con la
politica migratoria dell’attuale Governo italiano. Tanto che è stata ripresa
dallo stesso Matteo Salvini sul suo profilo Facebook domenica scorsa 16 giugno
2019. La frase sulla foto dice: “È responsabilità delle
autorità pubbliche esercitare il controllo dei flussi migratori in
considerazione delle esigenze del bene comune. L'accoglienza deve sempre
realizzarsi nel rispetto delle leggi e quindi coniugarsi, quando necessario,
con la ferma repressione degli
abusi”. Papa san Giovanni Paolo II,
Ecclesia in Europa – 28 giugno 2003.
Bravo papa Giovanni Paolo II! Dopo “mio Papa è Benedetto” scritto sulle magliette ecco che un altro
Papa, e Santo, “vota Salvini”.
Purtroppo è un’operazione disonesta, di pura disinformazione. Salvini
non cita il paragrafo dal quale questa frase è stata presa. È il paragrafo 101
di “Ecclesia in Europa”. Sarebbe stato troppo facile, per chi vuole, andare a
controllare e vedere che il paragrafo esprime un concetto molto diverso:
Ciascuno si deve adoperare per la crescita di una matura
cultura dell'accoglienza, che tenendo conto della pari dignità di ogni persona
e della doverosa solidarietà verso i più deboli, richiede che ad
ogni migrante siano riconosciuti i diritti fondamentali. È responsabilità delle autorità pubbliche esercitare
il controllo dei flussi migratori ….».
Come se io dicessi a qualcuno: “dai, esci!
Certo, se viene un temporale, non uscire!” e qualcuno riportasse la mia frase
in questo modo: “fra Sereno ha detto: ‘non uscire!’ Certo ho pronunciato queste
parole ma riportate così si travisa totalmente il mio pensiero.
Per chi vuole metto sotto tutta la parte del
documento di Giovanni Paolo II che parla del fenomeno delle migrazioni. Per chi
non ha tempo di leggere, basta citare i titoli:
Per una cultura dell'accoglienza (paragrafi 100 a 103)
Parte III. Decidiamoci alla
carità!
Sembra abbastanza
evidente che si vuole dare una etichetta di cattolico doc. a Salvini e opporre
Papa Francesco e Papa Giovanni Paolo II. Chiunque segue il magistero di questi
due Papi sa che sono in continuità. Perché il loro punto di riferimento è
l’unico Vangelo di Gesù Cristo. Il Magistero della Chiesa è un po’ più serio.
Un giorno Salvini disse:
“preferisco il Brunello (il vino) al Brunetta”. Interrogato su quella battuta, l’onorevole
Renato Brunetta rispose: “ma, che devo dire? Si Salvini chi può?” Mettiamo la
anche noi così, sul sorridere: “Si Salvini chi può!”
Per una cultura
dell'accoglienza
100. Tra le sfide che
si pongono oggi al servizio al Vangelo della speranza va annoverato il
crescente fenomeno delle immigrazioni, che interpella la capacità
della Chiesa di accogliere ogni persona, a qualunque popolo o nazione essa
appartenga. Esso stimola anche l'intera società europea e le sue istituzioni
alla ricerca di un giusto ordine e di modi di convivenza rispettosi di tutti,
come pure della legalità, in un processo d'una integrazione possibile.
Considerando lo stato
di miseria, di sottosviluppo o anche di insufficiente libertà, che purtroppo
caratterizza ancora diversi Paesi, tra le cause che spingono molti a lasciare
la propria terra, c'è bisogno di un impegno coraggioso da parte di tutti
per la realizzazione di un ordine economico internazionale più giusto,
in grado di promuovere l'autentico sviluppo di tutti i popoli e di tutti i
Paesi.
101. Di fronte al
fenomeno migratorio, è in gioco la capacità, per l'Europa, di dare spazio a
forme di intelligente accoglienza e ospitalità. È la visione
« universalistica » del bene comune ad esigerlo: occorre dilatare lo
sguardo sino ad abbracciare le esigenze dell'intera famiglia umana. Lo stesso
fenomeno della globalizzazione reclama apertura e condivisione, se non vuole
essere radice di esclusione e di emarginazione, ma piuttosto di partecipazione
solidale di tutti alla produzione e allo scambio dei beni.
Ciascuno si deve
adoperare per la crescita di una matura cultura dell'accoglienza,
che tenendo conto della pari dignità di ogni persona e della doverosa
solidarietà verso i più deboli, richiede che ad ogni migrante siano
riconosciuti i diritti fondamentali. È responsabilità delle autorità
pubbliche esercitare il controllo dei flussi migratori in considerazione delle
esigenze del bene comune. L'accoglienza deve sempre realizzarsi nel rispetto
delle leggi e quindi coniugarsi, quando necessario, con la ferma repressione
degli abusi.
102. Occorre pure
impegnarsi per individuare forme possibili di genuina
integrazione degli immigrati legittimamente accolti nel tessuto
sociale e culturale delle diverse nazioni europee. Essa esige che non si abbia
a cedere all'indifferentismo circa i valori umani universali e che si abbia a
salvaguardare il patrimonio culturale proprio di ogni nazione. Una convivenza
pacifica e uno scambio delle reciproche ricchezze interiori renderà possibile
l'edificazione di un'Europa che sappia essere casa comune, nella quale ciascuno
possa essere accolto, nessuno venga discriminato, tutti siano trattati e vivano
responsabilmente come membri di una sola grande famiglia.
103. Per parte sua, la
Chiesa è chiamata a « continuare la sua azione nel creare e rendere sempre
migliori i suoi servizi di accoglienza e le sue attenzioni
pastorali per gli immigrati e i rifugiati »,(165) per far sì che siano rispettate la
loro dignità e libertà e sia favorita la loro integrazione.
In particolare, si
ricordi di dare una specifica cura pastorale all'integrazione degli
immigrati cattolici, rispettando la loro cultura e l'originalità della loro
tradizione religiosa. A tale scopo, sono da favorire contatti tra le Chiese di
origine degli immigrati e quelle di accoglienza, così da studiare forme di
aiuto, che possano prevedere anche la presenza, tra gli immigrati, di
presbiteri, consacrati e operatori pastorali adeguatamente formati provenienti
dai loro Paesi.
Il servizio del Vangelo
esige, inoltre, che la Chiesa, difendendo la causa degli oppressi e degli
esclusi, chieda alle autorità politiche dei diversi Stati e ai
responsabili delle Istituzioni europee di riconoscere la condizione di
rifugiati per quanti fuggono dal proprio Paese di origine a motivo di pericoli
per la propria esistenza, come pure di favorirne il ritorno nei propri Paesi; e
di creare altresì le condizioni perché sia rispettata la dignità di tutti gli
immigrati e siano difesi i loro diritti fondamentali.(166)
III. Decidiamoci alla carità!
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