Dal bacio della pantofola al Papa al Papa che, pur essendo maestro e signore in Cristo, si abbassa davanti ai signori della guerra, come Gesù. |
Tanti anni fa ho scoperto Mattà el
Meskìn abate copto egiziano, grazie alle edizioni della Comunità di Bose. Mi ha
colpito in particolare che negli anni ‘70 egli aveva annunciato la venuta di
una terza era della Chiesa. Dopo la prima fase, caratterizzata dall’annuncio
gioioso della Risurrezione in tutto il mondo, confermato dalla testimonianza
dei martiri, era venuta una seconda epoca di costruzione profonda di popoli e
culture cristiane, la Cristianità. Stava arrivando una epoca che – diceva – non
sarebbe stata meno gioiosa e meno gloriosa delle due prime: l’era in cui la Chiesa
avrebbe chiesto perdono delle sue colpe. In questo la Chiesa avrebbe
testimoniato la sua fiducia totale nel Dio che annunciava e nel suo Vangelo. Infatti
riconoscendo le proprie colpe e i crimini di alcuni suoi membri, avrebbe
dimostrato di credere nella verità che rende liberi e nella forza della
misericordia donate a noi in Gesù Cristo. Quando leggevo questi testi, Giovanni
Paolo II cominciava a chiedere perdono per i peccati della Chiesa!
Forse pensavamo che sarebbe bastato fare
un esame di coscienza su un passato già lontano. Vediamo che la realtà è molto più
cocente e attuale. Anche se – contrariamente a quello che dice papa Ratzinger
(ha scritto lui questo testo?) – è evidente che la pedofilia da parte di membri
del clero non ha iniziato con gli anni ’60 e il Concilio Vaticano II, è anche vero
che questo male è dei nostri giorni e le sue vittime sono tra noi per raccontarlo.
Questo ragionamento su tre fasi della Chiesa
trova una conferma in un testo del 1967, ripreso oggi da un monaco francese,
padre Ghislain Lafont e che trovo molto illuminante.
Nel 1967, appena concluso il Concilio Vaticano II, un padre gesuita francese, François Roustang, individuava di fronte al Concilio tre categorie di fedeli: il “primo”, conservatore reticente rispetto all’aggiornamento conciliare, e il “secondo”, conquistato alla riforma e impaziente di vederla messa in atto (con tutti gli abusi ed errori che ne seguirono come sappiamo). Poi c'era il “terzo uomo”, quello che, grazie al Concilio, aveva potuto uscire dai binari di certi schemi teologici ma sopratutto di certe pratiche devozionali: la confidenza quasi magica in certe preghiere indulgenziate, in novene “particolarmente efficaci”, in riti e gesti particolari. Si potrebbe dire: il Concilio gli aveva permesso di essere uomo, semplicemente. Il Concilio gli aveva permesso di aprirsi al mondo e alla vita, alla propria vita, partendo dalla verità del Vangelo dell’Incarnazione.
Il Concilio, come il Vangelo, ha dell’uomo una visione
positiva: un uomo maggiorenne, di fronte a se stesso, agli altri, a Cristo, a
Dio stesso. Un uomo immagine di Dio “principio dei suoi atti, avendo su di essi
il libero arbitrio e il potere” (san Tommaso, Somma teologica, Ia-IIae,
prologo) – un uomo dunque che discerne, decide e agisce, ma anche che ascolta e
risponde, che chiede perdono e perdona. E dunque un Cristo che, venendo nel
mondo, ascolta la Parola di Dio suo Padre e risponde ad essa attraverso le sue
scelte, il tempo (della sua vita), la sua morte, indicando così la figura di
Dio: Colui che crea con la sua Parola, e che subito si rivolge all’altro,
chiede, attende, accompagna, perdona, risuscita.
Anche secondo questa visione la Chiesa entra in una
terza fase. Il “periodo I” è stato quello della comunità nascente dei discepoli
che, sperimentando la potenza del Signore risorto che li accompagna, ha anche dovuto
situarsi rispetto al giudaismo, da cui usciva, e rispetto al mondo culturale
greco-latino, indifferente se non ostile, nel quale viveva. Il “periodo II” è
cominciato con il Concilio di Nicea e i concili successivi. Si sono poste
gradualmente le basi di una dottrina su Dio e il Mistero di Cristo e dello
Spirito, della Salvezza; si è sviluppata una cultura cristiana sempre più ricca,
e una riflessione sulla società sia civile che religiosa. Questo periodo è
durato, tra santità, abusi e riforme, fino al Concilio Vaticano I. Con il Concilio
Vaticano II inizia il "periodo III". Il Vaticano II non è un concilio di riforma, come tanti, ma essenzialmente d’instaurazione. Come
se tutto quanto precedeva avesse maturato e liberato una visione più profonda, cioè più
divina e più umana ad un tempo, che si potrebbe riassumere con questa formula:
“Dio è amore ed è permesso essere uomini”.
Di fatto siamo passati dal bacio della pantofola al Papa che porta la tiara, simbolo dei tre Poteri riassunti nella sua persona, al Papa che - come Cristo che pur essendo Maestro e Signore lava i piedi ai suoi discepoli che dopo poco lo tradiranno o lo abbandoneranno - invita come fratello tre Signori della guerra, cristiani battezzati però responsabili di 400 000 morti, a mantenere la pace. E siccome non c'è pace senza umiltà, aggiunge il gesto alla parola, si inchina davanti a loro e bacia loro i piedi. Anche Francesco, fondatore di enorme successo, da l'esempio dimissionando da ogni ruolo di autorità e scrive ai suoi fratelli e figli, "baciando loro i piedi", invitandoli a mantenere la fedeltà al Vangelo e all'altissima povertà.
Quale modello di Chiesa rispecchia meglio il messaggio di Gesù? E' certo che il gesto di papa Francesco con i leader del Sud Sudan non sarebbe stato possibile senza il Concilio Vaticano II.
Di fatto siamo passati dal bacio della pantofola al Papa che porta la tiara, simbolo dei tre Poteri riassunti nella sua persona, al Papa che - come Cristo che pur essendo Maestro e Signore lava i piedi ai suoi discepoli che dopo poco lo tradiranno o lo abbandoneranno - invita come fratello tre Signori della guerra, cristiani battezzati però responsabili di 400 000 morti, a mantenere la pace. E siccome non c'è pace senza umiltà, aggiunge il gesto alla parola, si inchina davanti a loro e bacia loro i piedi. Anche Francesco, fondatore di enorme successo, da l'esempio dimissionando da ogni ruolo di autorità e scrive ai suoi fratelli e figli, "baciando loro i piedi", invitandoli a mantenere la fedeltà al Vangelo e all'altissima povertà.
Quale modello di Chiesa rispecchia meglio il messaggio di Gesù? E' certo che il gesto di papa Francesco con i leader del Sud Sudan non sarebbe stato possibile senza il Concilio Vaticano II.
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