È forte il contrasto o piuttosto il
paradosso per noi, visto che in Gesù queste due cose sono perfetta unità e
armonia, tra la “remissività” di chi presenta (presenta!) il dorso ai
flagellatori, le guance a chi gli strappa la barba … e la capacità di confronto: affrontiamoci! (prima lettura) o la parola chiara – ma non
colpevolizzante – di colui che dice: “uno di voi mi tradirà!”(Vangelo). Gesù riesce a
rispondere affermativamente a Giuda che chiede: “Sono forse io?” senza svegliare
i sospetti degli altri discepoli che l’avrebbero impalato seduta stante.
Come ha
fatto?
Ringrazio un’amica suora che mi ha mandato qualche
poesia di Madeleine Delbrêl: mi sembrano un ottimo commento alla Parola di oggi:
Nella mia comunità, Signore, aiutami ad amare,
ad essere come il filo di un vestito.
Esso tiene insieme i vari pezzi
e nessuno lo vede se non il sarto che ce l'ha messo.
Tu, Signore, mio sarto, sarto della comunità,
rendimi capace di essere nel mondo
servendo con umiltà,
perché se il filo si vede tutto è riuscito male.
Rendimi amore in questa tua Chiesa,
perché è l'amore che tiene insieme i vari pezzi.
ad essere come il filo di un vestito.
Esso tiene insieme i vari pezzi
e nessuno lo vede se non il sarto che ce l'ha messo.
Tu, Signore, mio sarto, sarto della comunità,
rendimi capace di essere nel mondo
servendo con umiltà,
perché se il filo si vede tutto è riuscito male.
Rendimi amore in questa tua Chiesa,
perché è l'amore che tiene insieme i vari pezzi.
Mandaci, o Dio, dei folli,
quelli che si impegnano a fondo,
che amano sinceramente,
non a parole,
e che veramente sanno
sacrificarsi sino alla fine.
Abbiamo bisogno di folli
che accettino di perdersi
per servire Cristo.
Amanti di una vita semplice,
alieni da ogni compromesso,
decisi a non tradire,
pronti a una abnegazione totale,
capaci di accettare qualsiasi compito,
liberi e sottomessi al tempo stesso,
spontanei e tenaci,
dolci e forti.
quelli che si impegnano a fondo,
che amano sinceramente,
non a parole,
e che veramente sanno
sacrificarsi sino alla fine.
Abbiamo bisogno di folli
che accettino di perdersi
per servire Cristo.
Amanti di una vita semplice,
alieni da ogni compromesso,
decisi a non tradire,
pronti a una abnegazione totale,
capaci di accettare qualsiasi compito,
liberi e sottomessi al tempo stesso,
spontanei e tenaci,
dolci e forti.
C'è chi, siccome in comunità ci sono problemi
– è evidente –, pensa che tutto va male e che lui rimetterà tutto a posto, guardando
solo il problema e trascurando o schiacciando le persone. È un difetto comune e
dobbiamo tutti essere attenti a noi stessi. Nemmeno i parroci sono esenti. Qualche
parroco nuovo arrivando, mette in cattiva luce tutto quello che ha fatto il
predecessore e spesso lo demolisce, non rendendosi conto che, facendo così, più
che costruire disorienta i fratelli. Senza contare che forse le sue di scelte non
sono tutte così perfette. Mi è stato di grande insegnamento un mio professore
di Sacramentaria, anche lui parroco che diceva: “arrivando in una parrocchia
dico al sagrestano: per il primo anno sei tu il parroco. Come mi dici, io
faccio”.
Anche questo consiglio di papa
Francesco mi aiuta: “Ricordati di avere la visione d’insieme del problema. Il problema
che affronti non è isolato dal contesto. Ma se non chiedi il parere degli altri
non potrai avere una visione d’insieme, sarà sempre e solo la tua visione
personale, quindi settaria”.
Sappiamo che il giudizio è ciò che maggiormente
distrugge le comunità perché è il contrario dell’amore. Ciò che maggiormente
distingue Gesù (e i suoi discepoli), invece, è il non giudicare e lavare i
piedi.
Chiedo di nuovo a Gesù: “Come hai
fatto?”
Prima Lettura Is 50, 4-9a
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
(Terzo canto del Servo del Signore)
Dal libro del profeta Isaìa
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
È vicino chi mi rende giustizia:
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?
Salmo Responsoriale Dal Salmo 68
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi.
Per te io sopporto l’insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.
Mi sento venir meno.
Mi aspettavo compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.
Mi hanno messo veleno nel cibo
e quando avevo sete mi hanno dato aceto.
Loderò il nome di Dio con un canto,
lo magnificherò con un ringraziamento,
Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
Canto al Vangelo
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Salve, nostro Re, obbediente al Padre:
sei stato condotto alla croce,
come agnello mansueto al macello.
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Vangelo Mt 26, 14-25
Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
(Terzo canto del Servo del Signore)
Dal libro del profeta Isaìa
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
È vicino chi mi rende giustizia:
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?
Salmo Responsoriale Dal Salmo 68
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi.
Per te io sopporto l’insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.
Mi sento venir meno.
Mi aspettavo compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.
Mi hanno messo veleno nel cibo
e quando avevo sete mi hanno dato aceto.
Loderò il nome di Dio con un canto,
lo magnificherò con un ringraziamento,
Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
Canto al Vangelo
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Salve, nostro Re, obbediente al Padre:
sei stato condotto alla croce,
come agnello mansueto al macello.
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Vangelo Mt 26, 14-25
Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
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