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mercoledì 5 ottobre 2016

GALATI, PAOLO RESISTE IN FACCIA A PIETRO!

Pietro e Paolo
Ecco il testo della lettera ai Galati che avremmo letto ieri se non ci fosse stato la festa di san Francesco:
“Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri. Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco.
In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. In ciò che vi scrivo, io attesto davanti a Dio che non mentisco. Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia. Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea che sono in Cristo; soltanto avevano sentito dire: «Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere». E glorificavano Dio a causa mia.” (Galati 1, 12 – 24)

San Paolo conosce bene il suo argomento: tra chi vuole imporre ancora la circoncisione come indispensabile alla salvezza o altre tradizioni, e chi invece ha sperimentato che la fede in Gesù Cristo da sola basta a creare l’uomo nuovo, egli si è trovato dall’una e dall’altra parte. Un tempo estremista della salvezza legata all’osservanza di tutte le tradizioni, comprende meglio il rinnovamento portato da Cristo e se ne fa il difensore più fermo ed convinto.
È spesso così, ed è una grazia per la Chiesa. Ricordo il libro di un convertito adulto in Francia. Il titolo era: “Rimango un barbaro” per dire che non riusciva ad adattarsi a certi modi levigati dei credenti di nascita. Non significa che chi nasce in un ambiente cristiano sia sempre inferiore al convertito adulto. Spesso si costata il contrario. Ognuno fa parte della ricchezza della Chiesa. L’importante è la consapevolezza di chi è Cristo e cosa significa seguirlo.

Nel Vangelo di oggi ascoltiamo il Padre Nostro nella versione di san Luca che finisce con “non abbandonarci alla tentazione”. Si può cadere in tentazione.
Il problema dei Galati è che alcuni membri delle comunità erano pagani venuti alla fede. In quanto tali non erano circoncisi. Ora nell’ebraismo la circoncisone dei maschi è un segno di appartenenza alla comunità. Alcuni allora vogliono imporre a tutti i credenti in Cristo la circoncisione come necessaria per  essere salvati. Per questi non basta la fede.
Pietro che visita le comunità per confermarle, comincia a dubitare anche lui che anche senza la circoncisione ci possa essere salvezza. Anche coloro che sono le “colonne della Chiesa”, che hanno confermato a Paolo che il Vangelo che annuncia è lo stesso che loro annunciano e hanno attinto da Gesù stesso, possono cadere in tentazione.
Si può nel concreto cercare di piacere più agli uomini che al Signore, entrare in confusione riguardo a certe pratiche e voler evitare conflitti con certi settori della Chiesa senza rendersi conto che questo si fa a scapito di ciò che è essenziale nel messaggio di Gesù. Non si rinnega il Vangelo in teoria, beninteso, ma attraverso pratiche che nel contesto del momento incarnano l’essenziale del messaggio di Gesù o il suo contrario.
Ringraziamo Paolo, così desideroso di stare in comunione con gli altri apostoli, con le “colonne”, di aver difeso, in seno alla comunione, il nucleo del Vangelo, senza cedere al quieto vivere o alla riverenza per il prestigio delle persone.

Pietro e Paolo - El Greco
Anche noi possiamo cadere in tentazione. Coltiviamo dunque la purezza della nostra fede, appoggiandoci sulla Scrittura, e imploriamo da Dio con una vita di grazia e di Vangelo vissuto la forza dello Spirito di Verità che è anche Spirito di Amore.

San Paolo in alcuni versetti non letti nella lettura odierna (Gal. 2, 3- 6) parla di “falsi fratelli che si erano intromessi a spiare la libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi” ai quali non cedono per riguardo, lui e il suo gruppo, neppure un istante, perché la verità del vangelo continuasse a rimanere salda tra i galati. 
Siamo salvi per grazia! Per obbedienza a Dio e non alla carne!
Perché la Chiesa non legge questi versetti? È forse un passo troppo forte da leggere così la mattina a Messa in comunità forse molto immature e portate a criticarsi?
Ma è talmente essenziale di comprendere nel cuore e nella nostra preghiera che siamo salvi per grazia che, per i lettori di questo blog che vogliono approfondire la Scrittura, è importante soffermarci sulla pienezza del ragionamento di Paolo. Egli dice:
Ora quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: «Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei? Noi che per nascita siamo Giudei e non pagani peccatori, sapendo tuttavia che l'uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Gesù Cristo per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; poiché dalle opere della legge non verrà mai giustificato nessuno».

