Visualizzazioni totali

venerdì 9 febbraio 2018

DIO NON E' NOSTALGICO / venerdì V sett. T.O.

Vincenzo Dandini - Geroboamo e il profeta Achìa.
Il profeta Achìa annuncia a Gereboamo la spartizione del Regno che fu di Davide e di Salomone. E così avvenne per la stoltezza dello stesso figlio del Re più saggio della storia. Invece di ascoltare gli anziani di Israele che gli consigliano di conquistarsi il popolo dopo che suo padre Salomone si era fatto sempre più autoritario e avido di tasse, Roboamo resta chiuso nel suo “cerchio magico” di giovani, suoi compagni di divertimenti e di lusso, lontani dalle fatiche quotidiane della gente umile. Dimentica che suo nonno Davide ha regnato sette anni in Ebron prima di diventare Re di tutto Israele e che la fusione delle tribù in un unico popolo non è ancora compiuta. Guardare la Storia dell’Italia e dell’Europa dal '900 in poi con i continui cambiamenti di frontiere per comprendere cosa ha potuto succedere allora. Ma l’orgoglio e lo stupido sentimento di onnipotenza accecano più di ogni altra cosa.


Dio vuole che l’orgoglio sia umiliato perché l’uomo comprenda di essere limitato e non si perda del tutto. Ho riletto il profilo di papa San Gregorio Magno (540 – 604), il primo Papa che si firmò “Servus Servorum Dei”, servo dei servi di Dio  (https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Gregorio_I). La politica è più o meno sempre la stessa e coloro che si interessano veramente della sorte della gente invece che della retorica della politica, possono giocare un ruolo essenziale per l’umanità. Papa Gregorio I, come papa Francesco oggi, evitò gli schieramenti di parte (i nostri e gli altri) che sono guidati da grandi interessi e da logiche di potere e, anzi, tentò di smontarli, cercando soluzioni pratiche a favore delle persone concrete, in particolare dei più bisognosi.

Una nota interessante è che Dio, che istituisce oggi Geroboamo Re delle tribù del Nord, si era manifestato contrario all’instaurazione della monarchia in Israele al tempo di Samuele, preferendo il sistema delle famiglie e delle tribù: il sistema della sussidiarietà, diremmo oggi in linguaggio cristiano. Eppure non è passato molto tempo da quando Saul divenne il primo re d'Israele. Se Dio fosse un nostalgico, approfitterebbe della crisi in atto per un ritorno alle forme antiche. Ma Dio è il Reale e quindi è realista. Dio è Spirito e non si fissa nelle forme. Dio abita nella memoria ma anche sopratutto nel futuro. Per Dio non esiste l’età d’oro perduta, ma la tua vita che si deve mettere in gioco e svilupparsi, giorno dopo giorno, con responsabilità e audacia. Invece quanta nostalgia paralizzante nel cuore dell’uomo! Quanto attaccamento a forme e situazioni definitivamente superate. Non radici vive che danno forza e identità e generano gratitudine e apertura sempre maggiore all'universale, ma ceneri del passato adorate che danno una falsa sicurezza e portano alla degenerazione della vita. Quante persone vivono rinchiuse nel passato o per lo meno vivono con troppa nostalgia per la propria infanzia, per la magia della giovinezza, per un momento particolarmente felice della vita (quello dell’innamoramento della coppia, scambiato per amore, è esemplare), per quella o quell’altra forma tradizionale, che impedisce di vivere pienamente liberamente, e con frutto il presente.


Prima Lettura   1 Re 11,29-32; 12,19
Israele si ribellò alla casa di Davide.

Dal primo libro dei Re
In quel tempo Geroboàmo, uscito da Gerusalemme, incontrò per strada il profeta Achìa di Silo, che era coperto con un mantello nuovo; erano loro due soli, in campagna. Achìa afferrò il mantello nuovo che indossava e lo lacerò in dodici pezzi.
Quindi disse a Geroboàmo: «Prenditi dieci pezzi, poiché dice il Signore, Dio d’Israele: “Ecco, strapperò il regno dalla mano di Salomone e ne darò a te dieci tribù. A lui rimarrà una tribù a causa di Davide, mio servo, e a causa di Gerusalemme, la città che ho scelto fra tutte le tribù d’Israele”».
Israele si ribellò alla casa di Davide fino ad oggi.
 
Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 80
Sono io il Signore, tuo Dio: ascolta popolo mio.

Ascolta, popolo mio, non ci sia in mezzo a te un dio estraneo
e non prostrarti a un dio straniero.
Sono io il Signore, tuo Dio,
che ti ha fatto salire dal paese d’Egitto.

Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce,
Israele non mi ha obbedito:
l’ho abbandonato alla durezza del suo cuore.
Seguano pure i loro progetti!

Se il mio popolo mi ascoltasse!
Se Israele camminasse per le mie vie!
Subito piegherei i suoi nemici
e contro i suoi avversari volgerei la mia mano. 

Canto al Vangelo 
  At 16,14 
Alleluia, alleluia.

Apri, Signore, il nostro cuore
e accoglieremo le parole del Figlio tuo.
Alleluia.

Vangelo  
 Mc 7, 31-37
Fa udire i sordi e fa parlare i muti.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
  

Nessun commento:

Posta un commento