Visualizzazioni totali

giovedì 11 marzo 2021

IL PAPA HA CREATO UN NUOVO DOGMA CHE OBBLIGA A VACCINARSI?


 La notizia dell’uso di cellule di feti (bambini) abortiti per i vaccini anti Covid ha fatto stare male tutti. Una nota del Vaticano ci ha rassicurati sulla liceità morale di usare il vaccino pur lasciando comunque il disagio fino ad oggi. Il problema ha avuto risonanza mondiale, suscitando pronunciamenti di vescovi. Non avevo avuto il tempo di approfondire ma l’invio da parte di una fedele di un articolo che accusa papa Francesco e il Vaticano di aver creato il nuovo dogma dell’obbligo di vaccinarsi, mi ha costretto a farlo.

Innanzitutto è ovvio che chi accusa il Papa, il Vaticano, di aver fatto un nuovo dogma non ama né Gesù Cristo né la gente, vuole solo turbare, fare polemica, come se ce ne fosse bisogno in questo tempo e su questo argomento. Cerchiamo di partire dai fatti veri.

Lo stato dei fatti è che, partendo da cellule staminali di due feti abortiti decenni fa ormai, queste cellule vengono moltiplicate in laboratorio, e vengono poi usate nel testare i nuovi vaccini. Il problema si era quindi posto già molto prima e la Pontificia Accademia per la Vita si era pronunciata nel 2005 (regnante Papa Ratzinger). In tutto, prima del Covid, ci sono stati 4 documenti ufficiali del Vaticano sul tema. Quindi il “nuovo dogma”, se dogma fosse, non sarebbe opera del “massone Bergoglio” ma del “fedelissimo Ratzinger”.

Il secondo punto è la liceità o meno dei vaccini anti Covid esistenti. Il ragionamento è lo stesso che permette ad un impiegato di lavorare e prendere lo stipendio, e sentirsi onesto anche se il suo capo, la ditta commette illeciti, dal momento che essa non sia un’associazione a delinquere. È lo stesso che ti permette di avere un cellulare pur sapendo che qualche componente è prodotto anche con lo sfruttamento di bambini nelle miniere per metalli rari, ecc. Se tutto ciò a cui partecipiamo o compriamo, dovesse essere eticamente puro dall'inizio alla fine, non potremmo fare né comprare nulla. Questo non significa essere indifferenti alle implicanze etiche delle nostre azioni, o dei nostri consumi, anzi! Si tratta solo di essere impegnati, realisticamente però! "Se possibile, per quanto dipende da voi" dice san Paolo ai Romani (12,18). In Giovanni 17,15, Gesù non dice di uscire dal mondo ma di preservarsi dal maligno, non di isolarsi ma di farsi amici con la disonesta ricchezza. Purtroppo, ma è inevitabile, ogni ricchezza ha una storia di disonestà! Si tratta di avere una mentalità diversa da quella del mondo pur sapendo che siamo in qualche modo tutti complici del male che c'è nel mondo, il meno possibile certo perché lottiamo profeticamente (vedi anche la posizione di san Paolo su questo punto in 1 Cor 5,9-13 e anche Giovanni 1 Gv 5,19). Se un vaccino risulta migliore di altri eticamente e posso scegliere, sceglierò questo. 

Se non posso scegliere, comunque mi vaccinerò per il bene mio e comune. Perché di questo si tratta. Se facciamo tutti, autorità e popolo, lo sforzo di coprire col vaccino tutta la popolazione mondiale, il tempo anche limitato di immunizzazione prodotto da esso sarà sufficiente per far scomparire il virus. Se c'è resistenza alla vaccinazione, sia volontaria dei no vax, sia dovuta all’avidità delle case farmaceutiche che privilegiano i paesi ricchi, sia per l’irresponsabilità di governanti, la sconfitta del virus sarà ritardata sempre di più. In un paese d’Africa australe che sta nel mio cuore, il governo pretende che dopo tre giorni di preghiera nazionale Dio ha liberato il paese dal Covid e che non si devono più prendere né precauzioni né  limitare alcuna attività. Così non si parla più di Covid e la gente che muore comunque, muore di “difficoltà respiratorie”. Infatti, poco dopo queste dichiarazioni, il Presidente di questa nazione, appena sessantenne, è morto lui stesso di misteriose "difficoltà respiratorie e complicazioni cardiache". Con questo modo di agire irresponsabile, in questo paese potranno svilupparsi tranquillamente varianti del virus che metteranno a rischio altre nazioni, ecc.…. 

