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mercoledì 18 gennaio 2017

18 gennaio, L'AMORE DI CRISTO CI SPINGE VERSO LA RICONCILIAZIONE. PRIMO GIORNO DELL'OTTAVARIO DI PREGHIERA PER L'UNITA' DEI CRISTIANI.

Roger Schultz, una vita al servizio dell'ecumenismo
San Paolo non ci annuncia innanzitutto un codice di comportamento ma un fatto che cambia radicalmente la nostra vita: uno è morto per tutti.

Tante volte la nostra visione della fede è invece centrata sul doloroso quanto ingombrante problema dei nostri sensi di colpa e degli sforzi per sentirci giusti. Cioè, pur dicendoci cristiani, siamo centrati sul nostro io.

Come comprendere che la prospettiva del Cristianesimo è diversa?

Tante volte vediamo persone laureate, di paesi poveri, che vengono in Italia pronte a fare i lavori più umili. “Perché sei venuto/a in Italia a fare il/la badante se nel tuo paese sei ingegnere?” – “Perché, per quanto mi dia da fare, nel mio paese non guadagnerò mai quanto guadagno in Italia, i miei figli non avranno mai le opportunità che avranno in Italia con un passaporto europeo”.
Un altro esempio: in un carcere, per quanto i prigionieri siano diversi sono tutti senza libertà. Se c'è un’amnistia generale, per essere liberi gli basta attraversare la porta. Buoni o cattivi, analfabeti o colti.

Per andare nel paese della libertà dove la morte non ha più potere in forza del sacrificio di Cristo la frontiera da attraversare è quella della fede.

Posso essere anche prete o religioso e non avere fede, non appoggiarmi sulla grazia di Cristo che viene a ciascuno attraverso la fede. Posso aver nel mio passato tanti peccati ed essere giustificato in un istante tramite la fede in Cristo che per me è stato fatto peccato e mi offre la sua misericordia totale.

La fede però mi da uno Spirito che è quello di Cristo, quello della Carità che significa non vivere più per me stesso, per il mio egoismo ma per Lui e attraverso di Lui, al servizio degli altri.
L’amore di Cristo ci spinge dunque ad una vita nuova, a dimenticare le cose vecchie e riparare le relazioni rotte.


Poiché l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro.

Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così. Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.


Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. (2 Corinzi, 5,14-20)

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