Uno dei concetti costanti di Papa Francesco era che "bisogna lanciare processi e non occupare spazi". Infatti il Cristianesimo nella sua essenza è un Cammino, un processo. “Seguitemi” dice Gesù.
Il seminarista è pronto a seguire Gesù. Ma inconsciamente forse più che il Regno di Dio ha come meta il diventare parroco con ancora dentro la mentalità preconciliare della “presa di possesso del Beneficio” a vita. Nel passato, questa impostazione pur criticabile si giustificava perché si diventava parroci solo dopo i 50 anni dopo quasi 30 anni di ordinazione e con una speranza di vita molto inferiore ad oggi.
Un altro schema di prima del Concilio era la Chiesa “Societas Perfecta”. Questa espressione sottolineava che la Chiesa è un corpo visibile e non etereo, strutturato con i carismi e doni necessari alla sua vita interna e alla sua azione apostolica. È una visione saldamente ancorata nella Scrittura (Vangeli, san Paolo) ma incompleta. E soprattutto, in regime di Cristianità, di assimilazione tra società civile e Chiesa - la cosiddetta “alleanza del trono e dell’altare” - si viveva comunemente la Chiesa in modo statico di “occupazione di spazi”, di strutture inamovibili. Certo, non si arrivava nella Chiesa latina alla fusione tra il sovrano cristiano e la Chiesa o “teoria della sinfonia” dell’Oriente ortodosso che ha portato fino ad oggi alla famigerata sottomissione totale delle Chiese e della religione al potere dell’Imperatore prima, dello Zar dopo, o delle “Millah” sotto il potere ottomano dove il vescovo era anche capo civile. Ma questa visione davvero statica bloccava l’evoluzione della Tradizione viva della Chiesa, imponeva un solo modello di Chiesa, occidentale, esportato con le missioni che però seguivano spesso il ritmo delle imprese coloniali europee.
Si aveva quindi facilmente l’idea - trasmessa dal catechismo di san Pio X - che Gesù aveva istituito fin dall’inizio una struttura unica ed eterna. C'era la piramide: Papa con la tiara, Cardinali, Vescovi, Preti, religiosi e religiose, laici. Poi i sette sacramenti fonti di grazia. Il battesimo per la fede, l’eucaristia per rafforzarci, la confessione frequente, l’estrema unzione solo alla fine della vita terrena restringendo moltissimo se non contraddicendo Giacomo 5,14-15. La fede in tempo di cristianità era scontata, donata dal battesimo e alimentata dai sacramenti, senza rendersi conto che nella vita e nella Scrittura il processo è il contrario: i sacramenti sono sacramenti della fede, cioè vengono dati a chi ha già fede e la fede viene dall’ascolto (Romani 10,17) e da un cammino di conversione.
Il Concilio Vaticano II ha voluto una riforma generale della Liturgia. E nella sua Costituzione sulla Liturgia introduce così l’Eucaristia e il suo immenso valore:
(segue nel post La Gioia del Vangelo: L'EUCARISTIA CULMINE E FONTE O FONTE E CULMINE? 2/2. Come ti ribalto il Concilio.)
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