Visualizzazioni totali

giovedì 20 ottobre 2016

MOSE': TRADUZIONE IN PROGRESS

Mosè di Michelangelo - San Pietro in vincoli - Roma
Volevo finire questa traduzione di MOSE' per oggi. Sono alle ultime pagine ma non ci sono riuscito. 
Ai lettori in anteprima un brano dell'ultimo capitolo che propone applicazioni per il nostro tempo degli insegnamenti che la Bibbia ci ha tramandato su Mosè e l'avventura del popolo con lui.

I popoli migrano da sempre. Dappertutto sul globo, gli uomini si spostano o sono costretti di spostarsi oggi più di ieri. Non c'è nulla di nuovo nel fatto che le identità e le frontiere evolvono. In ogni tempo, l’uomo ha dovuto adattarsi a nuove culture, e intrecciare con altri i suoi modi di vivere. È una lotta comune al genere umano da molto tempo. L’uomo non è che un pellegrino su questa terra. La sua Patria sta altrove.
 Alla fine della strada del deserto non c'è la disperazione e la morte, ma un paese fertile preparato da Dio. Ma per arrivarci bisogna lottare e affrontare degli avversari. Non basta arrivare nella terra promessa, perché all’orizzonte si profilano nuove difficoltà e attraverso di esse la marcia verso un’altra terra. I quarant’anni del deserto sono una pesante storia di peccato dell’uomo, ma anche della tenacia del Dio che perdona.

Il ricordo del deserto è rimasto iscritto nella memoria di Israele. Osea e Geremia vi vedono il tempo meraviglioso di un amore indimenticabile. Isaia 40 – 55 pensa che la nuova marcia al deserto sarà talmente meravigliosa che farà dimenticare quella del passato. Per Giovanni battista che andrà nel deserto invece del Tempio i ricordi dell’incontro di Dio con il suo popolo invitano il popolo alla conversione. Gesù nel deserto digiunerà durante quaranta giorni e farà l’esperienza della tentazione, quella stessa di Israele. Le sue risposte a Satana sono soltanto citazioni del Deuteronomio evocanti la situazione del popolo lungo la sua marcia.

Può sembrare utopico cercare in testi vecchi di duemila anni elementi di soluzione per problemi di etica attuali. È vero che il mondo è tanto cambiato. Ma il cuore dell’uomo è sempre lo stesso, benché le strutture esterne siano evolute rapidamente. Che sia asservito a Faraone di Egitto o ai Faraoni moderni, l'uomo conoscerà sempre la tentazione del vitello d'oro, del potere e del piacere. Sarà sempre alla ricerca di un maestro spirituale. Qual è il ruolo dell’etica? Imporre regole, riti, pesi, e altro ancora, o ricordare che l’essenziale è di cercare e di vedere Dio nel quotidiano? È una successione di imposizioni e di restrizioni varie o la presa di coscienza di un vivere insieme per un avvenire comune dopo aver fatto un’esperienza religiosa? Questa ultima opzione è quella del libro dell’Esodo.


La vera apoteosi di Mosè non è da ricercare sull’Oreb, il Sinai o il Nebo.  È sul monte Tabor, dove apparve nella pienezza della luce divina, il giorno della trasfigurazione del Messia, in compagnia di Elia il profeta, che bisogna cercarla. Perché è Mosè che aveva fatto la prima esperienza della  trasfigurazione. Allo stesso tempo era l’uomo più umile che la terra avesse portato.

Nessun commento:

Posta un commento