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domenica 7 marzo 2021

DIECI COMANDAMENTI: USO E ABUSO DELLE "FORME BREVI" / III Domenica di Quaresima



La Liturgia di oggi proclama i “Dieci Comandamenti” (Esodo 20,1-17). Il Lezionario propone una forma breve della lettura. Si usano spesso “forme brevi” nella Liturgia. Addirittura per i Dieci Comandamenti il Catechismo offre una brevissima “formula catechetica”. Io sono visceralmente contrario ad ogni “forma breve” anche se possono essere utili per alcune assemblee o in alcuni casi. Per esempio, ultimamente abbiamo letto il sacrificio di Abramo dal quale era stato tolto il dialogo estremamente denso di Isacco con suo padre. In questo modo si abbrevia la lettura e ci si concentra su quanto vive Abramo, omettendo però una sua risposta preziosissima: “Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!”. Si perde sempre qualcosa.

Nella formula catechetica dei Dieci Comandamenti si presenta un’immagine distorta di Dio stesso: un conto è dire e far imparare ai bambini, ai catechizzati: “io sono il Signore tuo Dio. Non avrai altri dèi fuori di me” e dire: ”Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me.”  Una cosa è un Dio supremo, Creatore, un Boss che abita nei cieli, e tutt’altra cosa è un Dio liberatore, che ascolta il grido del suo popolo e si abbassa, entra nella Storia e dona dignità a degli schiavi. Il motivo per cui io non servirò gli idoli sarà molto diverso. Nella formula catechetica ci sono altri impoverimenti gravi. Il quarto comandamento appare come una pura imposizione mentre Dio gli associa una promessa di felicità. Così nei sesto e ottavo c'è addirittura manipolazione, cambiamento della Parola di Dio. Non è la stessa cosa dire “Non commettere atti impuri” e dire: “Non commetterai adulterio”. Ma i bambini e giovanissimi non possono commettere adulterio mentre possono commettere atti impuri! È vero, ed è anche vero che l’educazione alla castità è importante, che è necessario fare catechesi ai giovani e ai fidanzati su questo punto, che la pornografia opera devastazioni, ecc., ma ci sono gradi nel peccato e lo scopo primario di Dio non è di avere un popolo che non commette atti impuri ma di difendere la sacralità del matrimonio, di difendere la famiglia. Un bambino non deve per forza comprendere tutto, come neppure noi. DEVE CONOSCERE LA PAROLA DI DIO! Siamo tutti SOTTO la Parola di Dio e non ci è lecito giudicarla. Nel Vangelo di oggi i presenti capiranno la parola di Gesù solo dopo la Risurrezione. E un bambino che non commetterà adulterio ha diritto di poter guardare il mondo e capire perché soffre se papà va con un’altra donna, o mamma con un altro uomo: commette peccato. Allo stesso modo un conto è dire una bugia, un conto è "pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo”. La formula catechetica, volendo rendere più accessibile la Parola di Dio invece ne devia il senso: tende a fare del peccato un fatto di perfezione personale, mentre il comandamento di Dio si interessa al rapporto con il prossimo, getta le basi di una società giusta e fraterna (con tanti "no!" che fanno crescere, ma anche tante promesse positive).

Anche la forma breve liturgica ci priva di ricchezze enormi. Oltre a ciò che abbiamo già visto il testo completo della Bibbia mette in guardia contro gli abusi nell’uso delle statue e contro l’idolatria vera e propria, richiama alla responsabilità morale di genitori e nonni anche se la misericordia di Dio sarà sempre disponibile (oggi siamo in un tempo di “tradimento dei padri” come dice un libro pubblicato questo mese), dà valore al giorno sacro del riposo… Sono molti i danni che crea l’uso superficiale delle “forme brevi”. Noi vogliamo conoscere la Parola di Dio, il pensiero del Signore e non accontentarci di ciò che sappiamo già, di ciò che comprendiamo. E far credere a un bambino (che diventerà probabilmente adulto senza aver più ricevuto altra istruzione catechetica) di conoscere i Dieci Comandamenti con la sola formula catechetica è un vero sopruso. Quando si usa la forma breve nella Liturgia si dovrebbe dirlo: “guardate che vi leggo la forma breve”. Sarebbe più onesto.

 

Prima Lettura  Es 20, 1-17
La legge fu data per mezzo di Mosè.

Dal libro dell'Esodo
[
 In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile:
Non avrai altri dèi di fronte a me. 
]
Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
[ Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano.
Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. 
] Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato.
[ Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà.
Non ucciderai.
Non commetterai adulterio.
Non ruberai.
Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo». 
]

Salmo Responsoriale  
Dal Salmo 18
Signore, tu hai parole di vita eterna.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

 I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.

Seconda Lettura
  1Cor 1,22-25
Annunciamo Cristo crocifisso, scandalo per gli uomini, ma, per coloro che sono chiamati, sapienza di Dio.
   Dalla prima lettera di Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio.
Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.

Canto al Vangelo
  Gv 3,16
Lode e onore a te, Signore Gesù!

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;
chiunque crede in lui ha la vita eterna.
Lode e onore a te, Signore Gesù!
   

 

Vangelo  Gv 2,13-25
Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere.

Dal vangelo secondo Giovanni
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

 

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