Appena possibile facciamoci vaccinare!

 

Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-Covid-19, 21.12.2020

 

Nota sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-Covid-19

La questione dell’uso dei vaccini, in generale, è spesso al centro di insistenti dibattiti nell’opinione pubblica. In questi ultimi mesi, sono pervenute a questa Congregazione diverse richieste di un parere sull’uso di alcuni vaccini contro il virus SARS-CoV-2 che causa il Covid-19, sviluppati facendo ricorso, nel processo di ricerca e produzione, a linee cellulari che provengono da tessuti ottenuti da due aborti avvenuti nel secolo scorso. Nello stesso tempo, vi sono stati differenti pronunciamenti sui mass media di Vescovi, Associazioni cattoliche ed Esperti, fra loro diversificati e talvolta contraddittori, che hanno anche sollevato dei dubbi riguardo alla moralità dell’uso di questi vaccini.

Su questo argomento già vi è un importante pronunciamento della Pontificia Accademia per la Vita, dal titolo “Riflessioni morali circa i vaccini preparati a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti” (5 giugno 2005). Quindi, in materia si è espressa questa Congregazione con l’Istruzione Dignitas Personae (8 settembre 2008) (cfr. nn. 34 e 35). Nel 2017, la Pontificia Accademia per la Vita è ritornata sul tema con una Nota. Questi documenti offrono già alcuni criteri generali dirimenti.

Poiché sono già a disposizione, per la distribuzione in diversi Paesi e la relativa somministrazione, i primi vaccini contro il Covid-19, questa Congregazione vuole offrire alcune indicazioni per un chiarimento in materia. Non si intende giudicare la sicurezza ed efficacia di questi vaccini, pur eticamente rilevanti e necessarie, la cui valutazione è di competenza dei ricercatori biomedici e delle agenzie per i farmaci, ma soltanto riflettere sull’aspetto morale dell’uso di quei vaccini contro il Covid-19 che sono stati sviluppati con linee cellulari provenienti da tessuti ottenuti da due feti abortiti non spontaneamente.

1. Come afferma l’Istruzione Dignitas Personae, nei casi di utilizzazione di cellule procedenti da feti abortiti per creare linee cellulari da usare nella ricerca scientifica, “esistono responsabilità differenziate”[1] di cooperazione al male. Per esempio, “nelle imprese, che utilizzano linee cellulari di origine illecita, non è identica la responsabilità di coloro che decidono l’orientamento della produzione rispetto a coloro che non hanno alcun potere di decisione”.[2]

2. In questo senso, quando non sono disponibili vaccini contro il Covid-19 eticamente ineccepibili (ad esempio in Paesi dove non vengono messi a disposizione dei medici e dei pazienti vaccini senza problemi etici, o in cui la loro distribuzione è più difficile a causa di particolari condizioni di conservazione e trasporto, o quando si distribuiscono vari tipi di vaccino nello stesso Paese ma, da parte delle autorità sanitarie, non si permette ai cittadini la scelta del vaccino da farsi inoculare) è moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione.

