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giovedì 4 settembre 2025

DOPO LA TRE GIORNI IN ONORE DI SAN CASTRESE, UN NUOVO CAMMINO! / 4 settembre 2025.

Mons. Isacchi presiede
la messa del 1 settembre.


Tre giorni eccezionali con la presenza del corpo di san Castrese in parrocchia. Oggi va a Sessa Aurunca che era la sua sede vescovile, poi Castel Volturno, luogo dello sbarco. Da lì tornerà a Monreale. Abbiamo avuto predicazioni forti e motivanti dal vescovo di Monreale, Mons. Gualtiero Isacchi, e da due vescovi ausiliari della nostra diocesi, Beneduce e Autuoro. La ricchezza delle loro riflessioni permette però di cogliere un filo conduttore comune: il vostro santo Patrono non è solo un santo protettore e intercessore ma ha testimoniato il Vangelo, oltre che nella fedeltà assoluta alla Chiesa, anche a rischio della propria vita. Solo una fede simile alla sua è degna di lui e adatta a questa terra e a questi tempi.

Cosa augurarci come frutti da questi tre giorni?: L'inizio di un nuovo cammino!

Cioè, come ci dicono le letture di oggi, il crescere “nella conoscenza di Dio”, e non rimanere più in quel misto spesso indefinibile che caratterizza il cristianesimo di molti, che non sanno dire le basi della loro fede, custodiscono valori ricevuti come qualcosa di prezioso ma che non hanno la forza di sostenere un cammino autentico di conversione. 

Nella consapevolezza personale di essere peccatori, accettare l’invito amorevole del Signore a lasciare tutto e seguirlo. 

mercoledì 3 settembre 2025

TANTO PIÙ FATTI UMILE!



"Tanto più fatti umile!" Le letture di questa domenica (XXII T.O. C.) sono di una chiarezza e di un’attualità impressionanti. Purtroppo "Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi", e per la loro "misera condizione" (!) "non c'è rimedio"! Sono corrotti. Non sono solo peccatori cioè fragili ma capaci di riconoscere il loro peccato nella verità. In loro "è radicata la pianta del male". Infatti lo vediamo tra persone che pur conoscendo la Parola di Dio continuano a cercare i primi posti, la visibilità anche quando non è necessario, a fare ovunque le Prime Donne. Lo vediamo quindi negli altri, è molto più difficile vederlo in noi stessi. Anche per questo motivo il Siracide ci invita a desiderare un "orecchio attento", aperto, un cuore sapiente che sa rientrare in sé, meditare le parabole. Chiediamolo ardentemente. 

E in particolare dobbiamo comprendere bene qual è l’umiltà di Dio e non scambiarla per insignificanza. Gesù è vero Dio e vero Uomo. È insieme Signore Onnipotente (Pantokrator) e fratello, compagno, amico, servo per amore, per un amore infinito che si abbassa, pazienta. Non possiamo separare la Divinità e l’Umanità di Gesù. Se lo facciamo la nostra fede non è più cristiana. Provoca distorsioni gravissime nel nostro rapporto con Dio. Si vede frequentemente nell’ambito della Liturgia e della preghiera. Molti vivono la Liturgia come qualcosa di solamente umano, dove spesso gli attori peccano di “creatività” che diventa protagonismo, politicizzazione (come purtroppo  in questi giorni riguardo ai gravissimi fatti di Gaza) e in tanti altri modi che snaturano la Liturgia. Ci sono quelli che invece riducono al minimo fino all’esclusione, la dimensione umana, di comunità che celebra, per concentrarsi sul cerimoniale, il rubricismo, la ricchezza degli addobbi, ecc. Alcuni gesti esclusi dalla Riforma Liturgica del Concilio che ha attinto allo spirito originario di "nobile semplicità" della Tradizione romana *, vengono riportati in auge sotto il pretesto di maggiore adorazione, maggiore umiltà. Oltre la non comprensione del senso della Liturgia, potrebbe esserci dietro un nascosto desiderio di protagonismo. Cosa è più umile: ricevere la comunione in ginocchio o accettare un rimprovero ingiusto?; comportarmi secondo la mia fantasia durante la messa con gesti o atteggiamenti che decido io e mi distinguono dagli altri o accettare di lasciarmi guidare da altri anche quando la mia sensibilità sarebbe diversa? Certamente è più umile e più conforme a Cristo accettare rimprovero e contraddizioni. 

*  "Semplicità e decoro dei riti

34. I riti splendano per nobile semplicità; siano trasparenti per il fatto della loro brevità e senza inutili ripetizioni; siano adattati alla capacità di comprensione dei fedeli né abbiano bisogno, generalmente, di molte spiegazioni". (Sacrosanctum Concilium n. 34.)

 Anche il Concilio di Trento aveva fatto un discernimento sulle tante aggiunte apparse qua e là, sopprimendole, sopprimendo addirittura interi riti recenti integrandone nel Canone Romano le particolarità più valide.

QUESTO CAMMINO RICHIEDE UNA PROFONDA TRASFORMAZIONE DELLA NOSTRA MENTALITÀ / NICEA, Gesù Cristo, ... n. 77.



