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sabato 27 gennaio 2018

DAVIDE E LA POLITICA / sabato III sett. T.O.


Continua il racconto del dramma di Davide intrappolato nel suo gravissimo doppio peccato. Cerca di cavarsela in modo umano. Fa il politico ipocrita. Visto che non può coprire il suo adulterio attribuendo il bambino al marito ha deciso di farlo uccidere. Ma la cosa è trapelata. La fine del capitolo 11 ci riporta che, con un ammiccamento, Ioab, che conosce il suo padrone, avverte il messaggero che gli manda: “se il Re si arrabbierà per le perdite, digli che Urìa è morto (e si calmerà subito)”. Infatti Davide recita il copione del capo di guerra esperto e preoccupato della sorte dei suoi soldati e fa finta di indignarsi per la manovra pericolosa ordinata da Ioab che ha provocato queste perdite. Sa bene che l’ha ordinata lui. E appena apprende che Uria è morto si calma e manda un messaggio di consolazione e incoraggiamento al povero sfortunato Ioab: sono cose che possono capitare. Allora con il passa parola, di riflessione in commento, tutto l’esercito e poi tutta Gerusalemme comprende che l’obbiettivo era di far morire Uria, e di confidenza a denti stretti in segreto rivelato a patto che non sia ripetuto i servi del palazzo confermano i dubbi e comunque ci sta di mezzo il pancione di Betsabea che cresce visibilmente. Tutti hanno capito. Nessuno lo dice a Davide, ovviamente. Siamo nella solita politica dei potenti dove nessuno dice la verità


Il profeta Natan è mandato dal Signore per rompere questo andazzo. Ma sa che affrontare Davide non è così facile e usa una parabola. Davide, così intelligente, ma anche così deformato dall’esercizio del potere, dalle lusinghe – forse ha già cominciato ad archiviare il caso sforzandosi di considerarlo normale, comunque Uria si è comportato da stupido, anzi, ha offeso il Re rifiutando la sua proposta di andare a dormire con la propria moglie, cosa si credeva di essere quello, un hittita che voleva dare lezioni? – cade nella trappola e condannando il personaggio della parabola di Natan condanna se stesso.

Ed ecco Davide, l’uomo che non ha dimenticato chi è Dio e la sua vocazione, il suo primo amore: egli riconosce il suo peccato e rientra in comunione con il suo Signore, l’unico nelle cui mani è la sua vita e la vita di ogni vivente. E, contrito eppure pieno di fiducia, davanti a tutti si umilia per il bambino che ha fatto nascere e sul quale ricade la sua colpa, affinché non muoia. Lui, il re, non ha dimenticato di essere un uomo e un credente e non adora la politica, ma butta la maschera e vive la sua vita in verità e così dà una testimonianza senza prezzo. Certo le lingue hanno continuato a macinare, troppo contente di poter criticare, giudicare. E Davide è grande in quanto, sostanzialmente, si appoggia sul giudizio di Dio.

Anche Gesù ha il coraggio di fidarsi di Dio e il frutto è che affronta la tempesta addirittura dormendo! I discepoli hanno paura e Gesù dice loro che è perché non hanno fede. Qualcuno un giorno mi disse: “No! Hanno fede, visto che hanno pregato!”. Hanno pregato sì, ma senza fede. Il coraggio dobbiamo chiederlo a Dio ma comunque il coraggio è mio. Devo decidermi ad avere coraggio e affrontare le difficoltà.


Prima Lettura   2 Sam 12, 1-7. 10-17
Ho peccato contro il Signore.

Dal secondo libro di Samuele
In quei giorni, il Signore mandò il profeta Natan a Davide, e Natan andò da lui e gli disse: «Due uomini erano nella stessa città, uno ricco e l’altro povero. Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero, mentre il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina, che egli aveva comprato. Essa era vissuta e cresciuta insieme con lui e con i figli, mangiando del suo pane, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno. Era per lui come una figlia. Un viandante arrivò dall’uomo ricco e questi, evitando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso quanto era da servire al viaggiatore che era venuto da lui, prese la pecorella di quell’uomo povero e la servì all’uomo che era venuto da lui».
Davide si adirò contro quell’uomo e disse a Natan: «Per la vita del Signore, chi ha fatto questo è degno di morte. Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non averla evitata». Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell’uomo! Così dice il Signore, Dio d’Israele: “La spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Urìa l’Ittita”. Così dice il Signore: “Ecco, io sto per suscitare contro di te il male dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro, che giacerà con loro alla luce di questo sole. Poiché tu l’hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole”».
Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai. Tuttavia, poiché con quest’azione tu hai insultato il Signore, il figlio che ti è nato dovrà morire». Natan tornò a casa.
Il Signore dunque colpì il bambino che la moglie di Urìa aveva partorito a Davide e il bambino si ammalò gravemente. Davide allora fece suppliche a Dio per il bambino, si mise a digiunare e, quando rientrava per passare la notte, dormiva per terra. Gli anziani della sua casa insistevano presso di lui perché si alzasse da terra, ma egli non volle e non prese cibo con loro.

Salmo Responsoriale  
  Dal Salmo 50 
Crea in me, o Dio, un cuore puro.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.

Liberami dal sangue, o Dio, Dio mia salvezza:
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.

Canto al Vangelo   
Gv 3,16
Alleluia, alleluia.

Dio ha tanto amato il mondo
da dare il Figlio, unigenito,
perché chiunque crede in lui non vada perduto,
ma abbia la vita eterna.
Alleluia.

Vangelo
   Mc 4,35-41 
Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?

Dal Vangelo secondo Marco

In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

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