Visualizzazioni totali

martedì 29 agosto 2017

GIOVANNI BATTISTA, PROFETA IN VITA E IN MORTE / 29 agosto

Caravaggio - Decapitazione di Giovanni Battista.
Giovanni Battista è stato il più grande (dice Gesù) profeta in vita. Nel momento della sua decapitazione in prigione il Vangelo non ci riporta nulla delle sue ultime parole, del suo atteggiamento o dei suoi pensieri. Li possiamo solo supporre. Invece il Vangelo ci rivela i pensieri, i sentimenti, le parole degli altri protagonisti che sono messi a nudo dalla sua morte, e questi arrivano a noi per mettere a nudo anche le nostre coscienze.

Quante volte pensiamo che se non parliamo, se non siamo alla ribalta, non abbiamo influenza sul mondo. Invece, san Giovanni della Croce dice che il più piccolo atto di amore puro verso Dio vale più di tutte le opere di apostolato del mondo. Papa Benedetto diceva che la preghiera era il suo apostolato primo e primordiale nel senso che dà valore ed efficacia a tutto il resto. Ed egli osservava che, facendo il papa – ma anche prima – aveva molti motivi per scansare o abbreviare la sua preghiera: dossier da studiare, incontro importante da preparare, ecc. Oltre all’infinita libertà di Dio di influire sul mondo in risposta alla tua preghiera, alla tua fedeltà nascosta, la tua presenza parla in silenzio a chi ti sta vicino. Oltre i gesti concreti di servizio o di consolazione, ecc. che fai, è il tuo atteggiamento profondo che si comunica e viene molto più percepito dagli altri di quanto si pensi. Una persona pacificata comunica pace, una
persona in conflitto comunica tensione, una persona determinata comunica forza, una persona abbandonata a Dio comunica Dio anche se è fragile umanamente. Non si può ingannare Dio mai, ma nemmeno gli altri si possono ingannare tanto. Ha detto un presidente degli Stati Uniti che si può forse ingannare una singola persona per sempre, si può ingannare tutti per una volta, ma non si può ingannare tutti per sempre.
La parola di Giovanni Battista aveva forza profetica perché era la Parola di Dio ma anche perché passava attraverso uno che si era fatto totalmente servo di Dio. E così la sua morte è stata una parola profetica. Il Vangelo ricorda che quando appare Gesù, Erode pensa che sia Giovanni Battista risuscitato. Non ci si sbarazza così facilmente di un testimone. Il Vangelo non dice nulla degli altri protagonisti di quel giorno ma neanche loro hanno potuto cancellare così facilmente Giovanni Battista.

Per restare nel tema di quello che il Battista rimproverava a Erode, si accusa papa Francesco di rendere lecito ogni cosa e di portare confusione nella Chiesa. A scanso di equivoci prendiamo due esempi dall’attualità:

1.Un capo scout si è unito civilmente col compagno e con l’approvazione attiva del suo vice parroco. Il parroco invece, con grande dolore, ha scritto una lettera di chiarificazione ai parrocchiani. In “Amoris Laetitia”, papa Francesco scrive:
251. Nel corso del dibattito sulla dignità e la missione della famiglia, i Padri sinodali hanno osservato che «circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia»; ed è inaccettabile «che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso».[278] Relatio finalis 2015, 76; cfr Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali (3 giugno 2003), 4.

2.Sta uscendo fuori il caso dei figli di preti, tenuti all’oscuro dell’identità del loro padre vero, perché il prete non sposa la loro madre. Su Avvenire del 26 agosto un articolo affronta il problema dopo che i vescovi irlandesi hanno pubblicato delle linee guida. In questo articolo si legge:
Bergoglio: no alla doppia vita
Ma a dare una risposta netta e articolata sul tema è stato anche il Papa, quando era arcivescovo di Buenos Aires, nel libro scritto con il rabbino Abraham Skorka, Il cielo e la terra. «Se uno viene da me e mi dice che ha messo incinta una donna – scriveva l’allora cardinale Bergoglio – cerco di tranquillizzarlo e a poco a poco gli faccio capire che il diritto naturale viene prima del suo diritto in quanto prete. Di conseguenza deve lasciare il ministero e farsi carico del figlio, anche nel caso decida di non sposare la donna. Perché come quel bambino ha diritto ad avere una madre, ha diritto ad avere un padre con un volto. Io mi impegno a regolarizzare tutti i suoi documenti a Roma, ma lui deve lasciare tutto. Ora, se un prete mi dice che si è lasciato trascinare dalla passione, che ha commesso un errore, lo aiuto a correggersi. Ci sono preti che si correggono e altri no». E correggersi vuol dire: «Fare penitenza, rispettare il celibato. La doppia vita non ci fa bene, non mi piace, significa dare sostanza alla falsità».

Ragionando su questa posizione troviamo un’affermazione di fondo di papa Bergoglio sul valore della famiglia unita, dove i genitori sanno sacrificare la loro vita per i figli, dando loro stabilità attraverso il matrimonio. È tutto quello che predica instancabilmente papa Francesco oggi. Ma lo fa attraverso la misericordia e l’invito fatto a tutti di “camminare” senza sosta, senza stancarsi, con l’aiuto della grazia. Tutte le sue aperture a coloro che si trovano in situazioni irregolari non sono a discapito della fedeltà nel matrimonio, sono a favore delle persone in difficoltà. Chi capisce diversamente (e anche qualche prete capisce diversamente), non ha letto Amoris Laetitia, non comprende papa Francesco.

Prima Lettura  Ger 1, 17-19
Àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò.

Dal libro del profeta Geremìa
In quei giorni, mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Tu, stringi la veste ai fianchi,
àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti di fronte a loro,
altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.
Ed ecco, oggi io faccio di te
come una città fortificata,
una colonna di ferro
e un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti».

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 70
La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso.
Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami.

Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.

Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.

La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.

Canto al Vangelo  Mt 5,10
Alleluia, alleluia.

Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.


Vangelo  Mc 6, 17-29
Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista.
 
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.  

1 commento:

  1. Riguardo alla prima parte del tuo scritto rivedo una frase di Isaia che da un po'medito: <<... Nella conversione nel silenzio e nella calma sta la vostra salvezza,
    nell'abbandono confidente sta la vostra forza»...Is. 30,15...
    Per quanto riguarda la seconda parte penso sempre all'accoglienza, alla misericordia che Maria Maddalena avrá sicuramente incontrato nello sguardo di Gesù, quando l'ha salvata dalla lapidazione...ed è bellissimo fare riferimento nel proprio cuore a tale tenerezza. Tutti noi dobbiamo incontrare quello sguardo che incoraggia...che SALVA ma poi a tale sguardo segue una frase, a parer mio determinante, << va e non peccare più>> .... Certo siamo umani e fragili e le cadute si ripetono è sempre possiamo fare affidamento sull'Amore di Dio.... ma forse ne dobbiamo tenere un po'più in considerazione di quel monito.... ( e chiedere soprattutto lo Spirito per realizzarlo)

    RispondiElimina