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mercoledì 3 settembre 2025

TANTO PIÙ FATTI UMILE!



"Tanto più fatti umile!" Le letture di questa domenica (XXII T.O. C.) sono di una chiarezza e di un’attualità impressionanti. Purtroppo "Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi", e per la loro "misera condizione" (!) "non c'è rimedio"! Sono corrotti. Non sono solo peccatori cioè fragili ma capaci di riconoscere il loro peccato nella verità. In loro "è radicata la pianta del male". Infatti lo vediamo tra persone che pur conoscendo la Parola di Dio continuano a cercare i primi posti, la visibilità anche quando non è necessario, a fare ovunque le Prime Donne. Lo vediamo quindi negli altri, è molto più difficile vederlo in noi stessi. Anche per questo motivo il Siracide ci invita a desiderare un "orecchio attento", aperto, un cuore sapiente che sa rientrare in sé, meditare le parabole. Chiediamolo ardentemente. 

E in particolare dobbiamo comprendere bene qual è l’umiltà di Dio e non scambiarla per insignificanza. Gesù è vero Dio e vero Uomo. È insieme Signore Onnipotente (Pantokrator) e fratello, compagno, amico, servo per amore, per un amore infinito che si abbassa, pazienta. Non possiamo separare la Divinità e l’Umanità di Gesù. Se lo facciamo la nostra fede non è più cristiana. Provoca distorsioni gravissime nel nostro rapporto con Dio. Si vede frequentemente nell’ambito della Liturgia e della preghiera. Molti vivono la Liturgia come qualcosa di solamente umano, dove spesso gli attori peccano di “creatività” che diventa protagonismo, politicizzazione (come purtroppo  in questi giorni riguardo ai gravissimi fatti di Gaza) e in tanti altri modi che snaturano la Liturgia. Ci sono quelli che invece riducono al minimo fino all’esclusione, la dimensione umana, di comunità che celebra, per concentrarsi sul cerimoniale, il rubricismo, la ricchezza degli addobbi, ecc. Alcuni gesti esclusi dalla Riforma Liturgica del Concilio che ha attinto allo spirito originario di "nobile semplicità" della Tradizione romana *, vengono riportati in auge sotto il pretesto di maggiore adorazione, maggiore umiltà. Oltre la non comprensione del senso della Liturgia, potrebbe esserci dietro un nascosto desiderio di protagonismo. Cosa è più umile: ricevere la comunione in ginocchio o accettare un rimprovero ingiusto?; comportarmi secondo la mia fantasia durante la messa con gesti o atteggiamenti che decido io e mi distinguono dagli altri o accettare di lasciarmi guidare da altri anche quando la mia sensibilità sarebbe diversa? Certamente è più umile e più conforme a Cristo accettare rimprovero e contraddizioni. 

*  "Semplicità e decoro dei riti

34. I riti splendano per nobile semplicità; siano trasparenti per il fatto della loro brevità e senza inutili ripetizioni; siano adattati alla capacità di comprensione dei fedeli né abbiano bisogno, generalmente, di molte spiegazioni". (Sacrosanctum Concilium n. 34.)

 Anche il Concilio di Trento aveva fatto un discernimento sulle tante aggiunte apparse qua e là, sopprimendole, sopprimendo addirittura interi riti recenti integrandone nel Canone Romano le particolarità più valide.


Dal libro del Siràcide  Sir 3,19-21.30-31 (NV) [gr. 3,17-20.28-29]

Figlio, compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo generoso. Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore. Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti. Perché grande è la potenza del Signore, e dagli umili egli è glorificato. Per la misera condizione del superbo non c'è rimedio, perché in lui è radicata la pianta del male. Il cuore sapiente medita le parabole, un orecchio attento è quanto desidera il saggio.

 

Dal Sal 67 (68)  R. Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.

I giusti si rallegrano, esultano davanti a Dio e cantano di gioia. Cantate a Dio, inneggiate al suo nome: Signore è il suo nome. R.

 Padre degli orfani e difensore delle vedove è Dio nella sua santa dimora. A chi è solo, Dio fa abitare una casa, fa uscire con gioia i prigionieri. R.

 Pioggia abbondante hai riversato, o Dio, la tua esausta eredità tu hai consolidato e in essa ha abitato il tuo popolo, in quella che, nella tua bontà, hai reso sicura per il povero, o Dio. R.

 

Dalla lettera agli Ebrei  Eb 12,18-19.22-24a

 Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola.

Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova. 


Alleluia, alleluia. Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore, e imparate da me, che sono mite e umile di cuore. (Mt 11,29ab) Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca  Lc 14,1.7-14

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.

Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».


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