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lunedì 5 novembre 2018

UN INVITATO VERAMENTE SCOMODO / lunedì XXXI° sett. T.O.

Joey Velasco per il "Hapag Asa Feeding Program" che dona pranzi e lezioni di catechismo ai bambini malnutriti.

Gesù è veramente un invitato scomodo. Pensaci due volte prima di invitarlo a cena in casa tua. Prima criticherà in modo soft, ma comprensibile a tutti, la vanità dei tuoi invitati. Poi ti dirà che hai sbagliato ad invitare i tuoi amici e parenti, ma piuttosto dovevi invitare “poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti”. Così – aggiunge – avrai la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti. Ma nel frattempo?
Papa Francesco che fa tanto arrabbiare certi cattolici è un agnellino nei confronti di Gesù, uno che annacqua il Vangelo… E dire che questo Gesù è Dio stesso, è il padrone della Chiesa, l’unico Modello dei cristiani! Meno male che come diceva con arguzia Voltaire: “Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, ma, poi, l’uomo l’ha ben ricambiato”, cioè si è fatto tanti “dio” a sua misura e capriccio. Infatti molti non invitano mai Gesù a casa loro, non frequentano i luoghi dove parla in modo esplicito, e quando lo fanno preferiscono leggere libretti e foglietti scritti dall’uomo piuttosto che la Parola di Dio, o comunque capirla a modo loro.
Ricordo che – ero appena entrato in convento – mia sorella fece una festa per i suoi diciotto anni. Mi venne subito in mente questo Vangelo e volevo scriverle di non fare la festa, poi ho preferito stare zitto. Credo comunque di aver avuto ragione: questo basso profilo corrispondeva di più al mio livello spirituale. Come dice Gesù: pensa a convertirti e non farti subito Maestro che il giudizio è molto duro per i maestri. La mia sorella è oggi una cristiana molto impegnata anche a livello della sua diocesi.
Questo non toglie che Gesù abbia detto le parole che ascoltiamo oggi e che queste rimangono un criterio per giudicare la nostra vita. Beati noi se alla risurrezione dei giusti avremmo fatto festa – tante volte – con chi non poteva ricambiarci, senza suonare la tromba davanti a noi.
Vivere in comunità e nel matrimonio è, paradossalmente, un luogo ideale per questo: basta fare festa a chi fa parte della comunità, al coniuge e ai membri della sua famiglia. Infatti, dopo il primo tempo di entusiasmo scopri facilmente che la comunità (o la famiglia acquisita) è composta (quasi) esclusivamente di poveretti, poverette, gente che non capisce nulla, che non ti sta a sentire, che non vede, non ti aiuta e non ti comprende, mai! E san Paolo infierisce e ci dice oggi: tutti sono meglio di te che sei l’ultimo! Però poi se ci pensi un po’ cosa faresti senza la comunità, da solo, senza la tua famiglia?
Amare non significa però mancare di lucidità. Un mio confratello veniva dalla zona del Monte Grappa da una famiglia di viticoltori. Il suo padre è morto di cirrosi epatica, dopo vari episodi di coma etilico. E il suo fratello stava forse prendendo la stessa strada. Un giorno tornando dal lavoro trovò un biglietto: “Sono tua moglie, ti amo. Sto dalla mia mamma. Potrai vedere i figli tutte le volte che vorrai ma se non smetti di bere non tornerò a casa.” Smise di bere e mi diceva: “da quando ho smesso, mi rendo conto, anche vedendo gli amici, che alzavo veramente il gomito! Prima non lo vedevo, non volevo vederlo.”

Prima Lettura   Fil 2, 1-4
Rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire. 
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.
Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.    

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 130
Custodiscimi presso di te, Signore, nella pace. 
Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me. 
Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.
Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre.  

Canto al Vangelo 
  Gv 8,31 
Alleluia, alleluia.

Se rimanete nella mia parola,
siete davvero miei discepoli, dice il Signore,
e conoscerete la verità.
Alleluia.

Vangelo 
  Lc 14, 12-14
Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi e ciechi. 
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».  

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