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venerdì 5 settembre 2025

SAN CASTRESE PATRONO DEL NOSTRO AMEN. Omelia del vescovo di Monreale / Meditiamo i doni ricevuti



Oltre la presenza delle reliquie di san Castrese abbiamo ricevuto in questi giorni molti e solidi insegnamenti spirituali. A cominciare dal vescovo di Monreale che ha strutturato la sua omelia sul nostro programma e con rigore biblico e, come promesso, ci ha mandato il testo. Lo ringraziamo di cuore anche per la sua testimonianza personale che ha colpito molti.

È da ieri la notizia dello scioglimento del Consiglio Comunale per "infiltrazioni camorristiche". Qualunque siano il ben-fondato delle accuse e le motivazioni di questa misura - la terza da quando sono a Marano! - non è una buona prospettiva per la nostra città. Qualcuno conclude come me che se non cambia in modo sostanziale la mentalità dei singoli maranesi non si uscirà mai da questa situazione che danneggia tutti. È quindi l'ora dei cittadini, in particolare  dei cristiani che, avendo "una piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio" (Colossesi 1,9-10), possono lievitare il loro ambiente con dolcezza e fermezza ad un tempo, uscendo dalla mentalità dei compromessi con l'illegalità e l'irresponsabilità verso il bene comune, facendo risplendere la buona vita di chi segue il Vangelo. 


San Castrese Patrono del nostro Amen

Omelia nella commemorazione dello sbarco di San Castrese • (Ez 34,11-16; Sal 22; Lc 8,22-25)


Carissimi fratelli e sorelle, cari sacerdoti, signor Sindaco, gentili autorità civili e militari, insieme a don Nicola e a don Antonio siamo venuti ad accompagnare le reliquie di San Castrese in questa terra, che lo accolse in vita come maestro di fede ed ora lo invoca come intercessore di grazie. Ringrazio in particolare il parroco, don Luigi Merluzzo, e i suoi collaboratori per il cortese invito che ci dà la possibilità di condividere la nostra comune fede e devozione.

1. Come ben sapete, quella del Vescovo Castrese è la storia di un uomo di Dio, di un perseguitato a causa della fede, di un esule, di un naufrago. Qui a Marano, come dicono alcune fonti fino alla prima metà dell’XI sec., venerate questa eminente figura come martire. A Monreale, rifacendoci alle fonti successive, lo veneriamo con i titoli di Vescovo e Confessore della fede.  

Indipendentemente dal fatto che abbia o no ricevuto il martirio del sangue, la sua vita è un’autentica μαρτυρία (martyria, testimonianza), vissuta prima nell’Africa romana dove fu Vescovo di Cartagine, poi, al tempo della persecuzione vandalica operata dagli ariani (V secolo) che lo costrinse ad abbandonare le terre africane, in questa magnifica terra campana, dove visse, testimoniò e confermò i fratelli e le sorelle nella fede in Dio Padre, Figlio e Spirito santo.

Non abbiamo molte notizie ufficiali sulla vita di Castrese. Abbiamo però, racconti, testimonianze e leggende che potremmo paragonare all’edera che si arrampica e ricopre gli alberi, le case e altri oggetti. È vero che l’edera è altro dall’oggetto che ha ricoperto, ma ad esso si aggrappa e ne accentua le forme. Le leggende riferite alle vite dei santi, non inventano nulla, ma raccontano la verità della vita che sta “sotto”.

Le fonti [1] raccontando che, sentendo avvicinarsi il giorno della sua morte, chiamò i fratelli e disse loro: “Come da vivo mi sono adoperato per guidarvi sulla retta via, allo stesso modo continuerò a proteggervi da ogni avversità anche in spirito, se Dio lo vorrà”. Il Vescovo Castrese è stato e continua ad essere oggi per tutti noi intercessore e testimone a cui ci rivolgiamo per imparare a dire il nostro Amen.

2. Questa espressione, Amen, sulla quale avete scelto di riflettere in questo anno e che a conclusione di questi tre giorni di festeggiamenti ripeterete tutti insieme, generalmente la utilizziamo nella liturgia come risposta comunitaria alla fine delle preghiere, indicando con essa l’adesione a ciò che è stato affermato e l’auspicio che la preghiera venga esaudita. La radice semitica da cui deriva (‘mn) ha il senso di “essere saldo”, “stabile”, “vero”. Dire “amen” implica, una autentica e completa professione di fede, un affidamento totale a Dio che è fedele alle sue promesse.

Nella suggestiva cerimonia dello sbarco, che poc’anzi abbiamo vissuto, don Luigi, il parroco, a nome di tutti voi, rivolgendosi al Santo Patrono, ha detto: “È il vento dello Spirito Santo che ti ha fatto giungere da noi perché tu ci istruisca sul mistero della Trinità, ci abiliti a vivere e testimoniare l’amore che Dio ci ha dato in suo figlio Gesù”. è questo che domandiamo ancora oggi a San Castrese.

