C’è la guerra in Ucraina (e purtroppo anche in tanti altri posti, coinvolgendo spesso, come in Siria, molti degli stessi attori). È uno strazio pensare a tanti morti o feriti a vita, spesso giovani, a tante famiglie in lutto, alle distruzioni materiali. C'è un altro aspetto non meno reale e grave: le ferite psicologiche, il cosiddetto PTSD o disturbo da stress post traumatico che interrompe il flusso continuo naturale della vita del soggetto. Ci sono anche ferite spirituali: quante persone, anche non coinvolte direttamente nel conflitto, “perderanno la fede” perché Dio non è intervenuto come pensavano, oppure perché scandalizzate dal fatto che ecclesiastici rappresentati del Vangelo dell’amore e della misericordia, hanno spinto ad una guerra fratricida.
Sotto la forma delle ferite psicologiche profonde che diventano spirituali, questa guerra però è presente su vasta scala anche direttamente tra noi.
Quando Papa Francesco parla della diffusione dell’indifferenza nelle nostre società, possiamo solo dargli ragione. Ma di questo fenomeno c'è un aspetto più nascosto: l’indifferenza dei genitori ai propri figli, alla strutturazione della loro personalità. Il dilagare della violenza giovanile, anche da parte di ragazzi figli di “famiglie per bene” non è solo legato alla non trasmissione di “valori sani”, ma anche alla non trasmissione di contenuti tout court nella vita quotidiana, alla non relazione affettiva, all'assenza di parola, all'indifferenza dei genitori e degli adulti, anche non voluta direttamente ma provocata dalla non disponibilità per i figli perché assorbiti dall'uso continuo del cellulare, di internet o altro. Invece di crescere in una relazione continua e affettiva con adulti che gli aprono la vita, che gliene insegnano le realtà e il vocabolario, e strutturano così la sua personalità umana attraverso la memoria affettiva, il bambino vive in un ambiente impoverito. Non si tratta allora di avere genitori con una grande cultura accademica, ma con una cultura della vita. I bambini che non ricevono questa attenzione e questi contenuti e si chiudono anche loro nella relazione impoverita dei social, non sapranno gestire le proprie emozioni e pulsioni, le proprie relazioni e la loro vita sarà povera e diventerà facilmente violenta.
Umanamente queste ferite sono spesso inguaribili. Il Direttore della Caritas di Sarajevo, uomo di grande coraggio di fede durante la guerra dei Balcani diceva che, dopo 20 anni, sussulta ancora se dietro a lui esplode un minimo petardo. Solo la fede in Cristo crocifisso può portare una risposta globale e convincente.
La missione dei cristiani in questa generazione diventa essenziale: nutriti dalla Parola di Dio e radicati in lui devono essere la sua presenza in mezzo agli uomini giorno dopo giorno fino alla fine del mondo e irradiare questa Parola piena di contenuto e di amore. E invitare i feriti della vita ad aprirsi a un rapporto diretto con Dio attraverso la fede, come mendicanti che dicano ad altri mendicanti: so dove c'è per noi una mensa imbandita.
È tempo che la Chiesa ascolti lo Spirito Santo che le parla attraverso il Magistero e prenda coscienza che non può più appoggiarsi su una Cristianità tramontata, su famiglie senza coesione interna o già disgregate, ma che ha lo Spirito di Cristo, il suo Verbo Creatore e che ha il potere di generare una vera e completa civiltà umana, guarendo le ferite di questa Umanità facendola rinascere dalle ferite del Crocifisso. Deve darsene gli strumenti nell'Iniziazione Cristiana dei giovani e degli adulti, nell'accompagnamento delle coppie al Matrimonio indissolubile e delle famiglie.
Prima Lettura Is 50,4-7
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso.
Dal libro del profeta Isaìa
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 21 Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo: «Si rivolga al Signore; lui lo liberi, lo porti in salvo, se davvero lo ama!».
Un branco di cani mi circonda, mi accerchia una banda di malfattori; hanno scavato le mie mani e i miei piedi. Posso contare tutte le mie ossa.
Si dividono le mie vesti, sulla mia tunica gettano la sorte. Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto.
Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea. Lodate il Signore, voi suoi fedeli, gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe, lo tema tutta la discendenza d’Israele.
Seconda Lettura Fil 2,6-11 Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippèsi
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
Canto al Vangelo Fil 2,8-9 Lode e onore a te, Signore Gesù! Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome. Lode e onore a te, Signore Gesù!
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo
Vangelo Mt 27,11-54
La passione del Signore
[ Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: A «Sei tu il re dei Giudei?». C Gesù rispose: X «Tu lo dici». C E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.
Allora Pilato gli disse: A «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». C Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: A «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». C Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: A «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». C Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: A «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». C Quelli risposero: F «Barabba!». C Chiese loro Pilato: A «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». C Tutti risposero: F «Sia crocifisso!». C Ed egli disse: A «Ma che male ha fatto?». C Essi allora gridavano più forte: F «Sia crocifisso!».
C Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: A «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». C E tutto il popolo rispose: F «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». C Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Salve, re dei Giudei!
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: F «Salve, re dei Giudei!». C Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.
Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei».
Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.
Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!
Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: F «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». C Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: F «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». C Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.
Elì, Elì, lemà sabactàni?
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: X «Elì, Elì, lemà sabactàni?», C che significa: X «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». C Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: A «Costui chiama Elia». C E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: A «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». C Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.
(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)
Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: A «Davvero costui era Figlio di Dio!». ]
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