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mercoledì 19 dicembre 2018

PREGHIERE SENZA FEDE / 19 dicembre

Annuncio a Zaccaria. Questa opera antica mette in evidenza
lo sguardo scrutatore e incredulo di Zaccaria.
La nascita di Sansone e la sua formazione come uomo di Dio passano attraverso il rispetto di forme esteriori di penitenza e di appartenenza speciale a Dio. Lo stesso avviene per Giovanni Battista.
Anche Zaccaria ed Elisabetta “osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore” e per questo sono detti giusti davanti a Dio. Zaccaria oltre ad osservare le preghiere che deve fare  ogni israelita, da sacerdote guidava molti riti religiosi.  Zaccaria pregava tanto!
Eppure non aveva fede. La sua fede non era pronta ad accogliere l’annuncio dell’angelo, si era rinsecchita, ripiegata su se stessa, sul proprio modo di vedere le cose, per cui, passato un certo limite per lui accettabile, Dio non poteva far più nulla, non aveva agito, Dio aveva deluso.
Com'è possibile che qualcuno faccia tante preghiere e non abbia fede? Secondo una bella formula “la fede e la preghiera sono il cuore l’uno dell’altra. La preghiera senza fede è un rito vuoto, nevrotico o perfino ipocrita, la fede senza preghiera è come una pianta senz’acqua che secca”. 
Zaccaria pregava. Cosa gli  mancava? L’abbandono a Dio, il silenzio interiore, l’azzeramento del suo io per essere disponibile veramente alla volontà del Signore. Aveva una sofferenza grande e un desiderio fortissimo, legittimo: avere dei figli. Ma aveva rinchiuso tutto questo nella sua visione delle cose, nei limiti della sua volontà e delle (sue) capacità umane. Non credeva che “nulla è impossibile a Dio” (Luca 1,37). Aveva fede sì per pregare ma non per fidarsi di Dio.
Siamo disponibili a fare la volontà di Dio oggi, a fare silenzio interiore? Chiediamo questa grazia. Per aiutare Zaccaria il Signore lo rende muto per nove mesi. Fare silenzio concretamente (senza televisione, senza musica, né telefonino) aiuta chi cerca il volto del Signore.

Prima Lettura   Gdc 13, 2-7. 24-25a
La nascita di Sansone è annunciata dall'angelo.
Dal libro dei Giudici
In quei giorni, c’era un uomo di Sorèa, della tribù dei Danìti, chiamato Manòach; sua moglie era sterile e non aveva avuto figli.
L’angelo del Signore apparve a questa donna e le disse: «Ecco, tu sei sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un figlio. Ora guardati dal bere vino o bevanda inebriante e non mangiare nulla d’impuro. Poiché, ecco, tu concepirai e partorirai un figlio sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio fin dal seno materno; egli comincerà a salvare Israele dalle mani dei Filistei».
La donna andò a dire al marito: «Un uomo di Dio è venuto da me; aveva l’aspetto di un angelo di Dio, un aspetto maestoso. Io non gli ho domandato da dove veniva ed egli non mi ha rivelato il suo nome, ma mi ha detto: “Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio; ora non bere vino né bevanda inebriante e non mangiare nulla d’impuro, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio dal seno materno fino al giorno della sua morte”».
E la donna partorì un figlio che chiamò Sansone. Il bambino crebbe e il Signore lo benedisse. Lo spirito del Signore cominciò ad agire su di lui.

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 70
Canterò senza fine la tua gloria, Signore.
Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.
Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.
Verrò a cantare le imprese del Signore Dio:
farò memoria della tua giustizia, di te solo.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie. 

Canto al Vangelo 
 
Alleluia, alleluia.

O Radice di Iesse,
che t’innalzi come segno per i popoli:
vieni a liberarci, non tardare.
Alleluia.


Vangelo 
  Lc 1, 5-25

La nascita di Giovanni Battista è annunziata dall'angelo.

Dal vangelo secondo Luca.
Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso.
Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».

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