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giovedì 6 marzo 2025

QUARESIMA: PECCATI SPECIFICI CONTRO LA SPERANZA



La nostra speranza è Cristo risorto. Solo lui è il Signore. Questo il nostro segreto: il centro di tutto è la risurrezione di Gesù Cristo e con essa la nostra stessa risurrezione. Questa fede nella vita eterna, nell’incontro definitivo con il Signore, è ciò che ci aiuta a non soffrire come chi è privo di speranza (cfr 1 Ts 4,13). Ma credi fermamente nella risurrezione e nella vita eterna? Hai incontrato Cristo risorto? Sei aperto all’azione dello Spirito Santo nella tua vita? Se sei chiuso sui tuoi desideri, quelli del tuo gruppo, mai potrai vivere la gioia della speranza.

Ci sono però peccati specifici contro la speranza che ci ostacolano:  

1.- Confondere speranza con ottimismo. Proprio perché sa che Dio è presente e avrà l’ultima parola non guarda solo  gli aspetti piacevoli, ma la realtà nella sua interezza e in particolare il futuro. Sapendo – come diceva sant'Agostino – che «non c'è nulla di così opposto alla Speranza come guardare indietro» (Sermo 107.5).

2.- Aver paura di impegnarsi. Viviamo in una società dove, coscienti della nostra fragilità e dell’avere una vita sola, si diffonde l’idea di provare tutto senza impegno definitivo. L'impegno fa paura perché mi toglierebbe allora il tempo o le mie possibilità. È "l’acedia egoista" (Papa Francesco) che paralizza. Ogni battezzato, nella sua vita credente, ha bisogno di convertirsi alla voce di Dio. Questo dà il coraggio di rispondere alla propria vocazione in mezzo al mondo, unica, ecclesiale e legata a Gesù Cristo. 

3.- Tristezza individualistica. «Se sei Figlio di Dio, salva te stesso» (Mt 27,40). È la grande tentazione. Un segno inequivocabile che hai incontrato Cristo è che, come, Abramo, ti sei messo in cammino lasciando le tue sicurezza, con la consapevolezza che non ci si può salvare da soli e certi che «lo zoppo è più sicuro sulla strada che il corridore fuori». (Sant’ Agostino, Sermo 258, 3).

4.- Lasciarsi trascinare dalla violenza e dalla polarizzazione. Questi virus toccano la nostra Chiesa perché viviamo in quel clima senza speranza. Il nostro amore sfuocato per la Chiesa può, paradossalmente, renderci di mentalità ristretta o farci guardare con occhi non evangelizzati. Per questo «è necessario prestare attenzione a tutto il bene che esiste nel mondo, per non cadere nella tentazione di considerarci vinti dal male e dalla violenza» (Spes non confundit 7) o i  soli giusti. 

5.- Allontanarsi dalla croce di Cristo. La Speranza vive sempre, in un modo o nell'altro, di fronte allo scandalo e alla stoltezza della croce (cfr 1 Cor 1,18), autentica sapienza e centro del mistero cristiano. Lì dovremo andare per comprendere e affidarci a Dio. Spesso pensiamo che troveremo Dio più facilmente nella pace dei nostri sentimenti, o nella tranquillità del tempio, o nella quiete sospetta di vite non toccate dalla chiamata alla conversione e installate nella pigrizia, nell'ingiustizia, nell'ideologizzazione della fede o nella mediocrità. Lo sguardo deve restare fisso sul crocifisso (Zc 12,10). I discepoli “esultarono grandemente” guardando Colui che portò i nostri peccati. La fede «non è una formula magica che fa scomparire i problemi - no, quella non è la risurrezione di Cristo - ma la vittoria dell'amore sulla radice del male, una vittoria che non “supera” la sofferenza e la morte, ma le trafigge, aprendo una strada nell'abisso, trasformando il male in bene, segno distintivo della potenza di Dio.»

6.- Dimenticare i crocifissi e le vittime. Dio si rivela alla periferia della città, in cima alla montagna del Golgota e fuori dall'accampamento, spesso fuori dal nostro piccolo mondo ecclesiastico. I volti di chi è fuori ci pressano e ci lasciano scoperti. Mentre Gesù salvava il mondo sulla croce, molte pie famiglie ebree celebravano la Pasqua aspettando la venuta del Messia. Questo succede ancora ogni giorno tra noi cristiani. 

7.- Smettere di sognare secondo Dio. Non abbiamo paura di sognare. I profeti di calamità perdono ogni ragione davanti alla risurrezione del Crocifisso. Sappiamo bene che la società odierna non è il nostro ideale. Siamo cittadini della terra, ma con il passaggio sicuro al cielo apparteniamo ad una nuova società: verso essa siamo diretti. Il nostro pellegrinaggio in Speranza in qualche modo lo anticipa (cfr Spe salvi 4). Ecco perché i migliori tra noi hanno osato sognare, hanno reso questa terra più abitabile e la nostra convivenza più amabile ed equa.



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