Visualizzazioni totali

venerdì 5 marzo 2021

TUTTI POSSONO PREGUSTARE L'AMORE DI GESU' PER OGNUNO, GRATUITO E SENZA MISURA / Viaggio di Papa Francesco in Iraq

Scritto sul manifesto: "Voi siete parte di noi e noi parte di voi".

 Riprendo dall'Agenzia Fides (chiedo scusa della libertà presa) quasi tutto l'articolo intervista a padre Jacques Mourad, monaco siro-cattolico della comunità di Deir Mar Musa in Siria, per lunghi mesi sequestrato dall'Isis. Ci aiuterà a pregare per il viaggio del Papa e a riflettere sulla nostra visione del cristianesimo (e dell'islam) e della nostra missione di cristiani. Tra virgolette le frasi di P. Mourad:  

"Dobbiamo pregare per questo viaggio. Non è un viaggio solo per i cristiani di lì, o per un solo Paese. E’ un viaggio per tutto il Medio Oriente. Preghiamo che aiuti tutti - sunniti, sciiti e anche cristiani – a essere sinceri nel dialogo”. “Papa Francesco viene a portare Gesù. Porta Gesù a tutti, non solo ai cristiani. Gesù è per tutti, non solo per i cristiani. E il Papa porta l’amore di Gesù per tutti. Tutti possono voler bene a Gesù, e pregustare il suo amore per ognuno, gratuito e senza misura. Tutti hanno nel cuore il desiderio di Cristo”.

Nell’orizzonte delle tribolazioni irachene, dove i settarismi gettano benzina sul fuoco della violenza e del rancore, secondo padre Jacques il miracolo della riconciliazione può fiorire proprio a partire dal tratto martiriale che connota il cammino di quelle Chiese: “Mi auguro che il Papa scenda nella cripta della chiesa del Perpetuo Soccorso, a Baghdad, la chiesa della strage. Spero che lì possa rendere tributo al sangue dei martiri, ma pensando anche ai loro assassini. A partire dal loro sangue, dal sangue dei martiri, occorre implorare che la commozione diventi non pretesto per riaprire ferite, ma per guardare anche gli assassini e offrire a tutti il perdono, nella contemplazione della gloria dei martiri. Questo è il miracolo che può avvenire, e che occorre implorare, proprio nella luce della gloria di Cristo in loro. Questo è il miracolo che potrebbe riaprire tante strade. Potrebbe tirar fuori il desiderio di pace che c’è in tutti, in mezzo a ferite e dolore”.

 “La missione stessa delle Chiese nei nostri Paesi è il loro vivere con umiltà e povertà in mezzo ai musulmani. E così, in questo modo, custodire anche l'attesa di Gesù presente nei musulmani. Senza questa missione, la presenza dei cristiani in Medio Oriente può non avere senso. Tutto diventa difficile per i cristiani, e anche per gli altri, se i cristiani non portano con se la speranza di Cristo”. 

Vivendo proprio la sua esperienza di comunione con i profughi cristiani fuggiti dalle loro case di Qaraqosh, padre Mourad ha sperimentato ancora una volta quanto sia vano cercare sostegni e puntelli di ordine politico, economico o geopolitico come se fossero quelli i fattori indispensabili a garantire la permanenza delle comunità cristiane autoctone nella regione mediorientale: “L’ unica forza dei cristiani è vivere l’amore di Gesù, e nessun altro amore, fino alla croce. E i cristiani iracheni hanno già vissuto e continuano a vivere la loro testimonianza cristiana in un modo straordinario, durante tutti questi anni di guerre. Ora, dunque, quelli che hanno partecipato così al mistero di Cristo non hanno altri interessi, non hanno da aggiungere altre parole. Vivono nelle loro giornate la spiritualità della croce di Gesù, di cui ci siamo rivestiti quando nella cresima abbiamo ricevuto l’unzione con l'olio del miron, subito dopo il nostro battesimo, secondo i riti delle nostre Chiese.

Infatti, le parole sulla fratellanza di Papa Francesco nel parlare con i musulmani e con tutti non sono espressioni di un vago idealismo sentimentale: “Soprattutto per noi in Medio Oriente nella parola ‘fratellanza’ si concentra tutta la teologia cristiana di cui abbiamo bisogno non solo per vivere ogni giorno, ma anche per testimoniare la nostra fede. Quando noi cristiani smarriamo la nostra vocazione alla testimonianza, perdiamo anche il senso del nostro vivere qui nei Paesi del Medio Oriente, insieme ai nostri fratelli. Gesù si è incarnato per questo, e tutto è possibile per quelli che Lui ama. Lui è venuto per dirci che Dio e la sorgente della nostra vita, e noi esseri umani siamo il popolo di Dio. Invece, ogni volta che un Paese e un popolo sono posti sotto la violenza e la guerra, questa vocazione di tutti gli uomini a scoprirsi fratelli viene negata. E questo è opera del diavolo, che vuole distruggere tutto quello che Dio ama”. (ripreso da Agenzia Fides 4/3/2021)

Facilmente tra i musulmani c'è l'idea, appoggiata sulle due fasi della vita di Maometto, prima e dopo l'Egira, che quando si è minoranza bisogna guadagnare gli altri con la testimonianza, quando si arriva al punto giusto bisogna prendere le redini del potere per organizzare la società secondo le regole di Dio (dell'Islam) e non permettere mai che si ritorni alla situazione precedente. Ma questo sta anche nel cuore di ogni uomo, di ogni gruppo umano, anche di molti cristiani. Ma ci può essere questo atteggiamento spirituale nel Cristianesimo? Chi ha assalito Capitol Hill il 6 gennaio negli USA, e segue le persone e le ideologie che hanno permesso questa violenza, agisce da discepolo del Vangelo?  

Nessun commento:

Posta un commento