Dare spazio a punti di vista diversi è necessario. Almeno per comprendere che possiamo essere condizionati dalle nostre fonti di informazione alle quali troppo spesso crediamo senza riflettere, in modo acritico. Un altro punto molto importante che ci offre questa lettera è di cominciare a misurare quanto siamo tutti facili a giudicare gli altri, ad indignarci delle cose che non vanno a casa loro, senza guardare le stesse cose, o peggio, che non vanno a casa nostra. Anzi, come puntualizza questa lettera, spesso siamo noi, in parte, la causa delle storture a casa degli altri.
Un invito pressante, quindi, a giudicare e criticare di meno e a operare e pregare di più, lì dove siamo, dove possiamo realmente incidere sulle situazioni, a fare realmente la Storia, briciola dopo briciola, e non esserne solo spettatori scontenti.
In ogni caso - anche non volendo credere senza cautela a tutto ciò che afferma questa lettera - è verissimo che nella grande stampa, la vita e le sofferenze dei cristiani del Medio Oriente sono spesso passate sotto silenzio, così come le sofferenze della gente comune. - fra Sereno.
Qui sotto il link del Sito che riporta questa lettera:
http://oraprosiria.blogspot.it/2018/03/lettera-aperta-delle-monache-siriane.html
Lettera aperta delle Monache siriane: Chiamare le cose con il loro nome, è questo l'inizio della pace.
Quando taceranno le armi ? E quando tacerà tanto giornalismo di parte ?
Noi che in Siria ci viviamo, siamo davvero stanchi, nauseati da questa
indignazione generale che si leva a bacchetta per condannare chi difende la
propria vita e la propria terra.
Perché l’opinione pubblica non ha battuto ciglio, perché nessuno si è
indignato, perché non sono stati lanciati appelli umanitari o altro per questi
innocenti? E perché solo e soltanto quando il Governo siriano interviene,
suscitando gratitudine nei cittadini siriani che si sentono difesi da tanto
orrore (come abbiamo constatato e ci raccontano), ci si indigna per la ferocia
della guerra?
Certo, anche quando l’esercito siriano bombarda ci sono donne, bambini,
civili, feriti o morti. E anche per loro preghiamo. Non solo i civili:
preghiamo anche per i jihadisti, perché ogni uomo che sceglie il male è un
figlio perduto, è un mistero nascosto nel cuore di Dio. Ed è a Dio che si deve
lasciare il giudizio, Lui che non vuole la morte del peccatore, ma che si
converta e viva.
Ma questo non significa che non si debbano chiamare le cose con il loro
nome. E non si può confondere chi attacca con chi si difende.
A Damasco, è dalla zona del Goutha che sono cominciati gli attacchi verso i
civili che abitano nella parte controllata dal governo, e non viceversa. Lo
stesso Goutha dove - occorre ricordarlo ? – i civili che non appoggiavano i
jihadisti sono stati messi in gabbie di ferro: uomini, donne, esposti
all’aperto e usati come scudi umani. Goutha: il quartiere dove oggi i civili
che vogliono scappare, e rifugiarsi nella parte governativa, approfittando
dalla tregua concessa, sono presi di mira dai cecchini dei ribelli…
Perché questa cecità dell’Occidente? Come è possibile che chi informa,
anche in ambito ecclesiale, sia così unilaterale?
La guerra è brutta, oh sì, sì se è brutta! Non venitelo a raccontare ai
siriani, che da sette anni se la sono vista portare in casa… Ma non si può
scandalizzarsi per la brutalità della guerra e tacere su chi la guerra l’ha
voluta e la vuole ancora oggi, sui Governi che hanno riversato in Siria in
questi anni le loro armi sempre più potenti, le loro intelligence... per non
parlare dei mercenari lasciati deliberatamente entrare in Siria facendoli
passare dai Paesi confinanti (tanti che poi sono diventati Isis, va ricordato
all’Occidente, che almeno questa sigla sa cosa significa). Tacere sui
Governi che da questa guerra hanno guadagnato e guadagnano. Basta vedere che
fine hanno fatto i più importanti pozzi petroliferi siriani. Ma questo è
solo un dettaglio, c’è molto più importante in gioco.
La guerra è brutta. Ma non siamo ancora arrivati alla meta, là dove il lupo
e l’agnello dimoreranno insieme, e per chi è credente bisogna ricordare che la
Chiesa non condanna la legittima difesa; e se anche non si augura certamente il
ricorso alle armi e alla guerra, la fede non condanna chi difende la propria
patria, la propria famiglia, neppure la propria vita. Si può scegliere la
non-violenza, fino a morirne. Ma è una scelta personale, che può mettere in
gioco solo la vita di chi lo sceglie, non si può certo chiederlo ad una nazione
intera, a un intero popolo.
Nessun uomo che abbia un minimo di umanità vera, può augurarsi la guerra.