Castrese, in intima unione con il buon Pastore, vive la sua vita e la sua fede come riflesso dell’Amen di Gesù, che nel libro dell’Apocalisse con esso è identificato: «Così parla l’Amen, il Testimone degno di fede e veritiero, il Principio della creazione di Dio» (3,14). È l’unico caso nel Nuovo Testamento in cui il termine appare come un titolo di Cristo, una caratteristica con la quale può essere identificato: Gesù Cristo è l’Amen; la sua fede e Lui stesso. La fede non è ripetizione convinta di una formula, nemmeno è adesione ad una teoria o partecipazione ad un gruppo, è piuttosto un modo di vivere, di abitare la terra e ogni relazione, con Dio, con i fratelli e con il creato.

3. Ecco, dunque, la domanda fondamentale che oggi Gesù rivolge a questa comunità: «Dov’è la vostra fede?». Dov’è quell’Amen che Castrese vi ha testimoniato e vi ha insegnato? È la domanda rivolta da Gesù ai suoi discepoli sorpresi dalla tempesta durante la traversata del lago (Lc 8,22-25): pur essendo pescatori temevano le acque, segno del male e della morte.

La traversata narrata da Luca, assomiglia a quella di Castrese e dei suoi compagni che gli ariani imbarcarono su una nave vecchia e malandata, senza vela e senza remi abbandonandoli alle correnti marine perché venissero inghiottiti dalle acque. La traversata dei discepoli, assomiglia, pure, alla nostra vita, a questo tempo nel quale abbiamo l’impressione di “imbarcare acqua” da tutte le parti. Siamo travolti dalle onde della violenza, della guerra, della solitudine, dell’abbandono, del disinteresse, della paura… imbarchiamo acqua e l’unica prospettiva che ci offre il mondo è quella di andare a fondo.

In questo contesto risuona la voce del profeta Ezechiele che ricorda la potente promessa di Dio: «Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia» (34,16). Nessuno è dimenticato, nessuno andrà perso, nessuno sarà inghiottito definitivamente dalle acque del mare!

Alle volte ci sembra, però, che anche Dio, come Gesù nel racconto lucano, si sia addormentato; ci sentiamo soli, affaticati, impotenti e senza prospettive. Insieme ai discepoli gridiamo: «Maestro, maestro, siamo perduti!». Chissà se anche qualche compagno di Castrese fece una preghiera di questo tipo?

La risposta di Gesù non si fa attendere e, se da un lato è risolutiva della tempesta, dall’altro diventa forte richiamo per i suoi: «Dov’è la vostra fede?», Dov’è il vostro Amen?

Carissimi fratelli e sorelle non dobbiamo dimenticare che il “dove” della fede è la perdizione e l’andare a fondo. Questo è il luogo della fede in Colui che non ci salva dalla morte, ma nella morte. Ci ha preceduti per starci misteriosamente vicino anche lì. La fede si prova proprio nell’ora della tentazione: essa consiste nel credere alla potenza della parola di Gesù, che dona la vita attraverso e oltre la morte.

È dunque questo nostro contesto storico, sociale e geografico, così complesso e preoccupante, caratterizzato dalla fatica di trovare lavoro, dalla delinquenza, dallo spaccio di droghe, dalla dispersione scolastica, dall’inquinamento, dall’irresponsabilità, dalla disillusione, dall’egoismo, dalla sopraffazione, dalle malattie sempre più gravi e aggressive… per quanto tutto ciò ci spaventa e ci scoraggia, è proprio questo il “dove” della fede.

Come i discepoli di Gesù e San Castrese con i suoi compagni, anche noi siamo chiamati a navigare sulla barca della Chiesa, in questo mare agitato del mondo, dove l’unica prospettiva umana è l’andare a fondo.

In questo “oggi”, San Castrese invita la comunità di Marano a rinnovare l’Amen. Lasciatevi riempire del suo Amore, della sua pace e della sua gioia! Fatevi, con lui, annunciatori della bella notizia che Dio non solo si ricorda di noi, ma ci ha già salvati.

San Castrese, come hai promesso in punto di morte, ti chiediamo di intercedere per noi perché possiamo essere con te e come te testimoni (martiri) dell’Amore di Dio in questo tempo e in questo “dove”! Amen.

San Castrese, prega per noi. Amen


Parrocchia San Castrese, Marano di Napoli • 1 settembre 2025

Gualtiero Isacchi, arcivescovo

[1] Acta Sanctorum dei Bollandisti (1659).


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