"Tanto più fatti umile!" Le letture di questa domenica (XXII T.O. C.) sono di una chiarezza e di un’attualità impressionanti. Purtroppo "Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi", e per la loro "misera condizione" (!) "non c'è rimedio"! Sono corrotti. Non sono solo peccatori cioè fragili ma capaci di riconoscere il loro peccato nella verità. In loro "è radicata la pianta del male". Infatti lo vediamo tra persone che pur conoscendo la Parola di Dio continuano a cercare i primi posti, la visibilità anche quando non è necessario, a fare ovunque le Prime Donne. Lo vediamo quindi negli altri, è molto più difficile vederlo in noi stessi. Anche per questo motivo il Siracide ci invita a desiderare un "orecchio attento", aperto, un cuore sapiente che sa rientrare in sé, meditare le parabole. Chiediamolo ardentemente.
E in particolare dobbiamo comprendere bene qual è l’umiltà di Dio e non scambiarla per insignificanza. Gesù è vero Dio e vero Uomo. È insieme Signore Onnipotente (Pantokrator) e fratello, compagno, amico, servo per amore, per un amore infinito che si abbassa, pazienta. Non possiamo separare la Divinità e l’Umanità di Gesù. Se lo facciamo la nostra fede non è più cristiana. Provoca distorsioni gravissime nel nostro rapporto con Dio. Si vede frequentemente nell’ambito della Liturgia e della preghiera. Molti vivono la Liturgia come qualcosa di solamente umano, dove spesso gli attori peccano di “creatività” che diventa protagonismo, politicizzazione (come purtroppo in questi giorni riguardo ai gravissimi fatti di Gaza) e in tanti altri modi che snaturano la Liturgia. Ci sono quelli che invece riducono al minimo fino all’esclusione, la dimensione umana, di comunità che celebra, per concentrarsi sul cerimoniale, il rubricismo, la ricchezza degli addobbi, ecc. Alcuni gesti esclusi dalla Riforma Liturgica del Concilio che ha attinto allo spirito originario di "nobile semplicità" della Tradizione romana *, vengono riportati in auge sotto il pretesto di maggiore adorazione, maggiore umiltà. Oltre la non comprensione del senso della Liturgia, potrebbe esserci dietro un nascosto desiderio di protagonismo. Cosa è più umile: ricevere la comunione in ginocchio o accettare un rimprovero ingiusto?; comportarmi secondo la mia fantasia durante la messa con gesti o atteggiamenti che decido io e mi distinguono dagli altri o accettare di lasciarmi guidare da altri anche quando la mia sensibilità sarebbe diversa? Certamente è più umile e più conforme a Cristo accettare rimprovero e contraddizioni.
* "Semplicità e decoro dei riti
34. I riti splendano per nobile semplicità; siano trasparenti per il fatto della loro brevità e senza inutili ripetizioni; siano adattati alla capacità di comprensione dei fedeli né abbiano bisogno, generalmente, di molte spiegazioni". (Sacrosanctum Concilium n. 34.)
Anche il Concilio di Trento aveva fatto un discernimento sulle tante aggiunte apparse qua e là, sopprimendole, sopprimendo addirittura interi riti recenti integrandone nel Canone Romano le particolarità più valide.