Il criterio dell’amore
Attraverso l’esperienza aveva riconosciuto il desiderio come la radice di ogni vera vita spirituale e, al tempo stesso, quale luogo della sua contraffazione. Per questo, raccogliendo a piene mani dalla tradizione spirituale che lo aveva preceduto, aveva compreso l’importanza di mettere costantemente il desiderio alla prova, mediante un continuo esercizio di discernimento. Il criterio ultimo per la sua valutazione lo aveva ritrovato nell’amore. Sempre in quell’ultimo trattenimento a Lione, nella festa di S. Stefano, due giorni prima della sua morte aveva detto: «È l’amore che dà perfezione alle nostre opere. Vi dico ben di più. Ecco una persona che soffre il martirio per Dio con un’oncia di amore; ella merita molto, dato che non si potrebbe donare di più la propria vita; ma un’altra persona che non soffrirà che una graffiatura con due once d’amore avrà un merito molto maggiore, perché sono la carità e l’amore che danno valore alle nostre opere». [10]
Con sorprendente concretezza aveva continuato, illustrando il difficile rapporto tra contemplazione e azione: «Sapete o dovreste sapere che la contemplazione è in sé migliore dell’azione e della vita attiva; ma se nella vita attiva si trova maggiore unione [con Dio], allora essa è migliore. Se una sorella che è in cucina e tiene la padella sul fuoco ha maggior amore e carità di un’altra, il fuoco materiale non la frenerà, ma l’aiuterà a essere più gradita a Dio. Accade abbastanza sovente che si sia uniti a Dio nell’azione come nella solitudine; alla fine, torno sempre alla questione del dove si trovi maggior amore». [11] Ecco la domanda vera che supera di slancio ogni inutile rigidità o ripiegamento su sé stessi: chiedersi in ogni momento, in ogni scelta, in ogni circostanza della vita dove si trova il maggiore amore. Non a caso San Francesco di Sales è stato chiamato da San Giovanni Paolo II «Dottore dell’amore divino», [12] non solo per averne scritto un poderoso Trattato, ma soprattutto perché ne è stato testimone. D’altra parte, i suoi scritti non si possono considerare come una teoria composta a tavolino, lontano dalle preoccupazioni dell’uomo comune. Il suo insegnamento, infatti, è nato da un attento ascolto dell’esperienza. Egli non ha fatto che trasformare in dottrina ciò che viveva e leggeva con acutezza, illuminata dallo Spirito, nella sua singolare e innovativa azione pastorale. Una sintesi di questo modo di procedere la si ritrova nella Prefazione allo stesso Trattato dell’amore di Dio: «Nella santa Chiesa tutto appartiene all’amore, vive nell’amore, si fa per amore e viene dall’amore». [13]
[10] S. Francesco di Sales, Entretiens spirituels, Dernier entretien [21]: ed. Ravier – Devos, Paris 1969, 1308.
[11] Ibid.
[12] Lettera a Mons. Yves Boivineau, Vescovo di Annecy, in occasione del 400° anniversario dell’ordinazione episcopale di san Francesco di Sales, 23 novembre 2002, 3: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXV/2 (2002), 767.
[13] S. Francesco di Sales, Traité de l’amour de Dieu, Préface: ed. Ravier – Devos, Paris 1969, 336.
Nessun commento:
Posta un commento