3. La ragione fondamentale per considerare moralmente lecito l'uso di questi vaccini è che il tipo di cooperazione al male (cooperazione materiale passiva) dell’aborto procurato da cui provengono le medesime linee cellulari, da parte di chi utilizza i vaccini che ne derivano, è remota. Il dovere morale di evitare tale cooperazione materiale passiva non è vincolante se vi è un grave pericolo, come la diffusione, altrimenti incontenibile, di un agente patogeno grave:[3] in questo caso, la diffusione pandemica del virus SARS-CoV-2 che causa il Covid-19. è perciò da ritenere che in tale caso si possano usare tutte le vaccinazioni riconosciute come clinicamente sicure ed efficaci con coscienza certa che il ricorso a tali vaccini non significhi una cooperazione formale all’aborto dal quale derivano le cellule con cui i vaccini sono stati prodotti. É da sottolineare tuttavia che l’utilizzo moralmente lecito di questi tipi di vaccini, per le particolari condizioni che lo rendono tale, non può costituire in sé una legittimazione, anche indiretta, della pratica dell’aborto, e presuppone la contrarietà a questa pratica da parte di coloro che vi fanno ricorso.

4. Infatti, l’uso lecito di tali vaccini non comporta e non deve comportare in alcun modo un'approvazione morale dell’utilizzo di linee cellulari procedenti da feti abortiti.[4] Si chiede, quindi, sia alle aziende farmaceutiche che alle agenzie sanitarie governative, di produrre, approvare, distribuire e offrire vaccini eticamente accettabili che non creino problemi di coscienza, né a gli operatori sanitari, né ai vaccinandi stessi.

5. Nello stesso tempo, appare evidente alla ragione pratica che la vaccinazione non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria. In ogni caso, dal punto di vista etico, la moralità della vaccinazione dipende non soltanto dal dovere di tutela della propria salute, ma anche da quello del perseguimento del bene comune. Bene che, in assenza di altri mezzi per arrestare o anche solo per prevenire l’epidemia, può raccomandare la vaccinazione, specialmente a tutela dei più deboli ed esposti. Coloro che, comunque, per motivi di coscienza, rifiutano i vaccini prodotti con linee cellulari procedenti da feti abortiti, devono adoperarsi per evitare, con altri mezzi profilattici e comportamenti idonei, di divenire veicoli di trasmissione dell’agente infettivo. In modo particolare, essi devono evitare ogni rischio per la salute di coloro che non possono essere vaccinati per motivi clinici, o di altra natura, e che sono le persone più vulnerabili.

6. Infine, vi è anche un imperativo morale, per l'industria farmaceutica, per i governi e le organizzazioni internazionali, di garantire che i vaccini, efficaci e sicuri dal punto di vista sanitario, nonché eticamente accettabili, siano accessibili anche ai Paesi più poveri ed in modo non oneroso per loro. La mancanza di accesso ai vaccini, altrimenti, diverrebbe un altro motivo di discriminazione e di ingiustizia che condanna i Paesi poveri a continuare a vivere nell'indigenza sanitaria, economica e sociale.[5]

Il Sommo Pontefice Francesco, nell’Udienza concessa in data 17 dicembre 2020 al sottoscritto Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha esaminato la presente Nota e ne ha approvato la pubblicazione.

Data a Roma, presso la sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 21 dicembre 2020, Memoria liturgica di San Pietro Canisio.

Luis F. Card. Ladaria, S.I
Prefetto

+ S.E. Mons. Giacomo Morandi
Arcivescovo Titolare di CerveteriSegretario
 

__________________

[1] Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Dignitas Personae (8 dicembre 2008), n. 35; AAS (100), 884.

[2] Ibid, 885

[3] Cfr. Pontifica Accademia per la Vita, Riflessioni morali circa i vaccini preparati a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti, 5 giugno 2005.

[4] Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruz. Dignitas personae, n. 35: “Quando l’illecito è avallato dalle leggi che regolano il sistema sanitario e scientifico, occorre prendere le distanze dagli aspetti iniqui di tale sistema, per non dare l’impressione di una certa tolleranza o accettazione tacita di azioni gravemente ingiuste. Ciò infatti contribuirebbe a aumentare l’indifferenza, se non il favore con cui queste azioni sono viste in alcuni ambienti medici e politici”.

[5] Cfr. Francesco, Discorso a volontari e amici del Banco Farmaceutico, 19 settembre 2020.

Nessun commento:

Posta un commento