Seguendo Gesù, gli apostoli hanno vissuto un cambiamento radicale delle loro idee sul Regno, su Dio, su cosa aspettarsi da lui. Giovanni testimonia più di tutti che la conversione è frutto dell’esperienza concreta di Dio in Gesù Cristo nella propria vita. Non fu facile per loro e neppure per Gesù. Hanno resistito molto. Le persone “già convertite”, che “sono migliori degli altri, delle altre”, che “vogliono insegnare agli altri”, che vivono la vita cristiana e i loro gruppi solo come attività, o “preghierificio”, mi riempiono di tristezza per il danno che creano a sé stessi e agli altri.
Vediamo forse san Giovanni, autore del quarto Vangelo, di tre lettere più l’Apocalisse, come una specie di intellettuale, un professore tranquillo, di idee e concetti elevati, un po' astratto e difficile da comprendere (l’Apocalisse soprattutto!).
Non era affatto così. Giovanni e Giacomo suo fratello erano pescatori di Cafarnao col loro padre Zebedeo assieme ad altri operai. Gente pratica e senza scuole. Essere figli di un piccolo imprenditore li abitua ad abbracciare una realtà più complessa, a decidere e comandare. Gesù ha considerazione per loro. Sono, assieme a Pietro, un altro artigiano pescatore importante con una grande barca, loro socio (Luca 5,10), coloro ai quali Gesù riserva esperienze più significative (Matteo 17, 1; Marco 1, 29; 5, 37; 9, 2; 13, 3; 14, 33; Luca 8, 51; 9, 28; 22, 8…). Gesù vede probabilmente in loro le doti per essere più tardi “ritenuti le colonne” nella Chiesa (Gàlati 2, 9) e cura la loro formazione. Nell'elenco dei Dodici, Giacomo e Giovanni sono citati subito dopo Pietro e suo fratello Andrea. In futuro apparirà il binomio dei soli “Pietro e Giovanni” come nel Vangelo di oggi e negli Atti degli Apostoli (Atti 3, 1; 4, 13; 8, 14).
In quanto a carattere, Giacomo e Giovanni hanno molto da imparare da Gesù come mitezza e umiltà. Infatti Gesù “diede (loro) il nome di Boanèrghes, cioè "figli del tuono"” (Marco 3, 17). Sono pronti a punire con la morte per il fuoco quei samaritani che non accolgono il maestro (Luca 9, 54). Eppure questo avviene mentre vanno a Gerusalemme, alla fine del programma di formazione! Come tutti i discepoli, sono ambiziosi in senso mondano, ma più intraprendenti degli altri (Marco 10, 35).
Qual è il frutto della conversione che rende Giovanni finalmente cristiano?
Nel Vangelo di oggi lo vediamo correre più veloce di Pietro, eppure manifesta rispetto per colui che Gesù ha voluto Roccia della Fede e quindi della Chiesa: lo aspetta ed entra nel sepolcro dopo di lui. Questo è un insegnamento spirituale: anche se sei più illuminato del Papa (del superiore), senza rinunciare alla grazia che hai ricevuto, rimani in comunione, sottomesso all'autorità legittima.
Giovanni conosce Gesù intimamente meglio degli altri, e quindi comprende per primo, con intuito sicuro, che è risorto, prima di averne conferma dalle Scritture (Giovanni 20,9).
Lui che cercava di primeggiare, “scompare”, diventando soltanto: "il discepolo che Gesù amava" (Giovanni 13,23; 19,23; ...) o “un altro discepolo" (Giovanni 18,10), “l’altro discepolo” (Giovanni 20,2 e ss; 21,7.21) oppure solo uno dei “due figli di Zebedeo” (Giovanni 21,2), mettendo in avanti gli altri e non più sé stesso.
Il suo coraggio lo porta, unico tra i Dodici, ai piedi della croce. Col tempo diventa più pacato ma non diminuisce: è esiliato per la testimonianza di Gesù (Apocalisse 1,9).
Il suo carattere radicale lo porta ad obbedire all'insegnamento di Gesù rinnegando sé stesso per rinascere veramente dallo Spirito, ma anche di penetrare meglio il Mistero del Cristo, dando una particolare efficacia alla sua predicazione. Usa pochi vocaboli, per scelta o per insufficiente conoscenza del greco, ma questo esalta la profondità del suo discorso.
Quanto abbiamo da imparare da san Giovanni!
Prima Lettura Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi.
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 1Gv 1,1-4