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lunedì 15 gennaio 2018

IL BRANCO DI RAGAZZI DELLA STAZIONE DI CHIAIANO: ACCOGLIERE, PROTEGGERE, PROMUOVERE E INTEGRARE / II domenica del T.O.


Seconda lettura da meditare! Si dice che un tempo la Chiesa era troppo ossessionata dai peccati sessuali. Oggi non più. Però non si deve cadere nell’errore contrario di contraddire la Scrittura o comunque passare sotto silenzio il suo insegnamento. Anche perché, come dice san Paolo, non solo il corpo non è fatto per l’impurità ma “Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all'impurità, pecca contro il proprio corpo.” La Chiesa che cammina alla luce della Parola non ha tabù né in un senso né nell’altro. La Chiesa educa ad amare nella verità. Un arte semplice e complesso insieme. La Chiesa accoglie la debolezza e le ferite dei suoi figli, e anche dei suoi figli consacrati, catechisti e presbiteri che sanno di essere pure loro salvati per grazia.

Samuele non lasciò andare a vuoto nessuna Parola del Signore. È giovanissimo quando il Signore gli
parla per la prima volta e gli affida una missione molto delicata. Gira tra noi un altro tabù micidiale: i bambini sono troppo piccoli per imparare le preghiere, venire a Messa, per avere fede e rivolgersi al Signore. Invece è tutto il contrario. Dio vuole incontrarli personalmente. Gli animali, che non nascono già autosufficienti hanno un processo di identificazione con la propria specie e i suoi valori nei primi momenti della vita. Quindici minuti per le piccole anatre, quindici giorni per i gattini… Per l’uomo questo processo dura cinque anni. Vedere arrivare al catechismo bambini che non sanno fare il segno di croce, non sono mai venuti prima a Messa, da una pena molto profonda. È stato sciupato il momento migliore di strutturazione della loro personalità. Certo l’uomo è profondamente libero e Dio pure, ma come certi ritardi di crescita fisica e intellettuale nei primi anni possono condizionare una vita intera, la stessa logica è presente nella formazione spirituale, morale e del carattere.

Qualcuno pensa che “bisogna avere fede” nel senso che non si può incontrare il Signore Risorto. Giovanni nel Vangelo di oggi testimonia che è tutto il contrario e ricorda commosso le circostanze di questo primo incontro che ha cambiato la sua vita (l’orario della giornata, le parole essenziali riportate nella lingua in cui si è svolto questo primo contatto poi tradotte per i suoi lettori che non conoscono l’aramaico). Se non hai incontrato ancora il Signore chiedigli di poterlo fare. Se lo hai incontrato ravvivane il ricordo e la forza.

Il branco di ragazzini che, pochi giorni fa, hanno pestato senza motivo tre loro coetanei, rischiando di ucciderne uno, non hanno mai incontrato Gesù, non hanno ricevuto nessuna educazione cristiana, anche se, con ogni probabilità sono battezzati e hanno fatto anche la prima comunione. Come d’altronde non hanno incontrato Cristo i loro genitori e padrini e madrine che, al momento del battesimo, si sono impegnati ad educarli nella fede senza comprendere quello che promettevano. Possiamo supporre che non hanno incontrato Cristo neppure i presenti, in questa stazione della metropolitana affollata, dove nessuno ha reagito, nessuno ha aiutato questi piccoli selvaggiamente aggrediti. È senz’altro necessario individuare i responsabili di tale gesto, e far intervenire la legge. È senz’altro utile fare le marce come quella che avrà luogo mercoledì 17, alle ore 9.30 dalla stazione della metrò di Piscinola fino a quella di Chiaiano, luogo dell’aggressione. Penso che tutti quelli che possono devono parteciparvi. Ma se nessuno educa giorno dopo giorno il vuoto esistenziale rimarrà. 

Accogliere, proteggere, promuovere, integrare! Quello che papa Francesco ha indicato per l'accoglienza dei Migranti ieri, vale anche per tutti i "migranti interni", tutti gli emarginati dalla Buona Vita del vangelo, vale per ogni figlio che Dio ha affidato fin dal concepimento ai suoi genitori. Caro papà, cara mamma, ma anche caro vicino, vicina, zio, zia, amico e amica, devi accogliere, proteggere, promuovere, integrare ogni persona, soprattutto se giovane. Non è facile certamente.

Anzi, se nessuno evangelizza, la forza dell’incontro con Cristo Risorto che può cambiare la vita mancherà sempre. Mancherà il kerygma. Ora “Non c’è nulla di più solido, di più profondo, di più sicuro, di più consistente e di più saggio di tale annuncio. Tutta la formazione cristiana è prima di tutto l’approfondimento del kerygma che va facendosi carne sempre più e sempre meglio...” (Evangelii Gaudium n. 165).

In questi giorni stiamo annunciando il kerygma in parrocchia in modo profondo. Vieni ad ascoltare! E se non puoi venire, almeno prega per coloro che il Signore vuole chiamare in questo momento.


Prima Lettura  1 Sam 3, 3b-10. 19
Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta.

Dal primo libro di Samuèle
In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio.
Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire.
Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore.
Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: "Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta"». Samuèle andò a dormire al suo posto.
Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: Samuèle, Samuèle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».
Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.
    
Salmo Responsoriale  Dal Salmo 39
Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.
    
Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».

«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.  
     
Seconda Lettura  1 Cor 6, 13c-15, 17-20
I vostri corpi sono membra di Cristo.
 
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, il corpo non è per l'impurità, ma per il Signo­re, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall'impurità! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all'impurità, pecca contro il proprio corpo.
Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo! 
  
Canto al Vangelo  Gv 1,41.17b
Alleluia, alleluia.
«Abbiamo trovato il Messia»:
la grazia e la verità vennero per mezzo di lui.
Alleluia.
   
Vangelo  Gv 1,35-42
Videro dove dimorava e rimasero con lui.
 
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbi - che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui: erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa», che significa Pietro. 


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