Visualizzazioni totali

martedì 11 ottobre 2016

MOSE'

Il Vitello d'oro visto dal grandissimo Luzzati
Un amico editore mi ha chiesto di tradurre un piccolo libro dal francese: "Mosè", scritto da un biblista di chiara fama. Un impegno molto più lungo di quanto mi aspettavo, che non mi lascia il tempo di aggiornare il blog. Malgrado l'interesse in particolare della lettura continua della lettera ai Galati che devo comunque cercare di ricuperare, eccomi in ritardo. 

Sono certo però che l'investimento di questi giorni ripagherà me e i futuri lettori in avvenire. Difatti rileggere la figura di Mosè attraverso la tradizione sapienziale di Israele è un grande dono e fonte di gratitudine per i nostri Fratelli maggiori. 
Do sotto un piccolissimo assaggio che riguarda l'episodio del vitello d'oro, in attesa di poter gustare tutto il libro di cui annuncerò, spero presto, la pubblicazione.

Quando si avvicinò all’accampamento, Mosè vide il vitello, gli strumenti di musica e Satana che saltellava davanti al popolo. L’amarezza si impadronì di lui: “Guai al popolo che ha sentito al Sinai: non ti farai immagini né figure né alcuna rappresentazione”. Scagliò le tavole dalle sue mani e le spezzò ai piedi della montagna. La Scrittura sacra che vi si trovava spiccò il volo verso il cielo. Prese il vitello, lo bruciò nel fuoco e lo macinò fino a quando divenne una polvere che fece bere ai figli di Israele. La prova della polvere mescolata con acqua fu simile alla prova della donna adultera. A colui che aveva fornito un oggetto in oro, un segno appariva sul volto.

Perché distruggere le parole scritte da Dio? La situazione era simile ad un principe che si era appena fidanzato. Quando mandò il suo servo per prendere la sua fidanzata a casa sua, questi trovò la ragazza incinta. Cosa doveva fare? Strappò il contratto di matrimonio per evitare che la ragazza fosse lapidata. Allo stesso modo la rottura delle tavole dell’alleanza fu un atto di clemenza verso Israele. Dio preferì sacrificare la sua Torah piuttosto che perdere il suo popolo. Le tavole della Torah scritte dal dito di Dio non erano sante in se stesse, altrimenti sarebbero diventate oggetto di culto idolatrico. Erano sante dal fatto che erano osservate. È l’obbedienza umana che santificava la Torah.

Mosè non annullò puramente e semplicemente l’operazione forgiando di nuovo degli anelli e dei gioielli. Neppure si sbarazzò dell’oro. Lo diede di nuovo a ciascuno sotto la forma di una bevanda. Così l’oro penetrò nella carne. Non fu più disponibile per una nuova fusione. Fu messo al suo giusto posto, respinto nelle profondità dell’essere umano. Non era possibile sbarazzarsene: faceva parte dell’umano. In ogni generazione d'Israele rimane un’oncia dell’oro del vitello d'oro. 

Se qualcuno si limita ad una lettura superficiale del solo testo della Bibbia non scopre tutta questa profondità e mitezza. Questo piccolo brano dimostra, se ce n'era bisogno, quanto il popolo d'Israele nella  riflessione credente dei suoi saggi e nella sua catechesi, è accompagnato dallo Spirito Santo che educa, tra l'altro, alla Misericordia del Santo, Benedetto sia il suo Nome.

1 commento:

  1. Come il popolo di Israele anch'io ogni giorno mi costruisco il mio vitello d oro con il mio peccato e ogni giorno scopro che il Signore non mi condanna anzi mi riempe con la sua misericordia e come ha fatto con il popolo di Israele così fa con me io non posso sbarazzarmi del mio peccato mi fa bere del mio stesso peccato in modo che esso torna nel mio essere affinché mi stia sempre d innanzi

    RispondiElimina