77. Ciò è possibile perché Cristo vede il Padre attraverso i suoi occhi umani e ci invita a entrare nel suo sguardo. D’altronde, questo cammino richiede una profonda trasformazione del nostro pensiero, della nostra mens, che deve passare attraverso una conversione e una sovra-elevazione: «Non uniformatevi al mondo presente, ma trasformatevi continuamente nel rinnovamento della vostra coscienza» (Rm 12,2). È proprio questo ciò che apporta l’evento Cristo: l’intelligenza, la volontà, le capacità d’amare sono letteralmente salvate dalla Rivelazione professata a Nicea. Esse sono purificate, orientate, trasfigurate. Esse rivestono una forza nuova, forme e contenuti inauditi. Le nostre facoltà non possono entrare in comunione col Cristo se non venendo conformate a Lui, in un processo che rende i credenti «conformati (symmorphizomenos)» (Fil 3,10) al Crocifisso Risorto fin nella loro mens. Questo pensiero nuovo si caratterizza per il fatto di essere inseparabilmente conoscenza e amore. Come sottolinea Papa Francesco: «San Gregorio Magno ha scritto che “amor ipse notitia estˮ, l’amore stesso è una conoscenza, che porta in sé una logica nuova».[121]È una conoscenza misericordiosa e piena di compassione, tanto la misericordia è la sostanza del Vangelo[122] e riflette il carattere stesso del Dio di Gesù Cristo, professato nel Simbolo di Nicea. La mens rinnovata implica una comprensione dell’analogia rivisitata alla luce del mistero di Cristo. Essa tiene insieme ciò che noi potremmo chiamare l’“analogia della creazione”, in virtù della quale si può percepire la presenza divina nella pace dell’ordine cosmico,[123]e ciò che potremmo chiamare “l’analogia della carità”.[124]Questa analogia, che potremmo definire capovolta, di fronte al mistero dell’iniquità e della distruzione ma alla luce del mistero più forte della passione e risurrezione di Cristo, riconosce la presenza del Dio d’amore al cuore della vulnerabilità e della sofferenza. Questa sapienza di Cristo è descritta nella Prima lettera ai Corinzi come quella che «ha reso follia la sapienza di questo mondo»: 

LA FEDE È UNA PARTECIPAZIONE AL MODO DI VEDERE DI GESÙ / 43 NICEA. Gesù Cristo, ... n. 76.


1.2. «Ora, noi abbiamo il pensiero (νοῦς) di Cristo» (1Cor 2,16): analogia della creazione e analogia della carità 

76. L’evento Gesù Cristo, donandoci accesso a Dio in una maniera incomparabile, suscita e implica a un tempo una “via” di accesso che è essa stessa nuova e unica: accogliere nella fede e con la propria intelligenza il Simbolo, o ancor meglio, accogliere il Dio che vi si manifesta, fa entrare nello sguardo di Cristo consustanziale al Padre, nel “nous” ovvero nella stessa mens di Cristo e nella sua relazione col Padre e con gli altri. «Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo (noun Christou)», esclama san Paolo (1Cor 2,16).[119] È un grido di ammirazione. Qui, ancora una volta, Nicea mostra l’immensità del dono di Dio. Ma Nicea indica ugualmente che si tratta dell’unica via per avere accesso a ciò che il Simbolo esprime, sia nella sua res che nella sua lettera. Noi non possiamo contemplare il Dio di Gesù Cristo, la redenzione che ci è offerta, la bellezza della Chiesa e della vocazione umana, e parteciparvi, senza “avere il pensiero di Cristo”. Non semplicemente conoscendo Cristo, ma entrando nella stessa intelligenza di Cristo, nel senso di un genitivo soggettivo. Non si può aderire pienamente al Simbolo né confessarlo con tutto il proprio essere senza «la sapienza che non è di questo mondo», «rivelata dallo Spirito Santo», Colui che solo «scruta le profondità di Dio» (cf. 1Cor 2,6.10): 

martedì 2 settembre 2025

SAN CASTRESE TI RINGRAZIO E TI CHIEDO PERDONO / 2 settembre 2025.

Mosaici relativi a san Castrese 
nel Duomo di Monreale.


Ti ringrazio perché hai vissuto e testimoniato che la salvezza viene solo attraverso Gesù di Nazareth, mandato dal Padre, morto e risorto, costituito Signore di tutto; che è stata affidata ai Dodici Apostoli, basamenti delle mura del  Regno di Dio, “sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell`Agnello” (Apocalisse 21, 14). E solo chi cammina con loro, cioè la Chiesa, cammina sicuro nella salvezza. “Extra  Ecclesiam, nulla salus”, per chi ha scoperto che la Chiesa Cattolica (Universale) è una sola. E quindi chi ne esce, per disaccordo, per reazione agli scandali, o altro motivo, perde la salvezza. Per questo hai esposto la tua vita per restare fedele in tutto a ciò che crede la Chiesa, e avevi sperimentato profondamente la ricchezza e la forza che si sprigiona dal sapere che Gesù è Dio eternamente col Padre, come lo Spirito! 

lunedì 1 settembre 2025

1 - 3 SETTEMBRE, IL RELIQUARIO DI SAN CASTRESE A MARANO .

Tutti indaffarati per gli ultimi preparativi. Sperando che questo evento eccezionale porti frutti buoni di evangelizzazione. 

Nei giorni 2 e 3 settembre la chiesa sarà aperta dalle 8 alle 24.

2 settembre preghiera per tutte le comunità di Marano.

- ore 8.00, Lodi