3. Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Le donne
ascoltano il richiamo degli angeli, che aggiungono: «Ricordatevi come vi parlò
quando era ancora in Galilea» (Lc 24,6). Quelle donne avevano dimenticato la
speranza perché non ricordavano le parole di Gesù, la sua chiamata avvenuta in
Galilea. Persa la memoria viva di Gesù, restano a guardare il sepolcro. La fede
ha bisogno di riandare in Galilea, di ravvivare il primo amore con Gesù, la sua
chiamata: di ricordarlo, cioè, letteralmente, di ritornare col cuore a Lui.
Ritornare a un amore vivo col Signore è essenziale, altrimenti si ha una fede
da museo, non la fede pasquale. Ma Gesù non è un personaggio del passato, è una
Persona vivente oggi; non si conosce sui libri di storia, s’incontra nella
vita. Facciamo oggi memoria di quando Gesù ci ha chiamati, di quando ha vinto
le nostre tenebre, resistenze, peccati, di come ci ha toccato il cuore con la
sua Parola. Le donne, ricordando Gesù, lasciano il sepolcro. Pasqua ci insegna
che il credente si ferma poco al cimitero, perché è chiamato a camminare
incontro al Vivente. Chiediamoci: nella vita, verso dove cammino? A volte ci
dirigiamo sempre e solo verso i nostri problemi, che non mancano mai, e andiamo
dal Signore solo perché ci aiuti. Ma allora sono i nostri bisogni, non Gesù, a
orientarci. Ed è sempre un cercare il Vivente tra i morti. Quante volte, poi,
dopo aver incontrato il Signore, ritorniamo tra i morti, aggirandoci dentro di
noi a rivangare rimpianti, rimorsi, ferite e insoddisfazioni, senza lasciare
che il Risorto ci trasformi.
Cari
fratelli e sorelle, diamo al Vivente il posto centrale nella vita. Chiediamo la
grazia di non farci trasportare dalla corrente, dal mare dei problemi; di non
infrangerci sulle pietre del peccato e sugli scogli della sfiducia e della
paura. Cerchiamo Lui, lasciamoci cercare da Lui. Cerchiamo lui in tutto e prima
di tutto. Con Lui risorgeremo.
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