La fede è dono ma anche coraggio, coraggio di esporsi, coraggio di dire: "Signore anch'io accetto al tua proposta". Il Papa in questo secondo paragrafo ci parla della paura e della fiducia:
2. Ritorniamo alle donne che vanno al sepolcro di Gesù. Di
fronte alla pietra rimossa, restano allibite; vedendo gli angeli rimangono,
dice il Vangelo, «impaurite» e col «volto chinato a terra» (Lc 24,5). Non hanno
il coraggio di alzare lo sguardo. Quante volte capita anche a noi: preferiamo
rimanere accovacciati nei nostri limiti, rintanarci nelle nostre paure. È
strano: perché lo facciamo? Spesso perché nella chiusura e nella tristezza
siamo noi i protagonisti, perché è più facile rimanere soli nelle stanze buie
del cuore che aprirci al Signore. Eppure solo Lui rialza. Una poetessa ha
scritto: «Non conosciamo mai la nostra altezza, finché non siamo chiamati ad
alzarci» (E. DICKINSON, We never know how high we are). Il Signore ci chiama ad
alzarci, a risorgere sulla sua Parola, a guardare in alto e credere che siamo
fatti per il Cielo, non per la terra; per le altezze della vita, non per le
bassezze della morte: perché cercate tra i morti colui che è vivo? Dio ci
chiede di guardare la vita come la guarda Lui, che vede sempre in ciascuno di
noi un nucleo insopprimibile di bellezza. Nel peccato, vede figli da rialzare;
nella morte, fratelli da risuscitare; nella desolazione, cuori da consolare.
Non temere, dunque: il Signore ama questa tua vita, anche quando hai paura di
guardarla e prenderla in mano. A Pasqua ti mostra quanto la ama: al punto da
attraversarla tutta, da provare l’angoscia, l’abbandono, la morte e gli inferi
per uscirne vittorioso e dirti: “Non sei solo, confida in me!”. Gesù è
specialista nel trasformare le nostre morti in vita, i nostri lamenti in danza
(cfr Sal 30,12): con Lui possiamo compiere anche noi la Pasqua, cioè il
passaggio: passaggio dalla chiusura alla comunione, dalla desolazione alla
consolazione, dalla paura alla fiducia. Non rimaniamo a guardare per terra
impauriti, guardiamo a Gesù risorto: il suo sguardo ci infonde speranza, perché
ci dice che siamo sempre amati e che nonostante tutto quello che possiamo
combinare il suo amore non cambia. Questa è la certezza non negoziabile della
vita: il suo amore non cambia. Chiediamoci: nella vita dove guardo? Contemplo
ambienti sepolcrali o cerco il Vivente?
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