Continuiamo il discorso sulle preghiere tossiche (vedi La Gioia del Vangelo: PREGHIERE TOSSICHE 2/3). Pregare è essenziale per la vita. Però, come essere certo che prego come Dio vuole? Un modo sicuro è lasciarmi guidare dalla Bibbia. La Bibbia è un immenso libro di preghiera. Quando dialogo con Dio partendo dalla sua Parola prego bene.
Se, prima delle mie parole ci sta l’ascolto della Parola di Dio, sono già quasi salvo!. Perché “quasi”? Perché spesso, benché io abbia iniziato la mia preghiera con la proclamazione o la lettura della Parola di Dio, di fatto non ascolto nulla, e la copro con le mie parole, riflessioni, l’esternazione dei miei stati d’animo, ecc.
La Bibbia inoltre mi propone direttamente molti testi di preghiere! Un libro intero, quello dei Salmi, è costituito unicamente di preghiere: cantici, meditazioni sulla Legge, richieste di aiuto, ringraziamenti, riconoscimento del proprio peccato, benedizioni e lodi a Dio per le sue opere... Anche quando si chiede vendetta sui nemici, tutto finisce sempre con l’affidare tutto a Dio perché è giusto e può tutto, farà giustizia nel momento e nel modo migliore.
Ma ci sono preghiere e cantici anche fuori dal Libro dei Salmi, nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Trovarli nella Bibbia e usarli è una grandissima ricchezza che forma secondo lo Spirito di Dio, lo Spirito Santo.
Ma, fra tutte, nella Bibbia c'è la “Preghiera domenicale”, la preghiera che Gesù stesso ha insegnato ai discepoli e quindi a “tutti coloro che crederanno per la loro parola”, cioè noi.
Infatti il Vangelo di Matteo (6,5-13) riporta questo insegnamento di Gesù:
"E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
1.Padre nostro che sei nei cieli,
2.sia santificato il tuo nome,
3.venga il tuo regno,
4.sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
5.Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
6.e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
7.e non abbandonarci alla tentazione,
8.ma liberaci dal male"
Nel Vangelo di Luca, Gesù invita i suoi discepoli, che gli chiedono esplicitamente di insegnare loro a pregare, a rivolgersi a Dio con parole simili a quelle di Matteo benché diverse (Luca 11, 1-4). Questo significa che la Preghiera è uno spirito, un dialogo tra Dio e i suoi figli, non una formula o delle formule, non una magia, non “un moltiplicare le parole”, anche se ogni parola della formula che usiamo è Parola di Dio e quindi ricca di senso.
Cerchiamo quindi, nel “Padre Nostro” secondo Matteo, dei punti sicuri.
Innanzitutto, le condizioni che Gesù indica per la preghiera (Vv. 5-8) sono importantissime e da tenere sempre a mente per evitare di impostare in modo tossico il nostro rapporto con Dio: non devo cercare di essere visto, apprezzato, ma cercare il nascondimento. Devo avere la totale convinzione che Dio mi conosce, mi ama, e sa già, meglio di me, ciò di cui ho bisogno! È la base della fede.
Mettere in pratica questo rivoluzionerebbe già dal più profondo tante vite.
Poi, possiamo dividere la Preghiera del Signore in 8 parti come ho indicato sopra. Vediamo subito che la prima frase in cui chiediamo qualcosa per noi arriva solo in quinta posizione! Infatti con “pane quotidiano” Gesù intende tutte le nostre eventuali richieste per la vita terrena, anche se i Padri hanno subito capito che il vero pane che dà vita è Gesù Cristo e recitiamo il Padre Nostro nel rito del battesimo dei bambini come desiderio della mensa eucaristica alla quale parteciperanno in futuro.
Quindi le 4 prime invocazioni non riguardano noi ma Dio e il suo Regno. Non preghiamo per noi direttamente, ma affinché Dio sia tutto in tutti!
Il segreto della preghiera autentica è quindi di DECENTRARSI. La preghiera tossica è la preghiera centrata su sé stessi, è "la tristezza di abbassare lo sguardo su di sé, mentre la felicità è alzare lo sguardo al cielo", ci insegna il giovane grande maestro Carlo Acutis.
Il cristiano non è una creatura infelice che deve chiedere, ma un figlio di Dio, un suo eletto, che ha una missione: estendere il Regno di Dio sulla Terra perché ne possano beneficiare tutti gli esseri umani e tutto il Creato. È un membro del Cristo che riorienta la Storia a Dio. Come decentrarsi?: rivolgendosi a Dio - che è Padre - ed è nostro, non solo mio. Includo quindi nella mia preghiera sempre almeno tutta la mia comunità, la mia famiglia. È il Padre che è nei cieli, nell’alto, nell’infinito, Vita origine di ogni vita e che la morte non può toccare.
La prima grazia che io chiedo è che il suo Nome sia onorato, santificato. Chiedo che venga il suo Regno, globalmente, per tutti, e nulla di particolare per me, non chiedo la grazia che mi sta a cuore. Il suo Regno è quello dei cieli, cioè non secondo la logica dei regni della terra, ma è il Regno dell’Amore. Chiedo che Egli sia obbedito. A questo punto è necessario sottolineare che sentiamo profondamente di subire ingiustizie e ci auguriamo che gli altri facciano la volontà di Dio. Ma spesso dimentichiamo di chiedere a Dio la grazia di fare innanzitutto noi la sua volontà, che si compia la sua Parola nella nostra vita. Mi fa molto bene - quando dico il Rosario da solo - di pregare così: “sia fatta la tua volontà, come in cielo così nella mia vita e in tutta la terra”.
Ed è a questo punto che si innestano le richieste per noi: Signore voglio fare la tua volontà, desidero il tuo Regno, la tua logica, ma sono talmente debole che ho bisogno che tu mi dia alcune cose per non cadere. Queste cose sono gli elementi materiali, comunque terreni. Poi ho bisogno ancora di essere sollevato dal peso dei miei peccati, di potermi presentare al tuo cospetto nella gioia della tua misericordia. Però la condizione - e Matteo lo sottolinea nei versetti successivi - è che io perdoni pienamente a chi mi ha offeso, di cuore. È un punto centrale dell’ebraismo già prima di Gesù (vedi Siracide 28,3). Chiediamo questa grazia ogni giorno. Chiediamo l’aiuto per uscire vincitori dalla tentazione ed essere protetti dal maligno. Apparteniamo a Dio e vogliamo appartenergli. Ma il demonio e la sua mentalità sono ancora radicate in noi ed egli può tentarci.
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