Ma oggi dire alla Siria, al governo siriano, di non difendere la sua
nazione è contro ogni giustizia : troppo spesso è solo un modo per
facilitare il compito di quanti vogliono depredare il Paese, fare
strage del suo popolo, come accaduto in questi lunghi anni nei quali le tregue
sono servite soprattutto per riarmare i ribelli, e i corridoi umanitari per far
entrare nuove armi e nuovi mercenari.. e come non ricordare quali atrocità sono
accadute in questi anni nelle zone controllate dai jihadisti? violenze,
esecuzioni sommarie, stupri… i racconti rilasciati da chi alla fine è riuscito
a scappare ?
In queste settimane ci hanno fatto leggere un articolo veramente
incredibile: tante parole per far passare in fondo una sola tesi, e cioè che
tutte le Chiese di Oriente sono solo serve del potere…per convenienza… Qualche
bella frase ad effetto, tipo la riverenza di Vescovi e Cristiani verso il
Satrapo Siriano…un modo per delegittimare qualunque appello della Chiesa
siriana che faccia intravedere l’altro lato della medaglia, quella di cui non
si parla.
Aldilà di ogni inutile difesa e polemica, facciamo un ragionamento
semplice, a partire da una considerazione. E cioè che Cristo - che conosce bene
il cuore dell’uomo, e cioè sa che il bene e il male coabitano in ciascuno di
noi,- vuole che i suoi siano lievito nella pasta, cioè quella presenza che a
poco a poco, dall’interno, fa crescere una situazione e la orienta verso la
verità e il bene. La sostiene dove è da sostenere, la cambia dove è da
cambiare. Con coraggio, senza doppiezze, ma dall’interno. Gesù non ha
assecondato i figli del tuono, che invocavano un fuoco di punizione .
Certo che la corruzione c’è nella politica siriana (come in tutti i Paesi
del mondo) e c’è il peccato nella Chiesa (come in tutte le Chiese, come tante
volte il Papa ha lamentato).
Ma, appellandoci al buon senso di tutti, anche non credenti : qual è
l’alternativa reale che l’Occidente invoca per la Siria? Lo Stato islamico, la
sharia? Questo in nome della libertà e la democrazia del popolo siriano? Ma non
fateci ridere, anzi, non fateci piangere…
Ma se pensate che in
ogni caso non sia mai lecito scendere a compromessi, allora per coerenza vi
ricordiamo, solo per fare un piccolo esempio, che non potreste fare benzina
'senza compromessi coi poteri forti', dato che la maggior parte delle
compagnie ha comprato petrolio a basso costo dall’Isis, attraverso il ponte
della Turchia: così quando percorrete qualche chilometro in auto, lo fate anche
grazie alla morte di qualcuno a cui questo petrolio è stato rubato, consumando
il gasolio che doveva scaldare la casa di qualche bambino in Siria..
Se proprio volete portare la democrazia nel mondo, assicuratevi della
vostra libertà dalle satrapie dell’Occidente, e preoccupatevi della vostra
coerenza, prima di intervenire su quella degli altri..
Non ultimo, non si può non dire che dovrebbe suscitare almeno qualche
sospetto il fatto che se un cristiano o un musulmano denuncia le atrocità dei
gruppi jihadisti è fatto passare sotto silenzio, non trova che una rara eco
mediatica, per rivoli marginali, mentre chi critica il governo siriano guadagna
le prime pagine dei grandi media.. Qualcuno ricorda forse l’intervista o un
intervento di un Vescovo siriano su qualche giornale importante dell’Occidente?
Si può non essere d’accordo, evidentemente, ma una vera informazione suppone
differenti punti di vista.
Del resto, chi parla di una interessata riverenza della Chiesa siriana
verso il presidente Assad come di una difesa degli interessi miopi dei
cristiani, dimostra di non conoscere la Siria, perché in questa terra cristiani
e musulmani vivono insieme. E’ stata solo questa guerra a ferire in molte parti
la convivenza, ma nelle zone messe in sicurezza dall’esercito ( a differenza di
quelle controllate dagli 'altri') si vive ancora insieme. Con profonde ferite
da ricucire, oggi purtroppo anche con molta fatica a perdonare, ma comunque
insieme. E il bene è il bene per tutti: ne sono testimonianza le tante opere di
carità, soccorso, sviluppo gestite da cristiani e musulmani insieme.
Certo, questo lo sa chi qui ci vive, pur in mezzo a tante contraddizioni,
non chi scrive da dietro una scrivania, con tanti stereotipi di opposizione tra
cristiani e musulmani.
“Liberaci Signore dalla guerra…e liberaci
dalla mala stampa…”.
Con tutto il rispetto per i giornalisti che cercano davvero di comprendere
le situazioni, ed informarci veramente. Ma non saranno certo loro ad aversene a
male per quanto scriviamo…
Le sorelle Trappiste in Siria
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