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martedì 19 settembre 2017

IL MISTERO DELLA FEDE DEL CENTURIONE / Lunedì XXIV° sett. T.O.

Nel Vangelo Gesù dà in esempio la fede di un centurione che neanche in Israele ne ha trovato una così grande. Non so se un pagano, leggendo questo brano, si sentirebbe stimolato e riempito di speranza, pensando: anche a me sono aperte le porte! Quando cercavo la fede non mi è capitato di leggere questo brano o di fermarmi su di esso. Adesso che sono nella Chiesa fino al collo, istintivamente, questo brano mi rattrista un po’: i complimenti sono sempre riservati agli altri, facciamo tanto per dire alle persone che devono frequentare, essere assidui, e poi, dal nulla, esce un tizio che arraffa il primo premio!

Ma, via il vittimismo che abita ancora in me: per definizione ogni passo del Vangelo è una Buona Notizia per me. In che senso lo è anche questo?


Cercando di capire come questo centurione è arrivato ad una fede così grande – la fede è un dono ma bisogna accogliere questo dono, aprendosi alla possibilità che ci sia oppure cercandolo – ho pensato che, logicamente, quest’uomo E’ UNO CHE E’ ANDATO ALL’ESSENZIALE. Questa è una virtù non scontata in nessuno ma che è bene coltivare in ogni circostanza, che rende il cuore semplice e puro. In Colombia il papa ha dato proprio questa consegna: “andare all’essenziale, rinnovarsi, impegnarsi”.

-  Ma per questo il centurione è stato aiutato in qualche modo? Forse lo ha aiutato il fatto di essere un pagano: 1. Proveniente dall’esperienza dei molteplici e contraddittori idoli pagani è stato affascinato dal Monoteismo degli ebrei, un’affermazione potente e che unifica la vita. Anche se la fede è sempre un dono di grazia, il Monoteismo è profondamente amico della ragione. La fede è un «atto di deferenza ragionevole» a Dio. Chi persiste nell’idolatria tra i battezzati (chi porta o tiene in casa amuleti, portafortuna, chi è superstizioso, chi aderisce al new age, ecc.) non ha mai considerato la propria dignità di Homo Sapiens, non ha mai visto la sua vita sotto la prospettiva della razionalità. Invece questo pagano ha visto la differenza tra il mondo di cui proveniva e quello della fede nel Dio Unico. 2. Probabilmente ha visto anche la bellezza della morale e dei precetti biblici, incarnati in questo popolo. Il paganesimo che viene tanto vantato oggi come buono perché più vicino alla natura e agli istinti naturali non è tale: e il tramonto dei riferimenti cristiani nella nostra società e in tante famiglie non ci rivela un futuro fatto di tolleranza, di mitezza e di solidarietà, purtroppo. Per questi due motivi ha stimato la fede di questo popolo sottomesso militarmente dal suo proprio popolo e ha costruito a spese sue la sinagoga. 3. C'è un altro motivo secondo me che lo ha aiutato: Essendo un pagano non inserito nella comunità credente non è stato coinvolto nelle piccole beghe che tante volte offuscano la nostra percezione della sua bellezza. Ma questa difficoltà, superare le piccolezze che ci nascondono la bellezza della nostra comunità, è proprio quella che la fede ci deve far affrontare. Gesù è morto sulla croce perché diventiamo Uno con Lui e tra credenti, portando i pesi gli uni degli altri, non perché facciamo belle processioni e spettegoliamo. È una sfida molto grande, ma è proprio quella che il Cristianesimo viene a portare nel mondo. Mentre una generazione adultera e degenere cerca dei segni, Gesù indica come segno affinché il mondo creda che i suoi discepoli si amino come si amano. Troppe volte però nelle nostre comunità questo ideale non è nemmeno contemplato. E molti che tentano il percorso comunitario lo lasciano perché scoprono i difetti degli altri. Quando si cammina bene in genere ci vogliono tre o quattro anni perché cominci a balenare nella propria mente che quella parola del Signore che dice che devo togliermi prima la trave che sta nel mio occhio è stata pronunciata anche per me. Poi c'è tutta la fatica di perseverare nella comunità e nella conversione.

-  Questo centurione è stato aiutato nella sua fede anche dal fatto che è uno che sa trarre lezioni dalla propria esperienza di vita: “Ho soldati sotto di me, e dico a uno … quindi se tu fai i miracoli e le guarigioni che mi hanno raccontato, se ti chiedo un miracolo, devo fidarmi in tutto, altrimenti non ha senso che io ti chieda di guarire il mio servo che la medicina ha abbandonato!”


Prima Lettura   1 Tm 2, 1-8
Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.
Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.  

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 27
Sia benedetto il Signore, che ha dato ascolto alla voce della mia supplica.


Ascolta la voce della mia supplica,
quando a te grido aiuto,
quando alzo le mie mani
verso il tuo santo tempio.

Il Signore è mia forza e mio scudo,
in lui ha confidato il mio cuore.
Mi ha dato aiuto: esulta il mio cuore,
con il mio canto voglio rendergli grazie.

Forza è il Signore per il suo popolo,
rifugio di salvezza per il suo consacrato.
Salva il tuo popolo e benedici la tua eredità,
sii loro pastore e sostegno per sempre.         

Canto al Vangelo 
  Gv 3,16 
Alleluia, alleluia.

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;
chi crede in lui ha la vita eterna.
Alleluia.

Vangelo 
  Lc 7, 1-10
Neanche in Israele ho trovato una fede così grande.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito. 

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