Inoltre questi versetti ci rivelano un meccanismo che usa la tentazione per insediarci: la facilità (faciloneria?) che porta all’incoerenza.
Perché Pietro cade in questa tentazione? Lo capisco così: probabilmente nell'ambiente di Pietro non si osservavano tutti i precetti della Legge ebraica. Ma nella sua educazione religiosa, alcune pratiche erano come pilastri. Con l’incontro con Gesù e poi la Pentecoste Pietro si è volentieri liberato dai sensi di colpa di non essere un puro osservante, comprendendo anche che se “la Legge è buona”, “il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”. Ma quando si è toccato con insistenza davanti a lui alcune pratiche radicate nella sua infanzia: la circoncisione, il non mangiare con i pagani e non mangiare le cose che mangiano loro, ecc. egli si è sentito insicuro. 
Però avrebbe dovuto ragionare: non ci possono essere vie di mezzo. Se i precetti salvano, bisogna osservarli tutti. Non lo faccio. Perché alcuni precetti sì e altri no? Se la fede salva, nessun precetto in sé può salvare. Perché dovrei imporne alcuni?
Il dibattito rimane vivo ad ogni generazione, perché l’educazione e in particolare l’educazione alla fede passa attraverso gesti, abitudini, riti: imparare a fare il segno di croce, le prime preghiere, la statuina della Madonna sul comodino accanto al letto, andare a Messa con i genitori fin da bambino, ecc. L’uomo è un essere sacramentale. Però nessun rito in particolare è assoluto. Solo i sacramenti istituiti da Gesù portano in sé la grazia che salva. Ma neppure la loro forma è assoluta e si sono visti cambiamenti nella forma dei sacramenti durante i secoli. È valida la forma fissata dalla Chiesa e osservo quella forma in quanto mi mette in comunione obbediente con la Chiesa. La Chiesa infatti è il Sacramento di Cristo, la sua Sposa, depositaria dei tesori della grazia. Non posso andare oltre la Chiesa. Ma la Chiesa stessa ha cambiato alcune forme dei sacramenti lungo i secoli.
Bisogna insegnare ai nuovi credenti, in particolare ai bambini delle forme, dei riti, ma far capire da subito che Dio vede il cuore attraverso il gesto esteriore e che ci sono altre forme per incarnare la fede.

Lasciamo la Parola di Paolo concludere la nostra meditazione di oggi: Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. Non annullo dunque la grazia di Dio; infatti se la giustificazione viene dalla legge, Cristo è morto invano. (Gal. 2, 19 – 21)



Prima Lettura   Gal 2,1-2.7-14
Riconobbero la grazia a me conferita. 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Fratelli, quattordici anni dopo [la mia prima visita], andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Bàrnaba, portando con me anche Tito: vi andai però in seguito a una rivelazione. Esposi loro il Vangelo che io annuncio tra le genti, ma lo esposi privatamente alle persone più autorevoli, per non correre o aver corso invano.
Visto che a me era stato affidato il Vangelo per i non circoncisi, come a Pietro quello per i circoncisi – poiché colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per le genti –, e riconoscendo la grazia a me data, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Bàrnaba la destra in segno di comunione, perché noi andassimo tra le genti e loro tra i circoncisi. Ci pregarono soltanto di ricordarci dei poveri, ed è quello che mi sono preoccupato di fare.
Ma quando Cefa venne ad Antiòchia, mi opposi a lui a viso aperto perché aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma, dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, tanto che pure Bàrnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. 
Ma quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del Vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: «Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?».   

Salmo Responsoriale  
 Dal Salmo 116 
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre. 
  
Canto al Vangelo 
  Rm 8,15
Alleluia, alleluia.

Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, 
per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Alleluia.

Vangelo   Lc 11, 1-4
Signore, insegnaci a pregare.

Dal vangelo secondo Luca
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione». 

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