Dopo la nona catechesi sul discernimento Papa Francesco come di consueto ha salutato i pellegrini e fatto alcuni appelli. Ieri ha associato l’aggressione attuale del regime di Putin al popolo ucraino al genocidio spietato di Stalin contro quello stesso popolo. Preghiamo per la fine della guerra, per le vittime ucraine in tutto il paese e per tutte le vittime dell’odio. È facile che dalla difesa di valori si passi alla demonizzazione generalizzata dell’avversario: tutti i russi sono orchi, tutti gli ucraini sono nazisti. Mi ha colpito il commento alla consegna agli ucraini di 1000 estintori raccolti dal mio nipote presso un'associazione francese di Vigili del Fuoco. La traduzione Google dall'Ucraino non è perfetta ma rende chiaramente il concetto: "questi estintori aiutino i nostri a spegnere gli incendi, e il fuoco riduca in ceneri invece tutti i russi!" Il commento era di un amico ucraino di mio nipote che collabora con lui. Ma ho pensato che mio nipote stesso avrebbe potuto forse scriverlo. Da diciassette anni che vive e lavora in Ucraina ha preso nettamente parte per la causa ucraina e ricordo nei primi giorni dopo il 24 febbraio la sua collera contro tutti i suoi clienti russi che non si ribellavano a Putin. Infatti il vescovo Schevchuk mette in guardia e dice che la rabbia si deve trasformare in coraggio, non in odio. Però la mostruosità di quello che oggi si sta perpetrando di nuovo contro il popolo ucraino non può aver altro nome: genocidio. All’Holodomor, che fece sei milioni (!!!) di vittime ucraine nel 1932-33, si devono purtroppo aggiungere altri crimini di guerra nel corso del XX secolo. Tra tutti, nel 1941, per fermare le avanguardie tedesche, Stalin distrusse la diga di Kakhovka spazzando via la vita dei soldati tedeschi e sovietici presenti e di decine di migliaia di abitanti ucraini della regione di Kherson.
APPELLI
Nelle scorse ore l’Isola di Giava, in Indonesia, è stata
colpita da un forte terremoto. Esprimo la mia vicinanza a quella cara
popolazione e prego per i morti e per i feriti.
Domenica scorsa a Kalongo, in Uganda, è stato beatificato
padre Giuseppe Ambrosoli, missionario comboniano, sacerdote e medico. Nato
nella diocesi di Como, è morto in Uganda nel 1987 dopo aver speso la sua vita
per i malati, nei quali vedeva il volto di Cristo. La sua straordinaria
testimonianza aiuti ciascuno di noi ad essere segno di una Chiesa in “uscita”.
Un applauso al nuovo Beato!
Desidero inviare il mio saluto ai giocatori, ai tifosi e
agli spettatori che seguono, dai vari Continenti, i campionati mondiali di
calcio, che si stanno giocando in Qatar. Possa questo importante evento essere
occasione di incontro e di armonia tra le Nazioni, favorendo la fratellanza e
la pace tra i Popoli. Preghiamo per la pace nel mondo e per la fine di tutti i
conflitti, con un pensiero particolare per le terribili sofferenze del caro e
martoriato popolo ucraino. In proposito, sabato prossimo ricorre l’anniversario
del terribile genocidio del Holodomor, lo sterminio per la fame nel 1932-33
causato artificiosamente da Stalin in Ucraina. Preghiamo per le vittime di
questo genocidio e preghiamo per tanti ucraini, bambini, donne e anziani,
bimbi, che oggi soffrono il martirio dell’aggressione.
La Giornata Mondiale della Pesca, celebrata l’altro ieri,
possa favorire la sostenibilità nella pesca e nell’acquacoltura, attraverso il
rispetto dei diritti dei pescatori, che con il loro lavoro contribuiscono alla
sicurezza alimentare, alla nutrizione e alla riduzione della povertà nel mondo.
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