Il rapporto con la Bibbia. |
Il giorno in cui dovevo viaggiare per ritornare in Italia mi sono
alzato molto presto per celebrare messa prima di partire. Ma mi sono reso conto
che il messalino stava nella stanza di mia mamma che dormiva. Allora ho pensato
che potevo comunque meditare le letture con calma avendo veramente tempo. E il
Signore mi ha aiutato a sentire vivo il Vangelo, con luce. Ero molto felice. Ringraziavo
il Signore e dicevo a me stesso: “È molto chiaro, Gesù si comporta così, Gesù ci
insegna questo, ci indica una strada stupenda che non è affatto quella del
mondo, …” E … ho cominciato a fare l’esame di coscienza di molti amici
parrocchiani. “Scriverò sul blog arrivando a Marano, spero che tutti potranno
capire questa volta, li aiuterà come aiuta me …” Ma poi il Signore ha voluto
veramente aiutarmi: ho sentito che questa luce rimaneva solo nella mia mente e
che con questa luce stavo progettando di aiutare gli altri a cambiare, ma che il
mio cuore non si muoveva, non mi mettevo in discussione. E il Signore mi diceva: "E tu? A che cosa ti
serve se non ti converti? se dopo aver predicato agli altri sarai squalificato?" San Paolo sentiva questo pericolo per cui trascinava il suo corpo in schiavitù. Cercava la propria conversione innanzitutto, non era stupido come me, e non solo me (vedi 1Cor 9:27: "anzi tratto duramente il mio corpo e
lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli
altri, venga io stesso squalificato.").
Ringrazio veramente il Signore di non avermi permesso di
celebrare quel giorno ma di fermarmi a meditare la sua Parola.
Una frase interessante ascoltata di recente da uno che non legge il Vangelo:
"Ogni uomo ha due vite. La seconda inizia quando si rende conto che ne ha una sola!"
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